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Ноябрь
2024

Bimba nata morta a Belluno: medico e ostetriche non hanno colpe

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Nata morta al San Martino: i sanitari non hanno responsabilità. Archiviato il fascicolo per omicidio colposo a carico di un ginecologo e due ostetriche. Il giudice per le indagini preliminari Enrica Marson aveva dato quattro mesi di tempo al pubblico ministero Simone Marcon per ulteriori accertamenti e il consulente Antonello Cirnelli è arrivato alla stessa conclusione del giorno della sua autopsia: la piccola non è sopravvissuta alla rottura dell’utero della mamma, sulla cicatrice del cesareo del novembre 2021.

Un anno e mezzo prima. L’avvocato della coppia moldava residente a Sedico, Anna Casciarri, ha rinunciato a presentare la seconda opposizione all’archiviazione e il Tribunale ha chiuso il caso penale. Ci potrebbe essere una causa civile all’Ulss.

La donna aveva trascorso una gravidanza senza complicazioni e tutte le indagini diagnostiche, compresa l’ultima ecografia, erano state incoraggianti. Non c’erano segnali che potessero far pensare alla tragedia che si è consumata la mattina del 26 maggio 2023, nel reparto di Ostetricia e ginecologia di viale Europa. Non era passato molto tempo dalla prima maternità, ma la madre ha firmato il consenso informato per il parto naturale.

Nessun problema nemmeno durante il travaglio, grazie anche all’epidurale e alla somministrazione di ossitocina: da una parte l’anestesia per eliminare il dolore del parto e dall’altra il farmaco che serve a stimolare le contrazioni.

Due fattori che possono anche aver influito sull’accaduto, di fatto c’è stata un’emorragia quando ormai si era arrivati a un punto di non ritorno. Non era più possibile tornare indietro e provvedere a un altro cesareo. La cicatrice ha ceduto, l’utero si è rotto e la piccola non ce l’ha fatta: è stata estratta senza vita con l’aiuto della ventosa. Era sana e non aveva malformazioni.
L’Ulss aveva svolto un’indagine interna, senza individuare responsabilità da parte dei sanitari ed era sicura di non dover informare la magistratura. È stata la famiglia a presentare una denuncia e innescare il procedimento. Dopo le iscrizioni nel registro degli indagati (difensori Ferdinando Coppa e Valentina Mazzucco), il pubblico ministero ha chiesto che si archiviasse, ma c’è stata opposizione, sulla base di una lettura diversa dei fatti di due specialisti, che sottolineava il forte dolore, la lunghezza del travaglio e i risultati dell’esame del feto. Si poteva ancora fare un altro cesareo.
Nel quattro mesi concessi, Cirnelli ha di nuovo escluso responsabilità e si archivia.