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Октябрь
2024

La dinastia dei Benussi regina della Barcolana di Trieste

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Parafrasando la massima del calciatore inglese Gary Lineker, la Barcolana è quella cosa dove migliaia di barche girano intorno a tre boe e alla fine vincono i Benussi. Quello conquistato con Arca Sgr, che va a bissare lo scorso anno, è il settimo trionfo alla Coppa d’Autunno per Furio Benussi, il quarto insieme alla figlia Marta e al fratello Gabriele.

Ha senso parlare di un’autentica dinastia all’interno della Barcolana. «Questa edizione, per me, ha segnato un passaggio di consegne», esordisce un Furio, sigaro in mano e sguardo festante. «Resterò sempre in questa barca, ma dall’anno prossimo non sarò più al timone». A sostituirlo dovrebbero esserci Gabriele e l’attuale tattico Lorenzo Bressani, detto “Rufo”. O anche Marta, che ieri ha condotto il maxi 100 alla vittoria nel tratto finale. «Avrà senz’altro modo di crescere».

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Lei, seduta al suo fianco nello stand di Arca, accenna un timido sorriso. «Sono molto contenta di aver potuto osservare come lavora un equipaggio così grande», racconta Marta Benussi. «Per non dire di quando mi hanno passato il timone: ci sono tante responsabilità e serve tanta esperienza per manovrare un mezzo così grande, specie con tante barche attorno».

Prima del via, nello sciame di vele in fila tra Barcola e Miramare, quella nera di Arca svettava imponente. Dover partire in mezzo ad altre 1.756 barche rimane sempre una sensazione unica, anche dopo tutti questi anni di regate. «Avevamo a bordo due ospiti arrivati da Barcellona, dove è in corso la America’s Cup», rivela Furio. «Ci hanno detto che non è niente in confronto alla Barcolana».

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A proposito della partenza, nelle battute iniziali Arca si è trovata a inseguire Prosecco Doc ShockWave 3, scattata molto bene nonostante il vento scarso. «Ce l’aspettavamo, ci siamo messi alla loro destra e poi abbiamo iniziato a ingranare alla nostra velocità, costruendo piano piano un vantaggio», spiega Furio. «Poi con il calo del vento in prossimità della costa, che a Trieste chiamiamo “scovazzera”, si sono riavvicinati. Tuttavia, non appena ci siamo messi in bolina, eravamo tranquilli. Sapevamo che non dovevamo fare errori e così è stato».

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Per questo trionfo, la dedica non poteva che essere a papà Dario, venuto a mancare nei mesi scorsi. «Oggi il suo spirito era a bordo con noi. Tra l’altro, proprio 30 anni fa Gabriele, mia madre e io avevamo vinto con una barca restaurata da lui, l’Arpa Magica Express».

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Al di là della competizione velistica in sé, la Barcolana è (e rimane) un’eccezionale occasione di festa per Trieste. Non lo dicono solo le centinaia di migliaia di persone arrivate in città in questi giorni. «Anche dalle regioni limitrofe, dall’Austria, dalla Germania, dall’Ungheria, tutti sanno che c’è la Barcolana e vengono qui per questo», dice Furio. «Abbiamo la possibilità di valorizzare un evento unico al mondo, ci vuole coraggio nel crederci e pure a non sembrare sbruffoni quando diciamo che questa città è riconosciuta nel mondo grazie alla Barcolana».

Interviene Marta. «Questo è il mio periodo preferito dell’anno, più del Natale. Da piccola però la odiavo, perché non vedevo mai i genitori: ho ricordi che piangevo dietro il divano dei nonni perché mi mancavano i miei. Adesso, invece, è la festa più bella di tutte». —