Gorizia, la voragine di via Cadorna originata da acqua in pressione: «È un esempio classico di “sinkhole”»
La voragine di via Cadorna ha sollevato, nell’immediato, mille sinistri interrogativi. A cercare di far luce su questo fenomeno è il geologo goriziano Graziano Cancian che lo definisce come un esempio di “sinkhole”, termine proposto, per la prima volta, nel 1968.
«I geologi - spiega - lo utilizzano per indicare sprofondamenti spontanei o voragini che, talora, si possono verificare rapidamente. Spesso hanno forma circolare e dimensioni variabili. Ad esempio, nel 2021, a Marcellina nel Lazio, un’ampia porzione di terreno, fortunatamente in zona agricola, sprofondò per 15 metri, con un diametro di circa 35».
Si riconoscono due grandi categorie di sinkhole: naturali e antropogenici. I primi sono più frequenti nelle zone carsiche o, comunque, in siti dove l’innesco del fenomeno non è dovuto a cause umane. «Un esempio che, a suo tempo, fui incaricato di studiare, si verificò nel 2008 lungo il Vallone di Doberdò, dopo un periodo molto piovoso. Sotto un primo strato di alcuni metri di terreno argilloso, si aprì una cavità carsica, per un totale di 11,5 metri di profondità. I sinkhole antropogenici, invece, avvengono in seguito a lavori o modifiche umane nel sottosuolo. Ovviamente sono più frequenti nelle città».
Vista la loro importanza, il Servizio geologico della Regione, in collaborazione con l’Università di Trieste, ha realizzato un primo censimento dei sinkhole noti in questo territorio «e, in totale, ne sono stati catalogati già 647 e individuati, addirittura, 1.435. La maggior parte di essi è dovuta alla presenza di vuoti sotterranei e avvengono prevalentemente in concomitanza con eventi piovosi. In diversi casi i vuoti furono realizzati in precedenza dall’uomo e, poi, magari non bonificati e dimenticati (vecchie gallerie, vecchie fognature, rifugi). In altre occasioni, invece, il collasso del piano stradale avviene a causa dell’erosione del terreno sotterraneo, con formazione di una cavità destinata, prima o poi, a crollare. Tutto ciò è imputabile spesso ad una circolazione d’acqua in pressione, originata da disfunzione della rete dei sottoservizi. Questo potrebbe essere il caso della voragine che si è aperta in via Cadorna».
Immediatamente dopo un crollo di questo tipo «è importante - ravvisa Cancian - la presenza di un geologo poiché, quando tutto è ancora allo stato naturale, è possibile avere subito indizi sulle caratteristiche del fenomeno. In seguito, sono consigliabili indagini sia per escludere la presenza di altri vuoti sia per delimitare la geometria del terreno interessato al dissesto. Si può usare il georadar che consente una verifica abbastanza rapida ma, poi, può essere utile pure l’indagine geoelettrica, soprattutto per avere informazioni sulla presenza e sui movimenti delle acque sotterranee. Sono prove non invasive».