Equivoci da spazzare: con il Milan gara condizionata da Chiffi, ma l’Udinese ha creato troppo poco
È stata la partita degli equivoci. Alcuni resteranno nell’archivio, altri devono essere spazzati prima possibile per evitare che l’Udinese ricada nelle contraddizioni che le hanno impedito di fare bottino a San Siro contro il Milan. A livello di analisi bisogna di Daniele Chiffi che il designatore Rocchi desidera rimettere “in circolo” ad alto livello dopo i problemi fisici – si parlò a suo tempo al tendine d’Achille di una gamba – che di fatto l’hanno tenuto lontano dai palcoscenici della A dallo scorso marzo fino ad Atalanta-Genoa del 5 ottobre. Non è stata una prestazione inappuntabile: l’impressione è che, dall’inevitabile espulsione di Reijnders abbia voluto a tutti i costi tutelare, assieme al Var Mariani, il vantaggio rossonero.
Ma come – si dirà – i fuorigioco sono oggettivi! Davvero? È oggettivo il (presunto) tocco di Lovric sul traversone del gol annullato a Ehizibue, oppure soggettivamente il signor Mariani ha deciso che lo sloveno avrebbe prolungato il cross in direzione dell’autore del gol? Non abbiamo visto immagini. Sul secondo fuorigioco, quello che determina nel recupero l’annullamento dell’1-1 di Kabasele la soggettività è conclamata, visto che Chiffi ha dovuto decidere ricorrendo al video a bordo campo se la posizione di Ekkelenkamp (che non tocca il pallone) fosse attiva o meno sulla sponda di Davis, ben prima del gol e della comica spazzata di Thiaw sulla testa di Pavlovic. A proposito di quest’ultimo, la sua scivolata su Kabasele a inizio ripresa era da calcio di rigore visto che il pallone neppure lo sfiora. Lo prende invece con il braccio destro dopo circa un’ora di gioco, ma il Var giudica soggettivamente congrua la sua postura in area.
Insomma, c’è ben poco di oggettivo nelle decisioni del tandem arbitrale Chiffi-Mariani, tanto che forse sarebbe stato meglio perdere Isaak Touré per il pestone da rosso (su Chukwueze) reclamato a lungo dai milanisti. Almeno sarebbe stato un finale di partita vero.
In questo quadro, tuttavia, bisogna sottolineare che l’Udinese ha prodotto davvero poco sotto il profilo delle giocate. Un titolare come Zarraga si è letteralmente nascosto contro un centrocampo in inferiorità numerica come quello del Milan. Un sostituto come Hassane Kamara si è distinto per degli autentici cross nel vuoto – piuttosto ridicoli per il livello che dovrebbe esserci in Serie A – nonostante fosse appena entrato e quindi bello fresco. Su Brenner stendiamo un velo pietoso: una volta entrato si è giocato in dieci contro dieci.
Resta la cornice. Erano oltre 700 i tifosi friulani nel settore ospiti. E sono stati anche bacchettati da molte testate, soprattutto di lingua francese, per il duello con Mike Maignan, il portiere rossonero che nella scorsa stagione chiese e ottenne la sospensione della partita allo Stadio Friuli per aver ricevuto degli insulti razzisti. Sabato è stato oggetto di “vaffa” nel momento dell’esposizione di uno striscione: «Oggi solo un saluto, a Udine il giusto tributo». Da qui la sensazione che fosse un appuntamento per la gara di ritorno. La società Udinese ha invece voluto sottolineare che si trattava di uno striscione autorizzato dalla Questura, dedicato a un tifoso bianconero recentemente scomparso. Un equivoco da spazzare anche questo prima possibile con il giusto tributo a un tifoso vero nel suo stadio, venerdì contro il Cagliari.