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Ноябрь
2024

Il sindaco Dipiazza scrive al Governo: «Più contributi agli asili di Trieste»

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«Ho chiesto al ministro Valditara di darci una mano, e incrementare i contributi per le scuole dell’infanzia comunali. Trieste è un’eccellenza, l’offerta educativa pubblica qui ha pochi pari, ma i costi sono diventati troppo alti».

Il sindaco Roberto Dipiazza scrive una lettera al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e invia al palazzo di viale Trastevere a Roma una corposa relazione che dettaglia tutte le voci di spesa sostenute dal Comune di Trieste per la gestione delle scuole dell’infanzia comunali.

Il conto delle materne somma a più di 16 milioni di euro all’anno, coperti in minima parte dai contributi statali, pari a circa 2 milioni di euro. «Non intendiamo tagliare l’offerta formativa – premette il primo cittadino – né rinunciare a una sola sezione: gli asili pubblici sono una prerogativa della città». «Ma le spese – precisa Dipiazza – sono diventate molto alte, e l’amministrazione ha sempre più difficoltà a sostenerle da sola».

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Il quadro restituito dal sindaco e dal direttore generale Fabio Lorenzut parla da solo. A Trieste si contano in tutto 69 scuole dell’infanzia pubbliche, di cui 10 paritarie e 29 comunali (contando la Nuvola Olga e la Dijaski Dom come un’unica struttura), queste ultime gestite quindi direttamente dall’amministrazione comunale. A differenza dei 30 istituti statali, finanziati quasi interamente dal ministero. Per fare un confronto, nel resto della regione ci sono solo altri due asili comunali, entrambi a Gorizia. A Udine e Pordenone tutte le scuole dell’infanzia sono statali.

Numeri che da sempre contraddistinguono l’offerta formativa di una città dove il rapporto è di una scuola ogni 129 bambini con meno di sei anni (il rapporto medio in regione è di un asilo ogni 135 bambini), ma che negli ultimi anni – complici l’inflazione e la contrazione delle capacità di spesa del Municipio – ha iniziato a pesare in modo significativo sulle disponibilità di piazza Unità.

Per l’ultimo anno scolastico 2022-2023 la spesa sostenuta dal Comune per la gestione delle scuole dell’infanzia comunali è risultata pari a 16,45 milioni di euro, di cui 13,16 milioni solo per il personale educativo (321 dipendenti di ruolo e 128 supplenti) e 1,75 milioni di appalti per il personale ausiliario (operatori scolastici, mensa, guardiani). A questi si sommano i costi per la manutenzione ordinaria e le utenze delle scuole statali (697 mila euro, sempre in capo al Comune), portando la spesa complessiva per gli asili a 17,15 milioni l’anno.

In altre parole, Trieste amministra direttamente quasi il 50% dell’offerta formativa delle scuole per l’infanzia pubbliche presenti sul territorio (29 asili su 69) – unico ente in regione e tra i pochissimi nel panorama nazionale a farlo – con un impiego di risorse proprie vicino alla totalità di quanto è richiesto per tutto il sistema educativo (16,45 milioni per le sole scuole comunali, su un totale di 17,15 milioni).

A fronte di questo impegno, nell’ultimo anno i contributi statali per gli asili pubblici e le scuole paritarie sono stati di appena 2,14 milioni di euro, in tre rate. Meno di un settimo della spesa sostenuta. All’amministrazione comunale restano a carico poco più di 15 milioni l’anno.

Il sindaco Dipiazza non vuole essere allarmista: rassicura sulla «buona salute» del bilancio cittadino e sottolinea «l’eccellenza dell’offerta educativa triestina». Ma non nega l’importante impegno richiesto in tal senso alla macchina municipale, che appunto si fa carico sostanzialmente da sola della gestione degli asili. L’appello è quindi rivolto a Roma.

«Ho chiesto al ministro Valditara di darci una mano», ripete il primo cittadino, scorrendo la relazione preparata assieme al dirigente comunale Lorenzut e inviata direttamente alla sede del Governo. «Trieste – precisa il sindaco – è un’eccezione in Italia, abbiamo un importante retaggio austroungarico di scuole comunali pubbliche: adesso, però, le spese sono diventate molto alte».

Che si possa tentare di abbatterne i costi, ad esempio, optando per forme di gestione privata? «No, lo escludo: e non rinunciamo neanche a una sola sezione», rassicura il sindaco. «Ma chiediamo di incrementare i finanziamenti statali, in particolare per l’assunzione del personale: da un primo incontro, il ministro è sembrato disponibile. In ogni caso – ribadisce Dipiazza – la nostre scuole rimarranno pubbliche». —

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