Venezia, mini condono al via: sono 150 mila le case con possibili abusi
Decreto “Salva casa”, il rischio caos mette in allerta professionisti e amministrazioni comunali.
La legge 152 del governo Meloni ha inserito nel Testo unico dell’Edilizia nuove norme con l’obiettivo di regolarizzare il patrimonio edilizio italiano, oggi in buona parte invendibile per difformità e abusi minori, più o meno significativi.
Paretine interne in cartongesso, sottotetti, bagni, sgabuzzini, finestre e abbaini senza autorizzazione da sanare. Ma non solo: nel decreto c’è tanto altro.
Diventano agibili unità piccole abbassando il limite minimo da superfici fino a 20 mq (dai 28 precedenti) per una persona, e fino a 28 (dai 38 precedenti) per due persone. E si ammettono altezze fino al limite minimo di 2.40 metri (in luogo degli ordinari 2.70).
Norma che interessa anche Venezia come quella sui cambi d’uso. Il “Salva casa” semplifica il cambio di destinazione d’uso di singole unità immobiliari che diventa sempre ammesso a meno che confligga con le norme di Comuni o Regioni.
Un esempio? La norma che limita le aperture di nuovi alberghi nel centro storico veneziano. E poi gli oneri amministrativi si riducono: per dimostrare lo stato legittimo di un immobile sarà sufficiente presentare il titolo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio, anche in sanatoria.
Qualcuno ha già chiamato “mini condono” questa raffica di sanatorie di abusi edilizi e di regolarizzazione di difformità minori assieme a nuove procedure, più snelle, per attestare la piena legittimità.
Norme che valgono anche per i vincoli paesaggistici. Nel Veneto si stima che un immobile su due sia sottoposto a vincoli paesaggisti. Nella regione si parla quindi di un milione di immobili interessati dalla novità. Oltre 150 mila sono nella città metropolitana di Venezia.
Ma come accade per molte leggi, il decreto è di non facile interpretazione e pone i professionisti e le pubbliche amministrazioni dinanzi ad una vera e propria sfida interpretativa. E si corre ai ripari. Il Comune di Venezia prepara un vertice.
«Stiamo organizzando un vertice tra gli uffici di Urbanistica ed Edilizia privata per capire la coerenza delle interpretazioni delle norme nazionali rispetto alla casistica di pratiche che ci arrivano dalla utenza. Il confronto tra uffici è assolutamente necessario», spiega l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin. Si teme che gli uffici siano presi d’assalto? «Se gli uffici si riempiono di pratiche significa che le norme nazionali sono state ben comprese ma non credo sia così adesso», precisa l’assessore.
Nuove norme, nuovi dubbi.
Basta veder la ressa di oltre mille professionisti che venerdì hanno partecipato, in presenza o online, alla giornata di studio promossa dal Consiglio dell’Ordine degli architetti e dallo studio legale BM&A al centro Cardinal Urbani a Zelarino. Moderatore l’avvocato Vincenzo Pellegrini, senior partner dello studio BM&A.
Roberto Beraldo, presidente dell’Ordine, ha sottolineato la necessità per i professionisti di trovarsi preparati e consapevoli dinanzi alle nuove sfide, aprendo il confronto con la parte pubblica.
La consigliera nazionale Anna Buzzacchi ha per questo auspicato un aiuto interpretativo istituzionale.
L’architetto Emanuele Ferronato per Venezia ha analizzato la legge secondo il regolamento edilizio comunale. Alessandra Pernechele del Comune di Jesolo ha sottolineato l’importanza della maggiore sanabilità degli abusi minori in zona vincolata per il proprio Comune. Enrico Plumitallo del Comune di San Donà ha evidenziato la necessità di linee guida per i professionisti mentre Riccardo Tosco del Comune di Mirano ha evidenziato i tanti dubbi sulla norma che consente di rendere “agibili” unità oggi “non agibili”. Vania Peretto del Comune di Caorle si è occupata del recupero dei sottotetti.
Alla fine tutti d’accordo: serve un dialogo costante tra pubblico e privato.