ru24.pro
World News
Октябрь
2024
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
24
25
26
27
28
29
30
31

A Trieste la lezione del maestro Costa Gavras

0

La libertà, un tema caro al regista greco, naturalizzato francese, Costa Gavras. Novantuno anni, pieni di energia, una traiettoria nel cinema lunga più di sessant’anni e che prosegue, da testimone dell’attualità, le sue storie, le sue sfumature e contraddizioni.

Il cineasta a febbraio riceverà il principale riconoscimento francese, il César d’onore, e a Trieste, intanto, al Teatro Miela, alla cerimonia di premiazione del XXXIX Festival del Cinema Ibero-Latino Americano, ha ricevuto, dalle mani dell’Ambasciatore del Cile Ennio Vivaldi, il Premio Allende, per il suo percorso e per aver dato molte volte visibilità agli invisibili, riscattando memoria e storia dei popoli latinoamericani.

Gavras si è detto commosso e onorato di ricevere il premio in ricordo di Salvador Allende. «È stato e resta un eroe del nostro tempo», ha sottolineato. Il regista venerdì ha tenuto una lectio magistralis nell’Aula Magna del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi dopo la proiezione di uno dei film che più lo legano all’America Latina, “Missing”, Premio Oscar nell’83 per la Miglior Sceneggiatura non originale e Palma d’Oro al Festival di Cannes nell’82 per il Miglior Film e il Miglior Attore, Jack Lemmon. Narra la disperata ricerca, da parte del padre e della moglie, del giornalista americano Charles Horman, scomparso nei giorni del colpo di stato di Augusto Pinochet.

Gavras, nato in Grecia nel 1933, ha dovuto abbandonarla perché suo padre aveva preso parte alla resistenza contro i tedeschi, era vicino alla sinistra greca e contestava la famiglia reale. I figli di queste persone, e dunque lui stesso, erano etichettati come oppositori ed esclusi da qualunque università locale.

Appena possibile il giovane Kōnstantinos emigrò in Francia. Gavras, c’è una sensazione che più le è rimasta impressa del suo arrivo a Parigi?

«Sceso dal treno ho visto una lunga scala e, in cima, la statua di una specie di mostro. Inoltre la persona che doveva essere lì ad aspettarmi non c’era e, pioveva a dirotto. Un inizio apparentemente desolante, ma poi le cose sono cambiate completamente. Venivo da un luogo che impediva la libertà e mi sono trovato invece in un paese che mi ha accolto in un modo estremamente positivo. Mi sono sentito accettato, ho potuto studiare, vivere. La Francia mi ha permesso tutto ciò che più potevo sperare di fare nella mia vita».

Per lei è molto importante occuparsi attivamente anche della sceneggiatura dei suoi film. Cos’è secondo lei a dare tridimensionalità ai suoi personaggi?

«La sceneggiatura è la materia prima. E a dare corpo ai personaggi è la loro personalità, il loro modo di comportarsi anche a seconda del luogo e del contesto da cui provengono. Ciò che pensa un personaggio, come pensa, qual è la sua filosofia di vita è legato profondamente alle sue radici, alla storia, non soltanto sua. Poi io dialogo molto anche con gli attori».

Da dove nascono le idee dei suoi film?

«A volte da un’immagine, un elemento che diventa una storia. A volte un ricordo tutto d’un colpo si organizza, realizza attraverso una lettura. Il mio sguardo, in quelli che sono stati i miei film americani, è esterno. Sono chi si immerge in una realtà, la osserva, venendo da altrove. Nel caso di “Missing”, l’idea di un padre che cerca un figlio, senza sapere chi sia, diviene anche una metafora. Nel conoscere veramente il figlio conosce il suo paese. Nel caso di “Mad City”, del’97 con John Travolta e Dustin Hoffman, l’idea era affrontare il sensazionalismo dei media statunitensi».

All’inizio del prossimo anno uscirà il suo nuovo film, “Le Dernier souffle” (L’ultimo soffio”) con Charlotte Rampling.

«Ruota attorno all’argomento della fine della vita, che continua ad essere vita. Credo che occorra prepararsi anche per questo momento. In generale la situazione attuale nel mondo è un tale caos che c’è molto materiale anche per la commedia in cui gli italiani hanno saputo essere formidabili».

Che ne pensa della distribuzione dei film sulle piattaforme?

«Aumentano la fruibilità, ma il lato negativo riguarda la solitudine rispetto a quanto il cinema e il teatro unisce le persone, nello stesso momento, davanti a un’opera. Credo che quel sentirsi assieme agli altri oggi sia essenziale, oggi più che mai». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA