Usa 2024, sondaggi farlocchi e la partita di giovani e donne: Harris e Trump sul filo di lana
“Una marea di sondaggi distorti, così come un’enorme quantità di scommesse anonime sulla vittoria di Donald Trump, creano l’attesa di un successo repubblicano”: l’articolo del Washington Post è, allo stesso tempo, un’analisi e una prece; ricco di dati, riflette le anomalie della vigilia di Usa 2024. I due campi hanno optato per atteggiamenti opposti: i ‘trumpiani’ ostentano ottimismo – Axios cita il sondaggista del magnate, Tony Fabrizio, “La vittoria è alla nostra portata”; i democratici accentuano preoccupazione. Gli uni e gli altri puntano a spingere i propri alle urne e a demotivare gli avversari.
Con l’avvicinarsi dell’Election Day, martedì 5 novembre, i discorsi s’assottigliano di contenuti – guerre, migranti, energia, ambiente – e s’infittiscono di attacchi personali, spesso oltre il limite dell’insulto. Resta alto il tema il genere, con il voto delle donne pro Harris e dei giovani pro Trump potenzialmente determinante.
Un titolo del New York Times sintetizza la questione di genere: “Trump offende le donne e punta sui giovani maschi”, dove conta “un enorme vantaggio”. Un altro titolo è ironico: “Trump non può proprio fare a meno di parlare delle donne”, a rischio di peggiorare la situazione, come quando dice di volerle “difendere, che a loro piaccia o no”.
Usa 2024: uomini che temono le donne e il ‘caso Liz Cheney’
Il vice di Trump, JD Vance, offre esempi di ‘corteggiamento’.ai giovani. Un primo. In un’intervista al podcast conservatore di Joe Rogan, Vance dice che non sarebbe sorpreso se il suo boss fosse votato “dai ragazzi gay normali”, che ce l’hanno con chi diventa transgender per entrare nei college più esclusivi. Vance, inoltre, parla di donne che “festeggiano” un aborto e cita studi che “legano politiche conservatrici e livelli di testosterone dei ragazzi”.
Un secondo. Parlando a High Point University, North Carolina, davanti a giovani maschi, Vance dice: “Voi ragazzi avete un sacco da perdere” se Harris vince. E siccome l’early voting “è sproporzionatamente femminile”, i giovani maschi devono darsi da fare e andare a votare.
Al posto di parlare di più alle donne, dove Harris è avanti, la campagna di Trump preferisce parlare delle donne e spaventare i giovani maschi. E i repubblicani se la prendono per un video pro Harris di Julia Roberts: “In un luogo come l’America dove le donne hanno ancora il diritto di scegliere, potete votare come volete. Nessuno lo saprà mai”, dice l’attrice mentre nel video una donna incontra il marito dopo avere votato e fa l’occhiolino a un’altra elettrice quando il marito le chiede se ha fatto “la scelta giusta”.
Fra i trumpiani, c’è chi sostiene che una moglie che non è trasparente sul voto equivale a una donna che tradisce il marito.
Fra le ossessioni femminili del candidato Trump, c’è Liz Cheney, una sua nemica ‘interna’, la figlia di Dick, il vice del presidente George W. Bush. Liz e il padre sono ‘falchi’ e ultra-conservatori, ma entrambi sostengono Harris. Intervistato da Carlson Tucker, ex anchor di Fox licenziato per eccesso di ‘trumpismo’, Trump dice: “Mettiamola lì con un fucile che le spara…. Vediamo cosa ne pensa”; e aggiunge che Cheney è “una stupida che vuole sempre andare in guerra”.
Il Dipartimento della Giustizia dell’Arizona, dove le frasi sono state dette, ha aperto un’indagine: deve stabilire se siano una minaccia di morte. E’ probabile che la polemica anti-Cheney – pur virulenta – così come la scelta di Liz come testimonial dei repubblicani anti-Trump non spostino molti voti. Ma Harris è comunque intervenuta: “Uno che vuole essere presidente degli Stati Uniti e che usa questo tipo di violenza verbale è chiaramente non idoneo e non qualificato… I dittatori distruggono così le nazioni libere: minacciano di morte i loro oppositori… Non possiamo affidare il nostro Paese e la nostra libertà a un uomo meschino, vendicativo, crudele e instabile che vuole essere un tiranno”.
Usa 2024: percorsi anomali e gaffes spazzatura
Ci sono tappe anomale in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale. In linea di massima i due candidati battono a tappeto gli Stati in bilico. Ma Trump occupa con i suoi sostenitori il Madison Square Garden, pur non avendo possibilità di spuntarla a New York e nello Stato; e Harris torna sul luogo del delitto del rivale e pronuncia, da pubblico ministero dell’America democratica, la sua requisitoria dalla Ellisse di Washington, lo spazio dietro la Casa Bianca, fronte Sud, dove, il 6 gennaio 2021, l’allora presidente Trump, già ‘licenziato’ dal popolo con il voto di novembre, arringò una folla di facinorosi e la incitò a “battersi come dannati”, “fight like hell“, per indurre il Congresso a rovesciare l’esito delle elezioni. E loro in migliaia diedero l’assalto del Congresso, nella giornata più buia della democrazia statunitense.
E’ una tappa inutile anche quella della candidata democratica, perché Washington è un suo feudo assicurato. Ma è vero che c’è sempre meno tempo e modo di convincere elettori indecisi: quasi 60 milioni hanno già votato per posta o ai seggi dell’early voting – due quinti circa di quanti, a conti fatti, esprimeranno il loro suffragio.
A ogni sortita, c’è il rischio di perdere voti più che di guadagnarne. E c’è da temere il fuoco amico: un comico del Circo Barnum che Trump si porta dietro a ogni comizio definisce Portorico “un’isola di spazzatura” e crea un putiferio, a Portorico – poco male, dal punto di vista elettorale: i portoricani non votano -, ma anche fra i portoricani negli States, Cameron Diaz e Ricky Martin in prima fila; ma a levare le castagne dal fuoco di Trump ci pensa il buon vecchio Joe Biden, che esce dallo stato di ibernazione in cui è mantenuto per definire “spazzatura” i sostenitori di Trump.
Una frase analoga, nel 2016, costò cara a Hillary Clinton, che definì i fans del suo rivale “a basket of deplorables”, un insieme di mentecatti. La campagna di Harris corre a fare ‘damage control’, Biden fa retromarcia, ma ormai la frittata è fatta e un punto a favore diventa un punto contro. Anche se il Washington Post fa una summa dei ‘fact checking’ sulle due campagne e conclude: “I discorsi di Harris hanno solo una spolverata di affermazioni false o fuorvianti, se confrontati con la valanga di affermazioni del genere di Trump”.
Usa 2024: dall’economia, segnali contraddittori
Il mercato del lavoro negli Stati Uniti s’è impantanato nel mese di ottobre, con appena 12 mila posti di lavoro creati, anche se la disoccupazione è rimasta stabile al 4,1%, un livello quasi fisiologico. Il dato di ottobre è il peggiore mai registrato nei quattro anni di presidenza Biden.
Fra le cause del rallentamento, il passaggio degli uragani e gli scioperi che hanno colpito i settori aeronautico e dell’auto. Ma, per quanto giustificabile, il risultato deludente sui posti di lavoro creati può avere, a ridosso del voto, un impatto maggiore di quello positivo della crescita, +2,8% del Pil.
Pubblicato un giorno prima, il dato della crescita del Pil, trascinato dalla domanda interna definita “robusta” dai tecnici, dovrebbe favorire Harris. Ma la crescita, pur forte, non cancella negli elettori la percezione della perdita di potere d’acquisto nell’ultimo quadriennio a causa dell’alta inflazione.
La campagna di Trump ci va giù pesante: è una “catastrofe e rivela in via definitiva quanto Harris” causi danni all’economia: “In un solo mese l’agenda fallimentare di Kamala ha spazzato via quasi 30.000 posti nel settore privato e quasi 50.000 in quello manifatturiero… Trump risolverà tutti questi problemi economici”. E c’è chi ci crede: martedì 5 scopriremo quanti.
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