«Ispezioni a sorpresa in tutti i Cpr, in Italia e Albania», la proposta della dem veneta Scarpa. E Schlein plaude
Coinvolgere tutte le figure con potere ispettivo, quindi parlamentari e consiglieri regionali, formarli, e organizzare periodicamente controlli nei Cpr italiani e albanesi. E’ la proposta che Rachele Scarpa, la giovane deputata veneta del Pd, ha fatto giovedì pomeriggio, appena uscita dalla visita al centro di detenzione per migranti che il Governo italiano ha allestito in Albania. Si è collegata in videoconferenza dal telefonino, per prendere parte ad una riunione in corso al Nazareno, la sede nazionale del Pd. I temi in agenda: immigrazione, cittadinanza e detenzione amministrativa.
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“Coordiniamoci meglio con la società civile per raccogliere segnalazioni e compiere ispezioni vere. Troppo spesso questi luoghi sono stati valutati senza scavare a fondo e senza chiedere la relativa documentazione”, è l’appello di Rachele Scarpa. Ad ascoltarla c’era anche la segretaria nazionale Elly Schlein, che ha manifestato apprezzamento per la sua idea. “Va messo in discussione un sistema, quello dei Cpr, che ha tutte le carte in regola per essere definito illegittimo” continua la giovane parlamentare dem. “Se ci mettiamo in rete nel giro di qualche anno riusciremo a provare giuridicamente e politicamente che questi luoghi vanno chiusi”.
Scarpa ha improvvisato un’ispezione anche all’hotspot al porto di Shengjin, per verificare lo stato dei luoghi. Poi è tornata a Gjader per reperire i verbali della commissione territoriale stilati per ognuno dei 12 migranti presenti attualmente all’interno del Cpr albanese. L’intento è quello di verificare la presenza di eventuali violazioni, o comunque di forzature.
Nel frattempo la battaglia continua anche a Bruxelles. "La Commissione europea ha affermato che il protocollo Italia-Albania per il rimpatrio forzato in un Paese terzo dei migranti non è previsto dalle norme comunitarie e quindi tutti gli eurodeputati Pd, M5S e Avs hanno presentato un'interrogazione scritta, promossa dalla parlamentare europea Cecilia Strada, per chiedere se sarà avviata una procedura di infrazione", rende noto la delegazione Pd all'Eurocamera.
Gli eurodeputati firmatari chiedono sia garantita l'applicazione dei trattati e delle misure adottate dalle istituzioni, nonché la verifica dell'applicazione del diritto dell'Unione sotto il controllo della Corte di Giustizia Ue. Se questa tesi fosse accolta la conseguenza potrebbe essere proprio l’avvio di una procedura formale di infrazione contro il protocollo Italia-Albania. Ma il dibattito sul tema è caldo e il Governo Meloni sembra proprio aver aperto un fronte.
Nell’ambito del vertice sulla migrazione convocato a Bruxelles da Italia, Olanda e Danimarca, con presenti la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen e altri otto Paesi membri, il premier olandese Dick Schoof ha lanciato la proposta di allestire in Uganda dei centri per il rimpatrio dei migranti, sul modello di quelli costruiti dall’Italia in Albania. “L’idea è seria, ne parliamo alla riunione perché è in linea con il principio sostenuto da diversi governi Ue di avere centri nei Paesi d’origine”, ha affermato. “I Paesi Bassi guardano con interesse al protocollo Italia-Albania. Chiederemo all’Italia come va e proveremo a lavorare insieme su questo in Unione europea».