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Stop al numero chiuso a Medicina: una deregulation su accesso e formazione sarebbe deleteria

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E’ di questi giorni la notizia dell’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, della Legge di Bilancio 2025 che incrementa di soli 900 milioni di euro il Fondo Sanitario Nazionale, cifra insufficiente e in tema di assunzione, di incentivazione del personale e per l’abbattimento delle liste d’attesa. Scegliendo di non potenziare la Sanità pubblica si decide di non dare ascolto ai bisogni di quei milioni di italiani che rinunciano alle cure o che sono costretti a mettere mano alla tasca per poter accedere ad un trattamento sanitario.

Il dibattito pubblico sul tema è stato oscurato, negli stessi giorni, da un’altra notizia che ha tenuto banco sui media generalisti e di settore: l’abolizione del numero chiuso a Medicina, propagandato come panacea di tutti i mali: dalla carenza cronica di medici all’abbattimento delle liste d’attesa al potenziamento della sanità pubblica, senza tener conto che per formare un medico ci vogliono almeno dieci anni.

Comunque la notizia ha riacceso il dibattito sull’accesso alla facoltà di Medicina e ha sollevato molte polemiche. Questa misura, che permetterebbe a un numero illimitato di studenti di iscriversi, potrebbe sembrare una soluzione per fronteggiare la carenza di medici. Tuttavia vi sono alcuni aspetti da considerare. Il primo è la qualità della formazione degli studenti. Attualmente, il numero chiuso garantisce un certo standard di selezione, permettendo di mantenere un equilibrio tra l’offerta formativa e le risorse disponibili. Abolire questa misura senza un adeguato potenziamento delle strutture didattiche e delle risorse umane potrebbe portare a una formazione non adeguata. Con un numero elevato di iscritti, le università potrebbero faticare a garantire un insegnamento di qualità, rischiando di compromettere le competenze fondamentali di chi sarà chiamato a curare i pazienti. Inoltre, il rischio di una formazione accelerata e non approfondita potrebbe avere ripercussioni sulla qualità delle cure fornite. In un momento storico in cui la salute pubblica è sempre più sotto pressione, è fondamentale che i futuri medici siano non solo ben formati, ma anche capaci di affrontare le sfide di un sistema sanitario in continua evoluzione.

Inoltre l’idea di una selezione dopo sei mesi di corso potrebbe sembrare una soluzione per filtrare gli studenti, ma in sostanza il cosiddetto “numero chiuso” non viene assolutamente “abolito o superato” ma semplicemente rinviato, perché l’accesso alla facoltà di Medicina rimane contingentato rispetto ai fabbisogni individuati e alla disponibilità degli Atenei. Quindi i quiz di ingresso saranno sostituiti dai risultati ottenuti nel primo semestre di studi. I decreti attuativi ministeriali decideranno, poi, i criteri di ammissione ad una graduatoria nazionale per chi ha superato il semestre. Le facoltà private decideranno le regole di accesso ai propri corsi e questo rappresenta una criticità che potrebbe creare delle difformità e sulla selezione e sulla preparazione degli studenti. Per non parlare delle università telematiche che offrono corsi on line per i loro iscritti, senza tener conto che la medicina non è solo una disciplina teorica: richiede competenze pratiche, abilità cliniche e una profonda comprensione della relazione medico-paziente. La formazione di un medico si basa su un approccio integrato che combina lezioni in aula, attività pratiche e tirocini. Le università telematiche, pur offrendo corsi online, faticano a replicare questa esperienza formativa, rischiando di produrre professionisti che possiedono conoscenze teoriche ma scarse competenze pratiche.

Una deregulation sulle regole di accesso e soprattutto sulla formazione dei giovani futuri medici sarebbe deleteria per la futura sicurezza delle cure. Ammettere ai corsi di medicina circa 70mila studenti al primo anno e poi sbarrarne l’accesso a 50mila non sembra portare dei vantaggi né miglioramenti rispetto agli attuali quiz, e pone criticità rispetto alla reale capienza degli Atenei, nonché ritarda di un anno, per quelli che non superano la selezione, l’ingresso in altre facoltà, anche se si sta studiando un meccanismo per convalidare gli esami.

Insomma, tanto rumore per nulla; e intanto l’approvazione della legge di bilancio e soprattutto le misure per la sanità sono passate sotto silenzio, o quasi….

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