Monfalcone: in arrivo a Panzano il primo team di ghanesi al lavoro come tubisti
Crogiolo, non da oggi, di culture e lingue, la grande fabbrica di Panzano si appresta ad aprire i tornelli a 15 operai che si sono formati in Ghana ma indosseranno qui la tuta blu dei metalmeccanici. Il passaggio non è inosservato e la politica già incalza l’amministrazione comunale per capire le ricadute del fenomeno in città, dove la compagine straniera ha superato il 30% e la popolazione bengalese fa da traino con oltre quattromila anime residenti, di fatto la metà della quota multietnica. Come multietnico, specchio della città, è il cantiere, che da un “censimento” di quattro anni fa su maestranze dirette e appalto consegnò l’istantanea di 67 nazionalità differenti ospitate nel perimetro di Panzano, quella ghanese compresa.
Intanto i 15 giovani lavoratori ghanesi, atterrati 18 giorni fa in Italia, sulla scia del progetto formativo inaugurato ad aprile da Confindustria Alto Adriatico in Africa, con la “benedizione” del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, stanno corroborando all’Enfap la propria formazione, già acquisita in patria, sulle tecniche di allestimento navale e sulla lingua e la cultura italiana (212 ore di lezioni). Lo si apprende dall’azienda.
Il corso di affinamento delle competenze professionali specifiche e della lingua ha preso il via il primo ottobre, con ulteriori 200 ore di formazione nei laboratori di via Timavo.
Al termine del corso saranno inseriti con un contratto di somministrazione della durata di 12 mesi in una società del gruppo Fincantieri, la Vard, con la mansione di “addetto al montaggio di condotte” e impiegati nelle attività di allestimento del cantiere. Opereranno, per capirsi, da tubisti e durante il corso in Italia, nonché per la durata del contratto di somministrazione, ai lavoratori sarà «garantito vitto e alloggio», precisa sempre l’azienda navalmeccanica.
La Scuola per la cantieristica navale italiana (Tech course for the italian shipbuilding sector) è un progetto attivato nell’ambito del decreto legge numero 20 del 2023, il cosidetto “Decreto Cutro”. Promotrice appunto Confindustria Alto Adriatico attraverso Umana. Partner: l’Ispettoria Salesiana per l’Africa Occidentale Sud, Don Bosco job service office, Vis Ghana, Don Bosco tech institute Sunyani, Umana Forma. A latere i selezionati hanno fatto capolino nel Pordenonese per una visita alla Viteria 2000, azienda leader nell’innovazione commerciale, fornitore per la cantieristica navale. Lì hanno ricevuto in dono vestiario tecnico invernale: un gesto di accoglienza speso sotto gli occhi del presidente degli industriali Michelangelo Agrusti, sostenitore dell’iniziativa di scouting internazionale. I 15 sono arrivati in Friuli Venezia Giulia dopo aver completato il periodo di formazione nell’Academy africana, protrattosi per qualche mese e focalizzato sulle operazioni di saldatura. Hanno anche sostenuto con successo l’esame di italiano di primo livello (A1) all’Università di Siena, requisito introdotto appunto dal Decreto Cutro.
Il sindacato, con Moreno Luxich (Fiom), non ha da eccepire sulla compagine ghanese in sé, trattandosi di «investimenti dell’azienda in ambio internazionale e, soprattutto, di lavoratori in questo caso formati, dunque con preparazione e diritti contrattualmente garantiti», ma «non basta». L’età media in cantiere è alta e benché il progetto dei Maestri del mare – sollecitato dalle sigle – ormai «si sia avviato e stia dando i suoi frutti», all’improcrastinabile ricambio generazionale s’è arrivati un po’ lunghi. Insomma, «ben vengano i ghanesi», ma il turn-over non è mica concluso così. Il collega della Uilm Andrea Holjar insiste sulla sicurezza, perché non sa «se in Ghana si lavora come qui a Monfalcone». Ma il vero punto, che non connota Fincantieri, bensì il lavoro in fabbrica tout-court, «è che un posto così non attira più e non si può neanche dire sia colpa degli stipendi, visto il nostro integrativo: il datore dovrebbe trovare il modo per rendere appetibile il mestiere ai giovani». Quanto ai possibili timori per una “concorrenza”, gli operai bengalesi non hanno da temere, essendo per lo più occupati nell’appalto: i ghanesi s’inseriranno in una controllata.