Mensa Caritas di via dell’Istria a Trieste ai privati: Usb si prepara, ipotesi sciopero
L’Unione sindacale di base ha proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori impegnati nella mensa della Fondazione Caritas Trieste, inviando al Prefetto una richiesta di procedura di raffreddamento e conciliazione. Una decisione scaturita dopo che i lavoratori, contattati da altre sigle sindacali, sono venuti a conoscenza che per il 24 ottobre prossimo è stata fissata una riunione tra le organizzazioni sindacali, la stessa Caritas e la Sodexo, la realtà alla quale la Fondazione intende affidare, con una formula che potrebbe essere quella della concessione, la gestione del servizio.
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Ubs non invitata all’incontro
Un incontro – previsto dalla normativa di legge del contratto nazionale – propedeutico al passaggio di testimone, al quale però non è stata invitata l’Usb, in quanto la sigla non è firmataria del contratto nazionale di quel servizio. «È ormai accertato che Caritas intende procedere alla cessione del servizio», precisa Massimiliano Generutti per il coordinamento lavoro privato Usb, evidenziando come la stessa organizzazione sindacale non sia stata invitata all’incontro «sebbene sia rappresentativa in quell’attività: in cucina su sette addetti cinque sono nostri iscritti».
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L’Usb anticipa che ora attenderà un segnale dalla Prefettura, in attesa di un ripensamento della Fondazione Caritas sull’indirizzo adottato. Segnali che se non dovessero arrivare «ci costringeranno a indire uno sciopero, con concomitante presidio sotto la sede della Diocesi». Va precisato che quel servizio rientra tra quelli pubblici essenziali.
Contestata la decisione
Il segnale che intende dare l’Usb è quindi molto forte, considerando come fino ad ora sia stata l’unica sigla ad aver apertamente contestato la decisione assunta dalla Fondazione Caritas. E che di fatto prevede che i lavoratori oggi impegnati nel servizio di preparazione, somministrazione e consegna dei pasti della mensa dei poveri passino a Sodexo (circa una ventina). Che la multinazionale prenda così la guida della cucina di via dell’Istria, da dove continuerebbero a venir preparati i pasti per i due refettori e quelli invece necessari a sfamare le persone ospiti in altre strutture di accoglienza.
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«Se l’accordo che verrà siglato prevede che un domami, quando il contratto termina, quei lavoratori possano rientrare alle dipendenze di Caritas – così Generutti – vorremmo fosse garantita anche la possibilità a chi non vuole ora passare a Sodexo di poter essere impegnato in altri servizi della Caritas».
Nel documento con il quale viene data comunicazione dello stato di agitazione, l’Usb sottolinea come «la progressiva cessione delle attività in capo a un ente benefico, per passarle ad aziende che hanno come unico obbiettivo il profitto, svuota di contenuti il senso dell’accoglienza stessa».
Cgil, Cisl e Uil: tutela dei lavoratori
Alla riunione del 24 ottobre sono state convocate Cgil, Cisl e Uil. Il segretario della Fisascat-Cisl Andrea Blau, che ha già palesato la sua non contrarietà all’accordo, anticipa che in quel contesto chiederà «che tutti i lavoratori abbiano la possibilità di passare a Sodexo a pari condizioni, nel rispetto delle esigenze individuali».
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La Diocesi tira dritto
La Fondazione Caritas Trieste tira dritto sulla decisione di affidare a un soggetto esterno, privato in questo caso, la gestione della mensa dei poveri, sebbene quel servizio rimarrebbe in capo al Caritas.
Una decisione assunta nell’ottica di quella che la stessa Diocesi ha definito una «riorganizzazione dei servizi», scaturita a fronte anche di difficoltà finanziarie emerse nella stessa Caritas. Il vescovo Enrico Trevisi si è augurato che con la riorganizzazione «i dipendenti siano maggiormente tutelati, ma anche che possiamo raddrizzare la gestione».