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Addio a Nevio Toneatto, punto di riferimento per i trapiantati di cuore

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Poche parole, che riassumono il senso stesso dell’esistenza di Nevio Toneatto, presidente regionale e nazionale dell’Acti (Associazione cardiotrapiantati italiani), morto sabato a 63 anni all’ospedale di Udine, dove era ricoverato dal 28 febbraio scorso.

Un testamento vero e proprio, quello affidato ai collaboratori e alla moglie, Francesca Fontanini: «Grazie sconosciuto benefattore. Penso quanto grande e colmo di amore per la vita è stato il tuo stupendo gesto – aveva scritto due anni fa –. Dare la vita a persone sconosciute e sofferenti fanno di un individuo normale un “eroe” dei nostri giorni. A tutti i giovani e meno giovani che andranno in Comune a rinnovare la carta d’identità chiedo di rispondere “Sì” alla domanda di diventare donatore.

Perché un semplice gesto può essere speranza di vita per tanti ammalati che sono in lista d’attesa». Toneatto è mancato attorno a mezzogiorno: il terzo cuore, quello che gli era stato donato lo scorso 15 luglio, non ha retto, nonostante il trapianto fosse regolarmente riuscito.

Così, il mondo del volontariato sanitario, friulano e non solo, perde una figura di riferimento, «un uomo ostinato, difficile, ma estremamente generoso», lo dipinge la moglie, con cui ha condiviso quarantuno anni di vita e con cui era sposato dal 1997.

«Il mio eroe con tre cuori, quello di nascita e quelli donati: tutti meravigliosi», il commovente ricordo di Francesca, che lo piange assieme alle sorelle Giovanna e Nella.

Nato a Basiliano (dove tutt’ora viveva) nel dicembre 1960, Toneatto si era diplomato in agraria a Cividale, prima di entrare nel Consorzio di tutela del Montasio: per anni era stato direttore tecnico della consortile, prima della pensione, raggiunta lo scorso anno. A 33 anni la vita lo mette davanti a un bivio: «Una banale influenza ha condizionato indelebilmente la mia vita.

Il mio cuore, colpa di un virus incattivito, si è ingrossato e ha iniziato ad essere poco efficiente», raccontava lui stesso. Obbligata la strada da percorrere per non arrendersi: il trapianto di cuore. Dieci mesi «di calvario in attesa di una telefonata», con gli ultimi tre mesi «che sono stati un tormento infinito, attaccato ad una macchina che mi permetteva di sopravvivere».

Era il 2006: ricoverato a Cattinara, seguito dal professor Sinagra, Toneatto viene operato dal professor Tursi e dal dottor Guzzi, nel reparto guidato dal professor Livi. Il trapianto riesce. Nevio si mette a disposizione di chi si trova nelle sue stesse condizioni, dei loro familiari, che incoraggia e assiste. Entra nell’Acti regionale, ne diventa presidente già nel 2011.

L’anno dopo viene eletto a capo dell’associazione nazionale, ruolo che ha mantenuto fino all’ultimo, «lavorando anche dall’ospedale fintanto che le condizioni di salute gliel’hanno permesso», racconta il segretario dell’Acti regionale, Stefano Faggian. Nel 2018 è riuscito a portare a Lignano i campionati europei dei trapiantati di cuore e polmoni, sorta di olimpiade organizzata per testimoniare come la vita possa riprendere a scorrere normale anche dopo un trapianto.

«Perdiamo una guida, un uomo capace di infondere coraggio, di testimoniare l’essenza stessa del nostro operato», commenta il suo vice, Mitter Mandolini. E un commosso ricordo arriva anche da Anna Carpen, presidente regionale dell’Atf: «Nevio era una persona dolcissima, altruista, sapeva che quel che viviamo ci è stato donato. La sua scomparsa lascia un vuoto enorme, ma il suo esempio è stato e sarà d’enorme aiuto». La data dei funerali non è ancora stata fissata.