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Ноябрь
2024

Il nuovo giallo di Flavio Santi: ecco “l’autunno del sultano”

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Passioni che si uniscono e dal loro intreccio scaturisce un giallo avvincente friulan-anglo-levantino ambientato a Istanbul nel 1898, nel lasso di una settimana, dal 8 al 16 ottobre, scritto da un autore eclettico con radici a Colloredo di Monte Albano.

Il romanziere, che è anche poeta, traduttore, docente universitario e autore radiofonico, è Flavio Santi, il titolo del libro è L’autunno del sultano fresco di stampa da Solferino collana Affreschi (pagg. 416, euro 21,90). Le passioni sono per l’architettura, e in particolare di Raimondo D’Aronco (Gemona del Friuli 1857– San Remo 1932), per le lingue friulana, inglese e francese che appaiono in numerose pagine, per i gialli di Sherlock Holmes, alle quali si aggiunge il ricordo di un soggiorno a metropoli ponte fra Europa e Asia.

«Ho voluto rendere Raimondo una specie di Sherlock Holmes turco-friulano, come merita la sua dirompente e turbolenta personalità».

Dalla piccola località della pedemontana ai fasti della più incredibile città di un impero in disfacimento l’autore racconta, abilmente mescolando fantasia con realtà, di un giovane D’Aronco, soprannominato Attila, desideroso di conoscere il mondo.

Eccolo dunque accanto al terribile sultano Abdul Hamid II, collerico e pazzo, appassionato di Arthur Conan Doyle di cui tiene sul divano “Uno studio in rosso”, con il ruolo, conquistato sul campo, di architetto imperiale della Sublime Porta. Ma anche in veste di detective alle prese con un delitto feroce, fra intrighi di potere e misteriosi personaggi che aprono filoni narrativi complessi e intricati come scatole cinesi.

Perché fare di un architetto un investigatore? «La mia architettura – risponde direttamente il D’Aronco dalle pagine del romanzo – cerca una relazione delle parti con il tutto. Indagare su degli omicidi è un po’ la stessa cosa: si tratta di trovare dei nessi che conducano al disegno originario dell’uccisione. Dobbiamo cercare una relazione fra le parti. Non dobbiamo ammassare a nostra volta».

In quale alchimia lo scrittore ha trovato ispirazione per questo racconto fascinoso per ingredienti, tra agguati, duelli, arresti, liaisons amorose, risse di taverna e misteriosi incontri nelle fumerie d’oppio?

«Partendo dalla mia passione per l’architettura, esordisce Flavio Santi, che unisce il senso estetico del bello alla praticità tutta friulana della sostanza nella costruzione. Il concetto di ponte fisico e astratto mi affascina e l’architetto friulano è stato una personalità che ha unito occidente e oriente, il liberty europeo con il gusto decorativo ottomano superando confini. Si parla infatti di «stile D’Aronco», unico e inconfondibile. Impresa che non portarono a compimento né Leonardo da Vinci né Michelangelo sebbene chiamati in oriente dal Sultano Bayezid II».

Santi non esista a definirlo il Le Corbusier o Gaudì friulano che dopo anni di ricerche e studio di documenti in Friuli, a Udine alla Biblioteca Joppi dove esiste un fondo intitolato al progettista e impresario, ma anche all’estero e in rete, con questo romanzo intende farlo conoscere al mondo.

«Non comprendo, aggiunge lo scrittore, come non sia stato scritto nulla di romanzato su di lui prima di me, è una storia tanto straordinaria».

Niente spazio qui alla trama, che può essere definita architettonica, di cui nulla verrà svelato, salvo dire che tiene il lettore avvinghiato alle pagine esercitando il fascino proprio dei grandi classici. Vale però la pena proporre una delle riflessioni contenuta nella Nota dell’autore che evidenzia come il Nobel Orhan Pamuk nel suo poderoso lavoro “Istanbul” non citi D’Aronco: «Ci sono tutti coloro che hanno reso memorabile quella città, tranne Raimondo. Un po’ inspiegabilmente visto il suo notevolissimo contributo dato alla città tra fine Ottocento e inizio Novecento». Un mistero in più di un friulano giramondo che visse nel cuore di un impero alla vigilia della sua disgregazione! Santi sarà su Radio Tre, ospite del programma Le Meraviglie, oggi alle 10.15 per raccontare il Cimitero maggiore di Cividale del Friuli, opera del celebre gemonese. Il 22 sarà invece alla Moderna di Udine e il giorno dopo alla Meister di San Daniele.