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Sinner batte Alcaraz e fa il pieno di petroldollari. Partita vera che conta nulla: la celebrazione saudita dello sportwashing è servita

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Australian Open e Us Open avevano portato in dote in totale 5,7 milioni di dollari. Lo Slam statunitense, nello specifico, ne aveva regalati ben 3,6, l’assegno più alto mai staccato da un Major. A Riad, in un colpo solo, Jannik Sinner se ne porta via sei di milioni di dollari. Il più ricco montepremi messo in palio in una manifestazione di tennis. Lo fa battendo il grande rivale Carlos Alcaraz per 6-7 6-3 6-3, dopo aver trionfato contro Daniil Medvedev e Novak Djokovic nei giorni precedenti. In pratica quindi, l’azzurro ha incassato due milioni a partita.

Poco importante che si parli di Slam, Masters 1000, ranking mondiale o semplici esibizioni. Il 2024 si conferma la stagione dell’altoatesino. O, per meglio dire, di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Il loro dualismo ormai è sempre più totale, scontato, desiderato, anche quando in palio non ci sono altro che soldi. In Arabia Saudita, l’azzurro porta a casa la prima vittoria della stagione contro lo spagnolo. Alcaraz, prima di questo appuntamento, aveva fatto 3 su 3 nei precedenti, con i successi a Indian Wells, Roland Garros e Pechino. Per il numero 1 del mondo non era un tabù, ma sicuramente qualcosa che strideva con il dominio messo in piedi da gennaio ad oggi.

Questa vittoria in rimonta al Six Kings Slam non ha ovviamente il peso specifico che può avere una sfida Slam, Masters 1000 o in una finale Atp 500, ma è comunque uno snodo che può rivelarsi importante, soprattutto sotto il profilo mentale, in vista delle Atp Finals e della Coppa Davis. D’altronde, nello sport si è visto spesso come anche gli incontri in apparenza più insignificanti possano diventare trampolini da sfruttare per obiettivi più grandi. Anche perché a Riad è andata in scena una partita vera, combattuta, piena di punti e scambi incredibili. Sinner spezza l’incantesimo Alcaraz con una prova di forza che dà nuove indicazioni e nuove certezze in vista del finale di stagione.

Il Six Kings Slam però alla fine è stato “solo” questo: una questione di denaro. Non c’è stato prestigio, non ci sono stati punti in palio. I soldi sono stati il fattore che ha attratto i giocatori più forti del mondo in Arabia Saudita nel bel mezzo della stagione, ma anche quello che ha attirato così tanta attenzione mediatica. La colonna portante che ha decretato la riuscita di questa prima edizione, grazie soprattutto al match finale giocato da Sinner e Alcaraz. Una sfida – insieme a quella tra Novak Djokovic e Rafa Nadal nella “finalina” – che rafforza il grande disegno saudita attorno al tennis, di cui il Six Kings Slam fa parte. Questo è stato il terzo evento che lega il regno di Bin Salman alla racchetta, dopo le Next Gen Atp Finals e le Wta Finals. Un trio a cui si potrebbe aggiungere nel breve periodo anche l’Atp Finals o un nuovo Masters 1000. Operazioni che servono tutte a ripulire l’immagine dell’Arabia Saudita nel mondo, gettando sabbia negli occhi sulle mancanze e le sistematiche violazioni dei diritti umani. È la strategia dello “sportwashing”, e il tennis ne rappresenta uno dei tasselli più importanti. Il Six Kings Slam è stato solo un primo assaggio.

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