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Ноябрь
2024

Gianpaolo Pozzo, un premio all’amore per il Friuli

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Un riconoscimento che è il grazie all’uomo, alla sua carriera. Spesa con gli occhi sempre rivolti al territorio di appartenenza. Gianpaolo Pozzo: nell’imprenditoria, nello sport, espressione di friulanità a tutto tondo. Anzi, a 360°.

Il “patron” dell’Udinese Calcio è stato così insignito del premio Totalmente Fvg istituito da Banca 360 Fvg per celebrare quanti si sono distinti in campo culturale, economico, scientifico, sociale e sportivo nel promuovere la Regione Friuli Venezia Giulia. Nella sua prima edizione, la scelta dell’istituto di credito è così ricaduta sul numero uno del club di viale Candolini, per anni guida di un’azienda, la Freud, divenuta holding internazionale nonché fautore di un business model che tuttora vive nell’epopea calcistica a tinte bianconere.

Sabato la cerimonia di consegna: a condurre l’audience dell’auditorium del Bluenergy stadium, fra ricordi e aneddoti amarcord, il giornalista economico-sportivo Marco Bellinazzo.

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«La nostra banca – le prime parole del presidente di Banca 360 Fvg Luca Occhialini – è espressione del territorio. Nata, di fatto, più di 130 anni fa, ha vissuto varie vicissitudini: la più importante, quella che ci ha visto diventare una banca regionale, con tutte le responsabilità legate a questo aspetto, pur continuando a mantenere i valori che caratterizzano il credito cooperativo. Uno dei pilastri su cui sorge la nostra banca, quindi, è l’essere espressione della comunità.

Le persone costituiscono la missione principale del credito cooperativo: parlo di famiglie, di giovani, di imprese e di lavoratori. Da una parte ci sono le persone, dall’altra il Friuli Venezia Giulia». Fatta questa premessa, la motivazione alla base del riconoscimento a Pozzo è apparsa ai presenti quantomai chiara: «La nascita del premio si deve a questo connubio – ha spiegato Occhialini –; la sua attribuzione al patron è stata una conseguenza immediata.

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Pozzo è infatti l’espressione del capitano d’industria ma è al contempo la persona che ha reso possibile il miracolo Udinese». La Regione, confine entro i quali ha avuto origine la storia, di successo, di Pozzo, ma anche l’uomo, i suoi affetti e legami. Per vocazione, dunque, il premio aveva una sua precisa e obbligata destinazione.

A rimarcarlo, anche il presidente dell’Udinese Calcio Franco Soldati: «Sono veramente felice che la Banca 360 Fvg abbia scelto di dare questo premio così importante al mio paron, che mi porto qui 25 anni fa e a cui devo tutto. La nostra società e la banca del presidente Occhialini sono unite dalla condivisione di valori fondamentali in cui spicca il rapporto col territorio. Non a caso, insieme al brand “Io sono Fvg”, la nostra maglia riporta il logo di Banca 360 Fvg».

Prima che il microfono passasse al protagonista dello speciale appuntamento, ecco in auditorium scorrere le immagini, in estrema sintesi, di una carriera che ha visto un’impresa di famiglia sorgere, crescere: la Freud. E un’altra rinascere dalla crisi, toccar le vette del calcio italico: l’Udinese. Al termine della clip, il pensiero, citazione “pozziana”: «Ho pazienza ma non tempo da perdere».

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Dalla pazienza alla calma serenità degli interventi, Pozzo seduto, il resto della sala in ammirata contemplazione. Da subito. Anzi, dagli albori: «Sono nato in Chiavris. Mio padre e mio nonno avevano una piccola officina in viale Tricesimo: facevano gli artigiani. Io sono radicato, sono friulano doc. Sono andato in giro per il mondo ma è sempre a Udine che sono rientrato».

Totalmente Fvg, dicevamo. È un attestato d’amore, così, quello espresso da Pozzo nei confronti della propria terra. «La nostra regione si merita più di quello che ha. Qui abbiamo tutto, dal mare alla montagna: in questi anni la giunta regionale sta portando avanti un’opera di valorizzazione significativa».

L’excursus storico è quindi proseguito con l’ingresso all’Udinese, anch’esso un atto d’affetto per una realtà locale. Era il 1986: «La società si trovava in difficoltà. Sono entrato in maniera casuale: dovevo dare una mano a una cordata con altri imprenditori. Non ho voluto neppure fare il presidente, mi sono sempre sentito provvisorio.

Certo, mi piace vedere l’Udinese giocare. Ma un’altra cosa era assumerne il controllo». Eppure, dopo qualificazioni europee, toccati i 30 anni consecutivi di Serie A, la sua Udinese è rimasta. Ai vertici del calcio italiano». A renderlo possibile anche il passaggio della Freud alla Bosch. E qui riecco tornare in auge il legame con il Friuli, con la sua gente: «La nostra prima attenzione era che venissero mantenuti gli stessi livelli occupazionali».

La Serie A, l’Europa. Ma anche la costruzione del nuovo stadio, le scommesse tecnologiche, gli investimenti sullo scouting. Associati a Pozzo questi e altri aspetti che han reso l’Udinese un vanto regionale, non solo a livello sportivo. Da qui, allora, i (video)ringraziamenti portati al paron da autorità e addetti ai lavori.

A rendere il loro omaggio, il presidente del Coni Giovanni Malagò («non c’è persona che meriti di più questo premio), il numero uno della Figc Gabriele Gravina: «Quella scritta da Pozzo è una delle storie imprenditoriali e sportive più belle del nostro Paese». Parole al miele anche dal sindaco Alberto Felice De Toni. E dagli ex allenatori: Alberto Zaccheroni, Francesco Guidolin.

Da quest’ultimo forse, il pensiero più toccante: «Un grande uomo, in primis, e un grandissimo presidente. Le ho sempre voluto bene». I giocatori? Pozzo ne cita uno: Antonio “Totò” Di Natale: «Quando lo cercò la Juve, venne nel mio ufficio a dirmi di voler restare. Con lui ho un rapporto speciale».

Infine, la consegna del premio, plasmato dal maestro Giorgio Celiberti. Una stele in alluminio: una Babele di segni che raccontano le sfide della nostra epoca da cui si alza in volo l’aquila, simbolo del territorio. Opera che celebra chi si impegna per gli interessi della propria società. La dedica di Pozzo la chiosa: «Ai miei collaboratori».

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