Dieci anni del “processo di Berlino”: l’Ue rilancia l’adesione dei Balcani
Più di vent’anni dal vertice di Salonicco, dove almeno sulla carta furono aperte le porte della Ue, e una decade dall’avvio del “Processo di Berlino” non sono bastati per far entrare i Balcani occidentali nell’Europa che conta. Ma le porte rimangono spalancate e l’Ue farà di tutto per velocizzare il processo d’allargamento, integrando nel frattempo gradualmente le economie della regione. È il messaggio lanciato ieri dalla capitale tedesca al decimo vertice del “Processo di Berlino”, non a caso organizzato nella città da cui prende il nome per celebrare l’iniziativa, fortemente voluta dall’allora Cancelliera Merkel per avvicinare Ue e Balcani e premere sull’acceleratore dell’allargamento.
A Berlino c’erano tutti i premier balcanici, accolti da Olaf Scholz e dalla presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, oltre che da altri alti esponenti della politica europea, tra cui il ministro degli Esteri Tajani. È «giunta l’ora che seguano i fatti» alle parole è l’esordio incoraggiante del padrone di casa Scholz, che ha comunque lodato il Processo di Berlino per aver «rivitalizzato» la corsa all’integrazione dei Balcani, importante perché «l’Europa deve crescere insieme». E non si può lasciare una “isola” indietro, i Balcani appunto.
Ma i Balcani, anche senza bandiera blu a dodici stelle, si stanno avvicinando tra di loro e alla Ue, in particolare grazie al lavoro fatto per «il mercato regionale comune», ha assicurato Scholz. Si impegneranno ancora di più dopo la firma, ieri, di un “Piano d’azione” proprio per favorire il mercato regionale balcanico nel periodo 2025-28, ma anche di un accordo sulla mobilità per gli studenti che «renderà più facile la vita delle persone», ha assicurato il leader tedesco, che ha anche invitato Belgrado e Pristina ad avere coraggio e a puntare su una «nuova dinamica» nel dialogo verso la normalizzazione dei rapporti bilaterali.
«Insisto con entrambi i partner affinché rispettino pienamente gli impegni assunti, è importante per i cittadini e per il futuro di questi due paesi nell’Unione europea», ha sottolineato il Cancelliere. Ha poi ribadito che Serbia e Kosovo potranno aderire alla Ue «solo insieme», dopo aver risolto tutti i problemi pregressi e seppellito l’ascia di guerra, per sempre. A Berlino, è stata inoltre concordato che Ue e Balcani lavorino a più stretto contatto contro criminalità e trafficanti di esseri umani. L’Ue non va più vista come una chimera da parte dei Balcani perché oggi, a differenza di dieci anni fa, «l’allargamento è davvero in cima alla nostra agenda», ha affermato da parte sua von der Leyen. Ci sono però delle condizioni da rispettare, ossia «l’allineamento ai valori europei e il rispetto dello Stato di diritto», temi sui quali Bruxelles non intende transigere. Nel frattempo, prima della piena adesione dei sei – Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – serve un «ponte tra il mercato regionale dei Balcani e il mercato unico» Ue, ha aggiunto von der Leyen. E questo è «il Piano di crescita» da sei miliardi «che stiamo portando avanti».
Al vertice di Berlino «ho sottolineato quanto sia prioritaria per l’Italia l’integrazione dei Balcani occidentali» e l’Italia «è in prima linea per favorire crescita e sviluppo della regione balcanica anche tramite una presenza sempre più grande delle nostre imprese», ha detto da parte sua Tajani, su X