Sci alpino, la storica tripletta della Norvegia a Sölden è un episodio o l’ennesimo segno dell’eccellenza scandinava?
Chi segue assiduamente le discipline nordiche (biathlon, sci di fondo, salto con gli sci e combinata) è avvezzo a vedere triplette norvegesi, soprattutto quando gli sci in questione sono da langrenn, come chiamano il fondo da quelle parti. Cionondimeno, il Paese scandinavo ha firmato un hat-trick anche a Sölden, nello sci alpino.
Orbene, se si vuole avere uno sguardo a tutto tondo sugli sport invernali, non si può non ritornare su quanto accaduto domenica 27 ottobre, dove peraltro gli atleti nati in Norvegia hanno monopolizzato le prime quattro posizioni. Difatti Lucas Pinheiro Braathen si è attestato al 4° posto, però il nordico ormai difende i colori del Brasile, terra di nascita della madre. Dunque, conta sì, ma fino a un certo punto.
Dimentichiamoci momentaneamente della sostanza, restiamo sulla forma. Uno-due-tre norvegese, si è detto, con Alexander Steen Olsen a vincere davanti a Henrik Kristoffersen e Atle Lie McGrath. Tutti nomi già abituati a calcare i gradini più ambiti dell’universo sportivo, senza però mai condividerli con altri due connazionali. Per forza, verrebbe da dire, perché le triplette della Norvegia nello sci alpino sono una rarità assoluta!
Lucas Braathen fa sognare il Brasile: “La mia storia sia di ispirazione. E sul tris norvegese…”
Quella verificatasi domenica è solamente la quarta in cinquantanove stagioni di storia del massimo circuito, la prima di sempre in gigante. I tre precedenti riguardavano difatti la combinata alpina (Chamonix 1994), lo slalom (Yongpyong 1998) e il Super-G (Val Gardena 2015).
La domanda da porsi, a questo punto, è una sola. Si tratta di un risultato figlio delle circostanze, oppure annuncia un predominio norsk anche nello sci alpino, almeno riferito a una singola specialità? La risposta al quesito lo si avrà nelle prossime settimane (assumendo che Marco Odermatt non accumulerà sempre DNF, come accaduto nei giorni scorsi).
Nel secondo caso, ovvero quello di una Norvegia ipoteticamente potenza egemone dello slalom gigante, bisognerebbe cominciare a effettuare delle riflessioni viepiù approfondite su come e perché questo Paese dai numeri demografici esigui, negli ultimi anni sia in grado di eccellere in sport non così radicati nella propria cultura come quelli nordici.
D’altronde, se vincono e stravincono dappertutto (atletica leggera e beach volley compresi), il discorso che va ben oltre la neve e il ghiaccio. Meriterebbe uno studio di livello accademico da parte di chi è preposto ad approfondire i temi sul piano atletico e biomeccanico.