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Октябрь
2024

Otto infermieri ogni mille pavesi: in corsia ne mancano almeno 600

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PAVIA. In provincia di Pavia ci sono 8 infermieri ogni 1.000 abitanti, uno in più rispetto alla media nazionale, cosa che Fondazione Gimbe, nel suo ultimo rapporto sul Servizio sanitario nazionale ha definito drammatica. Sono 600 gli infermieri che attualmente mancano negli ospedali e nelle case di comunità del territorio, e quelli che ci sono protestano perché, dicono, vengono pagati «meno di un commesso».

L’hanno urlato sabato scorso in corteo, alla manifestazione indetta da Andrea Bellingeri, infermiere specialista del San Matteo, che per l’occasione ha radunato una 90ina di colleghi e al megafono ha protestato «Eravamo gli eroi del Covid, quattro anni dopo siamo finiti nel dimenticatoio». Tutto ciò, mentre i sindacati Cgil e Uil ricordano ai colleghi rappresentanti che a livello nazionale hanno aperto la trattativa per il rinnovo del contratto infermieristico: «Con 50 euro in più in busta paga, come di fatto chiedete, nessuno accetterà di svolgere una mansione infermieristica che è sempre più sacrificio e meno diritti: serve almeno un aumento di 300 euro».

Otto infermieri ogni mille abitanti

Sono pochi e sovrastati orari di lavoro sempre più pressanti. Attualmente gli infermieri iscritti all’ordine della provincia di Pavia, presieduto da Matteo Cosi, sono 4.400. Che, distribuiti su una platea di 545.888 abitanti, dà un risultato di circa 8 infermieri ogni mille abitanti, di poco superiore ai 7 della media nazionale, e comunque sempre di molto sottodimensionato rispetto alle necessità. «In provincia di Pavia registriamo una carenza di 600 infermieri, questo se vogliamo coprire le uscite private e territoriali: 350 servirebbero negli ospedali e 250 sul territorio – spiega Cosi –. In questi anni si è riscontrato un decremento di personale che è andato stabilizzandosi, ma fra 8 anni le cose cambieranno: avremo un 30% in meno di infermieri al lavoro perché se ne andranno in pensione quelli nati nel 1973».

Stipendi risicati

La domanda del perché in Università i posti alla facoltà di Scienze infermieristiche restino in parte deserti (nell’anno accademico 2023-24, su 291 posti disponibili a Pavia, 135 sono rimasti vacanti, e sono state presentate 156 domande) troverebbe una prima risposta negli stipendi riconosciuti, secondo i rappresentati sindacali «altamente insufficienti». È sempre il presidente Matteo Cosi a parlare: «Gli ospedali sono sguarniti perché gli infermieri sono usciti per trasferirsi nelle case e negli ospedali di comunità, nonché nelle centrali operative – premette –. Senza contare chi sceglie le strutture private».

Quanto agli stipendi, prosegue il presidente dell’Ordine degli infermieri di Pavia, «l’ammontare dipende dalle mansioni svolte: nelle sale operatorie e in Rianimazione arrivano anche a 600 euro al giorno, ma gli altri a non più di 40 euro all’ora. Parliamo di stipendi compresi tra 1.900 ai 3000 al mese per i liberi professionisti, mentre gli ospedalieri, dopo anni di attività, prendono non più di 1.800-1.900 euro, e superano i 2.000 solo con prestazioni aggiuntive».

«Come invogliarli ad accettare un’assunzione nel settore pubblico? Bisogna coinvolgere i sindacati nella richiesta di una retribuzione economica specifica che sia soddisfacente», conclude Cosi.

I concorsi

Intanto Asst ha indetto nuovi concorsi per procedere complessivamente all’assunzione di una sessantina di infermieri da impiegare nelle proprie strutture, e altri due concorsi stanno per partire. Il San Matteo, invece, ha annunciato entro dicembre un nuovo bando per la copertura di 80 posti.

L’appello dei sindacati: «Basta con gli stipendi-elemosina. Serve un aumento di 300 euro»

Lo chiedono a gran voce, contestando la linea dei colleghi nazionali, impegnati nel rinnovo del contratto infermieristico. I rappresentanti sindacali pavesi della sanità Patrizia Sturini (Cgil) e Andrea Galeppi (Uil) non hanno dubbi: «Per attrarre nuovi infermieri negli ospedali 50 euro in più in busta paga non bastano, ne servono almeno 300». «La perdita di attrattività della professione infermieristica è legata alla scarsa retribuzione e all'impossibilità di un concreto sviluppo di carriera - spiega Sturini -. Un infermiere che lavora nel settore pubblico con il Ccnl Sanità ha uno stipendio base di circa 1.500 euro, mentre nella vicina Svizzera quello annuo supera i 70.000 mila euro (fino a 100 mila), ossia 4.000 euro netti al mese. Due fattori non invogliano: carichi di lavoro sempre più pesanti e mancato riconoscimento sociale ed economico».

«La situazione presentata nell’ultimo report Gimbe è allarmante anche in provincia di Pavia – sottolinea Galeppi –. La disaffezione alla professione infermieristica viene alimentata da scarsa organizzazione e da stipendi troppo bassi, i più bassi d’Europa. A livello nazionale stanno trattando per il Ccnl e si parla di una aumento medio di 50 euro. Sarebbe bene che lo Stato iniziasse a pensare di aumentare gli stipendi del personale infermieristico, aumenti cospicui e non la solita elemosina, cercando di stimolare i giovani a intraprendere questi percorsi di studio».