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Октябрь
2024

Tra Palazzo e piazza in Serbia si riaccende la partita del litio

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Dalle piazze al Parlamento e ora, con alta probabilità, il percorso inverso. Sono i contorni di un’infinita vicenda che riguarda la Serbia, ma in realtà tutta l’Europa, Germania in testa: il Paese balcanico sarebbe infatti ricchissimo di litio, “oro bianco” essenziale per la nuova economia e mobilità green. E proprio in Serbia il colosso anglo-australiano Rio Tinto vorrebbe estrarre il litio, malgrado le critiche dell’opposizione e di una parte assai consistente dell’opinione pubblica.

Il fronte del no tuttavia è stato ancora una volta sconfitto. La batosta stavolta è arrivata nel Parlamento serbo – dominato da una maggioranza fedele al Partito progressista del premier Milos Vucević e del presidente Aleksandar Vučić – che dopo enormi ritardi ha finalmente discusso del tema. Il dibattito è stato incentrato su una mozione delle opposizioni, la prima del genere, che chiedeva di emendare la Legge sull’estrazione mineraria e la ricerca geologica vietando le ricerche e lo scavo di litio e boro. «Tocca a noi lasciare acqua, terra e aria pulita ai nostri figli, a tutti i nostri bambini, un diritto garantito dalla Costituzione», ha arringato l’Aula la deputata della minoranza, Danijela Nestorović, che ha auspicato uno stop permanente all’estrazione del litio per tutte le future generazioni.

Di tenore opposto le opinioni delle autorità al potere che, dopo aver stoppato il cosiddetto Progetto Jadar di Rio Tinto viste le massicce proteste di piazza di due anni fa, hanno fatto marcia indietro: una mossa assai apprezzata dalla Ue e in particolare dalla Germania, affamata di litio per le sue industrie, col progetto fortemente sostenuto anche da Usa, Australia e Regno Unito.

La Serbia ha «un grande potenziale per contribuire alla transizione energetica, le nostre risorse naturali e la posizione geografica saranno la base per lo sviluppo di catene di valore» e industrie che porteranno beneficio a tutti, ha assicurato così in Parlamento la ministra delle Miniere e dell’Energia, Dubravka Djedović Handanović. La quale ha poi chiuso le porte al divieto di estrazione del litio, perché la Serbia sarebbe «l’unica» nazione al mondo ad aver preso questa risoluzione definitiva.

In Parlamento i voti contrari agli emendamenti proposti dall’opposizione sono stati 128, 84 i favorevoli. E ora il Paese a partire da questa settimana rischia una nuova ondata di manifestazioni anti-litio, già peraltro evocate da ambientalisti e opposizione. L’esordio della nuova fase di proteste, ha annunciato l’associazione Ne damo Jadar, è previsto per dopodomani a Loznica, cittadina vicina all’epicentro del Progetto Jadar.

Il no del Parlamento è una «dichiarazione di guerra» al popolo che non vuole il litio, hanno fatto sapere da Ne damo Jadar: «Noi reagiremo di conseguenza, difendendo la valle dello Jadar e tutto il Paese da questo giogo». I manifestanti di certo non saranno fermati dai tanti, recenti appelli a favore dell’estrazione del litio; ma sono state anche le opinioni contrarie, soprattutto di ricercatori e studiosi a denunciare i rischi del Progetto Jadar per terra e acque.

Il litio «è parte del futuro e la Serbia ha una chance di partecipare» allo sviluppo globale, ha replicato però il potente ambasciatore Usa a Belgrado, Christopher Hill. Se Belgrado inizierà con l’estrazione, «il Pil della Serbia crescerà di 1-3 punti percentuali ogni anno», dato che il litio serbo potrebbe alimentare un milione di nuovi veicoli elettrici, ha fatto eco anche il sottosegretario di Stato Usa alla Crescita economica, Jose Fernandez. —

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