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Ноябрь
2024

La marcia in difesa del Vanoi, il Cai: «Il bacino sarà poco utile»

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Sapete quale copertura assicurerebbe all’irrigazione in pianura l’eventuale serbatoio del Vanoi con i suoi 20 milioni di metri cubi d’acqua? Non più di 8-9 giorni di siccità.

È quanto hanno appreso i 60 “marciatori su Venezia” che ieri mattina, alla centrale di San Lazzaro del Consorzio di bonifica Brenta, hanno per la prima volta incontrato – faccia a faccia – un ingegnere messo a disposizione dalla presidenza.

«Un atto di cortesia e di disponibilità che abbiamo molto apprezzato», testimonia Ennio De Simoi, del Cai di Feltre, anche lui in marcia; ieri per 25 chilometri da Bassano a san Pietro in Gu, lungo il fiume Brenta.
Durante la lunga siccità del 2022, la carenza di risorsa idrica rilevata dal Consorzio è stata di 20 metri cubi al secondo: 12 anziché 32. «Abbiamo capito, dall’analisi che ci ha partecipato l’ingegnere», fa sintesi De Simoi, «che avendo a disposizione un serbatoio da 20 milioni come quello del Vanoi, il Consorzio riuscirebbe a dare copertura a 11 giornate di siccità. Ma tenendo conto che la diga non si svuoterebbe del tutto e con gli anni perderebbe di volume per l’ingresso progressivo di materiali inerti, secondo i nostri calcoli la copertura potrebbe ridursi a 8 o al massimo a 9 giorni».

Quindi? «Ci chiediamo se è davvero saggio spendere circa 200 milioni per costruire un invaso così poco utile», risponde De Simoi, che legge nella disponibilità del Consorzio una considerazione forse diversa nei confronti della sempre più vasta opposizione.
Intanto anche il Cai ha maturato le sue osservazioni sul progetto del Vanoi, inviandole ai Ministeri, alla Regione, a tutti gli altri uffici di competenza.

«Il Cai di Feltre, anche a nome del coordinamento delle 18 sezioni Cai della provincia di Belluno, per un totale di oltre 13 mila soci rappresentati, esprime la sua contrarietà alla costruzione di una diga sul torrente Vanoi che andrebbe a distruggere una delle poche valli, se non l’unica dell’intero arco alpino, rimasta integra», scrive il presidente del Cai di Feltre Renzo Zollet.

«Gli abitanti della montagna bellunese sono già ben consapevoli che la risorsa idrica sarà sempre più una risorsa scarsa. Per perpetuare i consumi non fanno però affidamento a opere da costruire sopra di loro perché sopra i loro territori montani vedono solo il cielo. La siccità e l’approvvigionamento idrico tramite autobotti, tra l’altro nei comuni limitrofi alla valle del Vanoi, si sono già palesati da diversi anni. La gente di montagna è quindi ben consapevole che la soluzione per evitare la crisi idrica sta nei comportamenti. Se nel loro insieme i residenti in pianura cominciassero a pensare che una nuova diga non potrà risolvere il loro fabbisogno idrico, se non per un limitato lasso di tempo, probabilmente entrerebbero in un circolo virtuoso di un nuovo modo di agire e di esaminare le cose».
Sulla base dei dati forniti dal Consorzio, il Cai conclude che «il lago causerà un ambiente meno salubre e meno accogliente».

Relativamente alla modifica del clima locale «non riteniamo necessario ricorrere a studi particolari», afferma il Cai, «è sufficiente chiedere ai residenti del Primiero cosa ha causato la costruzione della diga dello Schèner di inizio anni ’60: prima dell’avvento del lago quella valle ignorava cosa fosse la nebbia. Un altro esempio, ancora più significativo, è quello della diga del Corlo, in comune di Arsiè, costruita a inizio anni ’50, peraltro anche a servizio dei fabbisogni irrigui del Consorzio di bonifica Brenta. Il conseguente lago ha fortemente alterato il clima della valle causa la persistente umidità e i lunghi periodi nebbiosi. Tutto ciò determinando un massiccio esodo di popolazione, compreso il totale abbandono di alcune borgate. Ora, tenendo presente la morfologia dei territori coinvolti dalla ipotetica costruzione della diga sul Vanoi, si può facilmente immaginare che analoga situazione si verificherà in quei luoghi».

Quindi, una domanda secca: a chi gioverà allora un territorio montano spopolato e non presidiato? «A proposito dei rischi di spopolamento e abbandono dei territori del Vanoi a seguito della ipotetica costruzione della diga, nulla viene riportato», rileva il Cai, che poi propone due analisi: la prima effettuata dal sociologo bellunese Diego Cason, l’altra affidata al naturalista Cesare Lasen.