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Октябрь
2024

Rischi (e bluff) degli energy drink

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Attraenti, nelle loro confezioni colorate e spesso aggressive, pensate appositamente per catturare l’attenzione dei più giovani. Super pubblicizzati dagli influencer del fitness, e poi durante i concerti, i rave party, gli eventi in spiaggia e persino nelle pubblicità che si aprono durante i giochi online e nelle app sportive, soprattutto quelle dedicate a donne e ragazzini. Sono gli energy drink ad alto contenuto di caffeina, taurina e vitamine, ma a basso contenuto di zuccheri, spacciati dalle case produttrici come «booster» ipocalorici, acceleratori del metabolismo: in altre parole, si vende il concetto che bevendo queste bibite si dimagrisca meglio e più in fretta. Inoltre, si fa passare anche il messaggio che servano ad attutire l’effetto delle ubriacature e che la sferzata di energia trasmessa possa aiutare nelle performance sportive, sociali e sessuali. Elisir di lunga (e appagante) vita insomma, se stessimo ad ascoltare le sirene del marketing.

La moda è partita dagli Stati Uniti, dove pochi mesi fa la «socialite» e influencer Kim Kardashian ha mandato sul mercato il suo energy drink, una specie di limonata alla fragola con 200 milligrammi di caffeina e solo 10 calorie a lattina, in cambio di gusto ed energia «a mai finire». Sempre negli Stati Uniti, i pugili KSI e Logan Paul, rispettivamente con 13 e 27 milioni di follower su Instagram, stanno commercializzando tra mille polemiche una bevanda energetica il cui mercato privilegiato è quello dei bambini: contiene alte dosi di taurina (aminoacido che non fa sentire la fatica), caffeina e glucoronolattone, uno psicostimolante. Facile capire cosa rischieremo nel momento in cui anche da noi arriverà la stessa tendenza: «Queste sostanze, se assunte in dose massicce, possono causare gravi problemi all’organismo» afferma Riccardo Caccialanza, direttore della Sc Dietetica e nutrizione clinica dell’Irccs Ospedale San Matteo di Pavia. «Non abbiamo ancora dati di sicurezza a lungo termine sugli energy drink - così come sulla gran parte degli integratori del resto - sappiamo però che oltre ad avere effetti stimolanti, e probabilmente, in dosi elevate, tossici sul sistema nervoso centrale, possono favorire problemi cardiovascolari, epatici e renali. Tutto viene amplificato se ad assumerli sono ragazzini, che possono sviluppare iperattività, insonnia e, a lungo termine, disturbi dell’umore».

A ciò si unisce la tendenza di usare gli energy drink in combinazione con alcolici, per attenuarne e mascherarne gli effetti: in tal modo si consuma alcol in quantità eccessiva senza percepire il livello di intossicazione. Riguardo alla perdita di peso, anche qui non ci siamo: «È vero che esistono - pochi - dati scientifici che testimoniano un certo ruolo della caffeina nell’accelerare il metabolismo» spiega Daniela Lucini, responsabile del servizio di Medicina dello sport ed esercizio fisico di Auxologico Capitanio. «Ma certo questo non vuol dire che faccia bene, e non basta per consigliarne l’uso a chi voglia dimagrire o aumentare le proprie performance. Del resto, se il caffè facesse dimagrire, in Italia o negli Stati Uniti saremmo tutti molto magri. E poi: questi drink non contengono zuccheri, ma per renderli buoni e appetibili li riempiono di dolcificanti ed edulcoranti: abituare i più piccoli a bere cose che in bocca abbiano un sapore dolce, magari al posto dell’acqua o del succo d’arancia, è estremamente dannoso e diseducativo».

C’è inoltre il problema dello stress; consumando anche soltanto un caffè al mattino, una bevanda energetica prima dell’allenamento e un drink nel pomeriggio stiamo già bombardando il nostro corpo con troppe sostanze stimolanti. Così rischiamo di andare incontro a un fenomeno di dipendenza, e soprattutto facciamo sì che i livelli di stress rimangano altissimi durante tutta la giornata. «A lungo andare» precisa Caccialanza «il nostro organismo si ribella, perché vivendo sotto stress si crea una condizione perennemente non fisiologica: finché si resiste va bene, ma a un certo punto ci si ammala». Il fatto curioso (o forse no, dato che tutto rientra nella categoria del marketing) è che si consenta di pubblicizzare - anche ai minori - sostanze potenzialmente molto dannose, senza studi che possano fare chiarezza. E se pensiamo che il problema non riguardi ancora il nostro Paese, non è così: «Tutte le mode lanciate in America arrivano da noi» conclude Caccialanza. «Speriamo solo non si debba aspettare, come sempre, l’evento grave, magari il ragazzino che collassa dopo un abuso di energy drink, per correre ai ripari da parte di chi deve decidere a livello politico». Occhio alle lattine colorate dunque, al marketing aggressivo e agli ingredienti di ciò che bevete e, nel dubbio, sempre meglio l’acqua o, perché no, la spremuta di arancia: tutta salute, zero stress.