Minori in comunità, pagherà lo Stato: l’Alta Padovana risparmia fino a 2,5 milioni
Lo Stato si farà carico delle spese per i minori a rischio da collocare in comunità, attualmente sostenute dai Comuni. Questo intervento, previsto nella prossima manovra finanziaria, consentirà un risparmio significativo: solo per i Comuni dell’Alta Padovana, si stima un risparmio annuo di circa 2,5 milioni di euro.
Si tratta di un’importante novità che riguarda il servizio educativo offerto in strutture protette, un tema su cui il deputato e segretario regionale della Lega, Alberto Stefani, si era impegnato a intervenire.
L’impegno di Stefani
«Il 23 agosto», spiega il parlamentare, «mi ero impegnato a portare all’attenzione del Governo il problema che molti Comuni affrontano, con costi superiori ai fabbisogni standard per il settore sociale. È una questione che ho vissuto in prima persona durante la mia esperienza da sindaco, insieme alla mia squadra».
Entrando nel dettaglio: «In un mandato di cinque anni, un Comune come Borgoricco spende mediamente circa 400 mila euro per queste attività, con proiezioni di forte aumento. Queste spese, inoltre, non sono facilmente prevedibili nei documenti di bilancio. Ora, però, possiamo annunciare una notizia che apre importanti spazi finanziari e libera risorse preziose per le amministrazioni comunali. È un risultato che avrà un impatto significativo sulla vita di molti amministratori locali».
I numeri
I numeri confermano l’importanza della riforma: nel 2023, solo nell’Alta Padovana, 68 minori sono stati affidati a comunità e inseriti in strutture, con i costi a carico del Comune di residenza. A questi si aggiungono 19 minori stranieri non accompagnati.
«La spesa per ciascun minore», ha precisato Stefani, «si aggira intorno ai 30-40 mila euro all’anno».
Nel territorio del Cittadellese e del Camposampierese, sotto la giurisdizione del distretto 4 dell’Usl 6 Euganea, i minori seguiti dai servizi sociosanitari sono 432. Di questi, 254 sono seguiti all’interno delle loro famiglie, 106 in affido familiare e 68 in comunità. In generale, i Comuni gestiscono una o due situazioni di questo tipo, ma alcuni casi sono più complessi: Cittadella conta 4 minori in comunità, Fontaniva e Gazzo 3, San Giorgio in Bosco 7, Vigodarzere 8, Vigonza 13 e Villafranca Padovana 6.
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L’affidamento a una comunità
Ma quando si rende necessaria questa misura? «L’affidamento di un minore a una comunità», osserva Stefani, «avviene in situazioni che mettono a rischio il suo benessere e sviluppo. I principali motivi riguardano episodi di maltrattamento, abuso o trascuratezza grave da parte dei genitori. In presenza di violenze fisiche, psicologiche o sessuali, o quando i bisogni fondamentali del minore non vengono soddisfatti, le autorità possono decidere di allontanarlo dalla famiglia».
Anche problemi legati a dipendenze, disturbi psichici dei genitori o gravi difficoltà economiche e sociali possono condurre a questa misura. Infine, conflitti familiari intensi o l’abbandono del minore possono spingere il Tribunale per i Minorenni a disporre il suo inserimento in comunità.
Questa scelta può anche essere motivata da comportamenti antisociali del minore, che necessitano di un percorso educativo e riabilitativo.
L’obiettivo dell’affidamento è sempre garantire protezione e sostegno al minore quando l’ambiente domestico non è in grado di farlo. «Lo Stato interverrà con due fondi: uno da 70-100 milioni di euro destinato ai minori in struttura e un altro, da 100 milioni di euro a partire dal 2025, per i minori stranieri non accompagnati», conclude il deputato. —