La crisi dell’automotive pesa sulle aziende. Salgono le richieste di cassa integrazione
Le aziende bellunesi sono resilienti e capaci di far fronte alle difficoltà, ma le richieste di cassa integrazione ordinaria presentate quest’anno fanno suonare un campanello d’allarme: «Su investimenti e crescita dobbiamo tenere alta l’allerta. La crescita è troppo modesta e la crisi dell’automotive è una variabile non indifferente», afferma infatti la presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Lorraine Berton. Lo fa alla luce dei numeri.
I numeri
Nel primo semestre del 2024 sono state 40 le aziende industriali bellunesi che hanno fatto richiesta di cassa integrazione ordinaria per un totale di 2.476 lavoratori interessati; nello stesso periodo del 2023 le imprese erano state 27, 1.643 i dipendenti coinvolti.
Se si guarda al secondo semestre 2024 il dato ovviamente è in evoluzione: fino a oggi 36 sono le aziende, 2.347 i collaboratori interessati; negli ultimi sei mesi dello scorso anno il dato si era fermato a 41 realtà per 2.852 persone. Da sottolineare che si tratta di richieste di cassa e non di ore effettuate, ma questo è l’unico dato certo e comunque indicativo di una tendenza.
A scattare la fotografia è l’ufficio Risorse Umane e Industriali di Confindustria Belluno Dolomiti. La Cassa integrazione ordinaria (Cigo) è lo strumento che le aziende possono attivare di fronte a una riduzione dell’attività lavorativa dovuta a una temporanea difficoltà di mercato (calo della domanda) o ad altri eventi temporanei non dovuti a responsabilità del datore di lavoro o dei lavoratori. Temporaneità che – va sottolineato – implica la previsione certa della ripresa dell’attività lavorativa.
L’analisi
«Non possiamo parlare di un aumento esponenziale della cassa integrazione ordinaria, ma di un quadro in chiaroscuro che deve suonare come un forte campanello d’allarme e che va letto accanto ai dati generali sulla produzione industriale. Non si può certo parlare di recessione ma la crescita è troppo modesta e la crisi dell’automotive è una variabile non indifferente anche per il nostro comparto meccatronico e della componentistica», commenta Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti. «Il manifatturiero bellunese si dimostra resiliente soprattutto se confrontato con altri territori industriali maggiormente in sofferenza, ma non può farcela da solo, così come tutte le realtà produttive emblema del Made in Italy».
«La spinta del post-Covid si è esaurita e le crisi geopolitiche ormai croniche pesano, così come il costo dell’energia, ma a incidere soprattutto è la carenza di una strategia industriale solida, sia a livello nazionale che europeo», prosegue. «L’una e l’altra sono indissolubilmente collegate anche perché i nostri competitor principali, Usa e Cina, hanno una potenza di fuoco che uno Stato da solo non riuscirebbe a reggere.
«Ascoltare Orsini»
Sullo sfondo c’è l’appello che il presidente di Confindutria Emanuele Orsini ha lanciato nelle scorse ore dal convegno dei giovani industriali a Capri, quello di aprire agli incentivi 5.0 anche gli investimenti avviati nel 2023, semplificando le procedure che sono ancora complesse e disincentivano le aziende a farne uso: «È una proposta operativa che aiuterebbe anche le nostre imprese che continuano a investire in nuove tecnologie per tenere il passo sui mercati internazionali».
«Più in generale», rimarca la presidente Berton, «vanno snellite le procedure per l’intero Piano Transizione 5.0 sui crediti d’imposta: da qui passa il futuro di molte aziende vocate all’eccellenza e quelle bellunesi sono da sempre in prima linea».
Servono misure specifiche
Azioni generali che vanno accompagnate da misure specifiche. Per questo Berton torna sul disegno di legge Montagna che il 25 ottobre inizierà il suo iter al Senato dopo l’ok della Commissione Bilancio.
«Mi auguro una approvazione veloce e un testo definitivo che tenga in seria considerazione le esigenze di innovazione delle imprese e lo sviluppo economico delle terre alte. La politica – a tutti i livelli – deve dare impulso al manifatturiero, vera spina dorsale del Paese e dei territori», conclude Lorraine Berton.