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Октябрь
2024

Lettera aperta al sindaco di Napoli: un obbrobrio che offende tutti i napoletani

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Egregio Sindaco, Egregio Presidente,
In qualità di napoletana e di presidente di Movisol (Movimento Solidarietà), un’associazione culturale che si batte per la pace e per il dialogo tra le culture, protesto vivacemente per l’obbrobrio denominato “na’ cosa grande” che sta rendendo la mia città ridicola di fronte al mondo intero. Più che un’opera d’arte, può essere definita uno scherzo di pessimo gusto, a cui spero si metterà presto fine prima che crei un danno d’immagine irreparabile.
In questi giorni ho letto molti commenti indignati di cittadini e cittadine napoletani, che giustamente si sentono offesi da questo scempio. In qualità di presidente di Movisol, ho tenuto a Napoli una conferenza sulla “scuola di Napoli”, quella economica e quella musicale, che hanno ispirato il mondo intero. La città di Alessandro Scarlatti, di Antonio Genovese, è ora ridotta a una beffa per tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di vedere quella statua indecorosa, che oltretutto tradisce anche le intenzioni del suo ideatore (e se fossi nei suoi eredi, sporgerei denuncia contro il Comune).
Oltre a presiedere un’associazione culturale, sono anche giornalista per un settimanale americano, l’EIR (Executive Intelligence Review) e mi accingo a scrivere un articolo su questa scandalosa vicenda, senza pubblicare la foto oscena della presunta opera d’arte, che offende la sensibilità dei miei lettori. Ma prima di farlo, mi auguro che ci sarà una risposta ufficiale a una domanda inevitabile: chi è il o la responsabile di questo scherzo di pessimo gusto che lede la dignità di ogni napoletano e ogni napoletana, e quando verrà rimosso l’obbrobrio?
Ringraziando anticipatamente, porgo cordiali saluti,
Liliana Gorini
Presidente di Movisol

Alle mie critiche si aggiungono quelle delle femministe napoletane che giustamente notano: «Non è di questo che abbiamo bisogno soprattutto in questi tragici tempi in cui il maschile balbetta di fronte ai femminicidi e alle barbarie della guerra». Altri commentano giustamente che questo obbrobrio è costato al Comune 200.000 Euro, che potevano essere utilizzati per qualche investimento nella città, in preda al degrado e alla disoccupazione.