Al ricreatorio Padovan di Trieste verrà ripristinata la scritta patriottica
«Ama l’Italia simbolo di libertà e di giustizia». Il motto patriottico è ancora scolpito nei ricordi del Comitato degli ex allievi, come documentato in una vecchia fotografia stampata nel libro Giglio Padovan: un Ricreatorio, tante storie, pubblicato del 2021 per Edizione Calembour (collana Trieste per sempre) e conservato negli archivi della Fototeca comunale. Ma da più di vent’anni, ovvero dall’ultimo intervento di ristrutturazione completato nel 2000, il frontone della villa neoclassica di via delle Settefontane, sede del Ricreatorio Padovan, ne è spoglio.
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Visto il contenuto dell’incisione, che la deputata di Fdi Nicole Matteoni considera «il messaggio più bello che si possa trasmettere», nonché il suo valore storico, la parlamentare si è impegnata perché la scritta venga ripristinata entro fine anno. Il progetto di restauro, recentemente approvato in fase esecutiva, è poco impegnativo: i lavori, affidati alla Giem Srl, inizieranno nelle prossime settimane e costeranno 10 mila euro, destinati all’opera in fase di variazione di bilancio su richiesta dell’assessore ai Lavori pubblici e collega di partito Elisa Lodi.
Trattasi di un’opera cui Fratelli d’Italia tiene particolarmente e che ha richiesto due anni di pratiche, sopralluoghi e richieste di pareri della Soprintendenza, imprescindibili essendo l’edificio vincolato.
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Era il 2022 quando Matteoni, all’epoca ancora assessore a Educazione e famiglia, veniva a sapere dal Comitato degli ex allievi che quella scritta era stata rimossa dall’ultima ditta che si era occupata di ristrutturare la sede di via Settefontane, costruita nel 1840 da Francesco Camin per conto dell’industriale e negoziante Francesco Padovan, conciatore e fabbricante di pellami la cui ditta fu poi gestita fino al 1887 dai figli Domenico e Giglio. Alla famiglia Padovan, e in particolare al figlio Giglio, deve il nome il ricreatorio, inaugurato il 20 giugno 1908 alla presenza del podestà Scipione Sandrinelli.
«Mi sono subito interessata alla questione della scritta», racconta Matteoni, ricordando come «l’amore per la patria è il primo valore in assoluto. E poi tendo sempre a tutelare il valore storico dei nostri edifici e la nostra cultura: sapere che una scritta così importante è stata rimossa, per me, ha dell’incredibile. Ci sono voluti due anni, ma ripristinarla era un atto dovuto». —
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