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L’addio di Michela Murgia nelle parole degli amici e la sua memoria palpabile in sala

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Domenica 13 ottobre, a Parma, nell’ambito del Festival “Il Rumore del Lutto”, si è celebrato un momento profondamente toccante: “In memoria di me: Indimenticabile Michela Murgia”. In un evento dall’atmosfera intima e partecipata, Alessandro Giammei e Chiara Tagliaferri, due tra le persone più vicine a Michela, hanno condiviso con il pubblico una conversazione intensa e carica di emozioni. La sala era piena, sold out, testimone di quanto affetto e stima la Murgia abbia saputo coltivare e lasciare dietro di sé. L’alchimia tra Giammei e Tagliaferri ha creato un dialogo vibrante, quasi guidato da una presenza invisibile, ma palpabile, quella di Michela stessa.

Michela Murgia non si è limitata ad affrontare la morte, l’ha abbracciata con straordinaria consapevolezza e lucidità, trasformando il suo cammino verso di essa in una lezione di vita per chiunque abbia avuto il privilegio di accompagnarla. Il suo genio e la sua voce vivono ancora, radicati nelle pagine dei suoi libri e nel cuore di chi l’ha conosciuta. Chiara e Alessandro sono riusciti a restituire al pubblico la profondità di Michela, e la sua riflessione acuta nel saper stare “sulla soglia”. Il loro racconto, permeato di amore e dolore, ha raggiunto un’intensità che ha toccato nel profondo chi ascoltava.

E Michela? L’ho immaginata lì, in una forma di invisibile presenza; forse avrebbe sorriso con quel misto di tenerezza e ironia che l’aveva sempre contraddistinta. Avrebbe potuto lanciare una battuta, un commento pungente e brillante, capace di dissolvere l’emozione in una riflessione più ampia e universale. Vedere quella sala piena non le avrebbe dato alcun senso di vanità, ma le avrebbe confermato che la sua eredità sa andare oltre i libri e le parole scritte. La sua presenza continua a vivere nelle coscienze, nei cuori, e nelle vite di chi l’ha amata e ascoltata.

Avrebbe certamente riflettuto sul paradosso della presenza nell’assenza, sul significato della nostalgia, e sull’importanza di ciò che lasciamo dietro di noi. “Non dobbiamo temere la morte,” avrebbe forse detto, “ma il non lasciare una traccia viva nelle coscienze. Vivere è un atto politico, e anche morire lo è.” La sua saggezza, sempre intrisa di ironia e intelligenza, avrebbe invitato tutti a una riflessione su sé stessi, sulla coerenza e la responsabilità con cui affrontiamo il mondo.

Il momento più toccante dell’evento è stato quando Giammei ha condiviso l’ultimo audio di Michela: 27 secondi di parole semplici e potenti, un saluto che sapeva di infinito. La sua voce, diffusa nella sala, ha lasciato un segno indelebile nei presenti, come se anche nell’addio Michela avesse saputo sfidare il tempo, consegnando alla sua comunità una forza luminosa, un’eredità che non si spegne con la morte, ma che continua a illuminare.

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