ru24.pro
World News
Ноябрь
2024

“The Truth on Sendai City”. Il ritorno al Cyberpunk nell’esordio di Bolognesi

0

Dov’era finito il Cyberpunk? Qui al Trieste Science+Fiction l’ultimo esempio mainstream è stato “Looper” di Rian Johnson nel 2012, seguito l’anno scorso dal ceco “Restore Point” di Robert Hloz. Ma parafrasando il titolo di un film, si può dire che il Cyberpunk non era morto, ma solo svenuto. Sembra testimoniarlo l’odierna giornata conclusiva del Trieste Science+Fiction che a quell’emblematico filone della fantascienza anni ’80 e ’90 dedica due importanti appuntamenti. Alle 11 all’iconico Sci-Fi Dome in Piazza della Borsa uno dei protagonisti del movimento, lo scrittore statunitense Bruce Sterling, premio Urania alla carriera 2015, terrà un incontro dal titolo “40 anni di Cyberpunk: What’s Next?”.

Alle 17 invece al Miela sarà presentato in prima assoluta il film d’animazione “The Truth on Sendai City” (dove proprio Sterling è una delle voci) lungometraggio d’esordio dell’artista e regista italiano Marco Bolognesi, ambientato in un futuro metropolitano distopico, coloratissimo e trasognato, che dell’estetica e della filosofia Cyberpunk vuole essere un omaggio a tutto campo. Abbiamo chiesto al telefono al regista, in viaggio per accompagnare il film, di raccontarci la nascita e il significato di questo suo lavoro, che sarà disponibile su Amazon Apple Tv e Chili.

«Voglio premettere che sono particolarmente affezionato a Trieste e al Science+Fiction – dichiara subito Marco Bolognesi – Sono onorato di partecipare nuovamente a un festival di tradizione così grande, dove ho già presentato tre anni fa due corti, “Dystopia” e “Parralelism!, che facevano parte del mio programma complessivo “Sendai City: The Truth».

Quando è nata questa idea?

«Si tratta di un progetto multidimensionale realizzato a partire dal 2002, che comprende negli anni cinque lavori cinematografici, sviluppato attraverso una vasta gamma di formati espressivi - installazioni, plastici, maquette - poi scansionati in 3D mescolando tecniche artigianali con tecniche digitali. Questi materiali artistici compongono una “città mondo”, Sendai City, megalopoli post-punk il cui nome è preso dalla “Trilogia dello Sprawl” di William Gibson».

Gibson è uno dei giganti del Cyberpunk, quanto sono ancora attuali le sue pagine?

«Il Cyberpunk è il nostro presente. In principio è stato un manifesto letterario, poi politico, che ha anticipato il concetto di post-umano, anche grazie alla mostra ‘Post Human’ del 1992. Tutti i temi anticipati allora dal Cyberpunk sono diventati oggi realtà. Viviamo in un mondo che ha realizzato il Cyberspazio (Internet), le protesi corporee meccaniche e digitali, e – basta leggere le ultime notizie in Italia – l’hackeraggio criminale dei dati. Ma anche temi comunemente dibattuti come il rapporto fra i fatti e la verità percepita, fra ciò che è reale e virtuale, la manipolazione dei media e delle immagini, le fake news, erano già nella letteratura di Philip K. Dick. La visione del Cyberpunk è sempre più contemporanea».

Quanto si riflette questa visione in “The Truth on Sendai City”?

«Intanto attraverso la moltiplicazione dei punti di vista. Tre protagonisti sulla stessa situazione danno ogni volta una visione differente dell’accaduto, il sergente Orange, la comandante Eva Sanchez e infine la leader ribelle Syan, mutante dalla pelle di zaffiro. E poi ci sono tutte le citazioni cinematografiche, con cui ho voluto aprire continui momenti di dialogo col pubblico. Sendai, con le sue videopubblicità giganti, è una megalopoli parlante come quella di “Blade Runner”, il film ispiratore per Gibson. Ma ho fatto riferimento anche a “Natural City”, il “Blade Runner” coreano. Una guida per me è stato Tarantino, e ho suggerito un elogio al grande cinema di genere italiano dei Bava e Margheriti, che costruivano il fantastico a livello scenografico, materialmente, come il mio film che è fatto anche di materiali di recupero».

Come è nata la collaborazione con Daniele Ciprì?

«Dopo un incontro con lui nel 2018. Ci siamo intesi artisticamente e così ha realizzato per il film tutte le riprese dal vivo. È uno dei più talentuosi uomini di cinema italiani».