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Октябрь
2024

Le mani sulla scuola: ecco cosa vuole il Veneto nel dossier riservato sull’Autonomia

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L’accesso al sistema educativo in senso stretto, che passa anche dall’introduzione di nuovi indicatori di valutazione. La possibilità di riconoscere ulteriori istituti paritari. Il personale dell’Ufficio scolastico regionale e degli uffici territoriali che transita sotto l’egida della Regione, insieme ai dirigenti scolastici. Carta bianca sugli organici, in termini di fabbisogno e di ripartizione delle risorse. E campo libero anche in materia di edilizia scolastica.

Quella riservata al dossier sull’istruzione è una delle massime espressioni dei propositi di Autonomia differenziata. Si leggono le aspirazioni della Regione sulla scuola in termini di organizzazione del sistema educativo, di organici, di programmazione, di edilizia scolastica.

Certo, tutti progetti ben lontani dall’essere attuati: l’istruzione è materia “Lep” e, come tale, prima che possa diventare oggetto di trattativa con il governo dovrà attendere la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Ma intanto il plico, con la firma della delegazione trattante del Veneto, giace insieme agli altri 22 sulla scrivania del ministro Roberto Calderoli.

Programma scolastico

«Disciplina dell’organizzazione del sistema educativo regionale di istruzione e formazione». Recita così la prima “funzione” richiesta dalla Regione Veneto. Un’istanza generale di devoluzione di una competenza, che, a oggi, l’articolo 117 della Costituzione destina in forma esclusiva allo Stato.

È una Regione “piglia tutto”, che chiede competenza anche sulla «definizione delle modalità di svolgimento dell’attività». Parole che suggeriscono l’intenzione di mettere mano ai programmi scolastici. Se ne era già parlato in passato, a livello di politica regionale, quando Francesca Scatto, presidente della commissione dedicata all’istruzione, proponeva l’istituzione di «percorsi di studio regionalizzati per valorizzare le ricchezze storiche e culturali del Veneto».

Proposta accolta dalla delegazione trattante, che, nel presentare il dossier, chiede per la Regione la possibilità di «adattare l’offerta formativa alle particolarità del contesto economico e sociale che caratterizzano la regione».

Insegnanti

C’è poi l’annoso problema delle cattedre scoperte e del cumulo di trasferimenti. Per farvi fronte, il presidente Zaia aveva proposto l’istituzione di graduatorie “bloccate” regionali. Nel dossier non se ne fa menzione specifica, ma la Regione chiede comunque per sé la possibilità di «definire il fabbisogno regionale di personale e distribuirlo tra le istituzioni scolastiche». E quindi una gestione completa dell’organico degli insegnanti.

Si parla poi di scuole paritarie. Qui, il Veneto chiede la possibilità di «disciplinare specifici criteri coerenti con le esigenze territoriali, per il riconoscimento della parità scolastica e dell’assegnazione dei relativi contributi». Infine, istruzione per adulti e Cpia: anche in questo caso, la Regione vuole avocare a sé la gestione del settore, in sinergia con il mondo del lavoro. Obiettivo che la delegazione stessa fissa, vagheggiando un «modello integrato di istruzione e formazione».

Uffici scolastici

Perché tutto questo sia possibile, però, è necessario un passaggio preliminare. Perché la Regione possa avere competenza nella gestione del corpo docenti, è necessario che i dipendenti dell’Ufficio scolastico regionale e dei suoi distaccamenti provinciali passino sotto la sua egida.

È un’ulteriore funzione richiesta dai tecnici veneti: il trasferimento «di personale, competenze, risorse finanziarie e strumentali» degli Uffici scolastici regionale e territoriali. Ferma restando la possibilità dei singoli dipendenti di esercitare il diritto di opzione in un’altra amministrazione dello Stato.

Non solo loro. La Regione chiede che lo stesso passaggio coinvolga anche i dirigenti scolastici, «per i quali sarà istituito con legge regionale uno specifico ruolo». Tutti i “nuovi” dipendenti regionali – lavoratori degli uffici scolastici e presidi – conserveranno le vecchie posizioni retributive. E il trasferimento del personale dovrà essere accompagnato da un adeguato trasferimento di risorse.

Edilizia scolastica

Infine, dopo programmi, sistema organizzativo e personale, ecco l’edilizia. Spiegano i tecnici regionali: in un’ottica di «velocizzazione degli interventi e definizione di un modello più efficiente e tempestivo».

E infatti anche in questo la Regione chiede una gestione totale: dalla costituzione di un fondo di risorse, all’analisi dei fabbisogni fino alla programmazione degli interventi di adeguamento e miglioramento sismico delle strutture, di messa a disposizione dei laboratori e di adeguamento degli spazi.