Fiorellino e Gigi pionieri del menù cinese a Trieste: «Trent’anni di attività e mai una vacanza»
Il “Grande Shanghai” compie 30 anni. Era il 7 novembre 1994 quando Xiao Yinghong – ormai da tutti ribattezzata “Fiorellino” – apriva assieme al marito un ristorante cinese tutto suo nell’asburgica cornice di piazza Venezia. Non era una primogenitura ma quasi: sua mamma fece esordire, nel 1983, ravioli al vapore e salsa di soia a Trieste, con quel ristorante “Shanghai” di via degli Artisti (poi chiuso alla fine degli anni Novanta) dove Fiorellino ha lavorato come cameriera al suo arrivo in Italia. Da quella volta lei porta avanti la «scommessa» familiare, oggi diventata una certezza per placare gli appetiti esotici dei triestini.
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È allora tempo di festeggiamenti – al modo cinese, ovviamente, senza scivolare in eccessi e con meticolosa cura dei dettagli – ma è anche tempo di bilanci, perché i 30 sono una cifra importante per un ristorante. Mentre sorseggia una delle specialità della casa, il tè al gelsomino, Fiorellino rivela grande soddisfazione per come stanno procedendo le cose, benché confidi di iniziare a sentirsi stanca a causa dell’impegno profuso quotidianamente: «Mio marito andrà in pensione nel 2026 e in questi 33 anni di matrimonio – racconta con una punta di orgoglio – non siamo mai riusciti a fare una vacanza assieme».
A guardarla, con il suo sorriso sornione e la sua genuina affabilità, nessuno oserebbe chiederle conto dei piani futuri, se stia magari accarezzando l’idea di un ritiro o di ridimensionare il suo ruolo nel ristorante. E infatti lei si affretta a chiarire: «Non stiamo pensando di lasciare il “Grande Shanghai”. Cerchiamo un giovane socio, una buona mano che ci dia un aiuto».
Così Fiorellino e suo marito – anche lui insignito di un soprannome italiano, “Gigi”, che vicaria al foneticamente arduo Yijian Zhang – potranno forse riuscire a concedersi una vacanza: «Una crociera magari», si lascia andare lei alla fantasia.
Dietro al desiderio di tirare un po’ il fiato non c’è soltanto la portata del genetliaco. Ci sono anche degli importanti cambiamenti avvenuti nell’ecosistema del “Grande Shanghai” in anni recenti.
Lo spartiacque, da questo punto di vista, è stata la pandemia, di cui proprio la Repubblica popolare è stata drammatica protagonista.
Da allora trovare giovani di origine cinese disposti a lavorare come camerieri è impresa quasi impossibile: «Una volta la squadra era composta soltanto da ragazzi cinesi. Dopo il Covid ne troviamo pochissimi e, così, abbiamo con noi stranieri del Pakistan». Fiorellino ricorre a una metafora per spiegare il rapporto instaurato con loro: «È come essere una mamma per questi ragazzi, li aiutiamo con appartamenti o con medicine per i bambini», dice voltandosi, senza celare la commozione.
D’altra parte, ciò ha aumentato la mole dell’impegno richiesto: «Facciamo più fatica a spiegare loro che cosa devono fare», riconosce Fiorellino. Insomma, come tutti i legami genitori-figli, tanto è capace di regalare soddisfazioni quanto necessita di un’energia e un’applicazione costanti nel tempo. Il che giustifica l’affanno dei due titolari: «Sorrisi, pianti ed emozioni continue», commenta ancora Fiorellino.
Se a Trieste è difficile ingaggiare giovani cinesi come camerieri, questo non significa che la comunità locale sia in crisi di numeri: Luigi, il marito di Fiorellino, è anche presidente dell’associazione che raduna gli emigrati dalla terra del Dragone nel capoluogo giuliano, la quale conta attualmente circa 1.200 persone. «La cifra è rimasta stabile anche dopo la pandemia», conferma Luigi. Comunità attivissima, come hanno sancito di recente i festeggiamenti (peraltro contestati nei modi) dei 75 anni dalla nascita della Repubblica popolare.
A proposito di festeggiamenti, lunedì Fiorellino e Luigi organizzeranno un piccolo banchetto nel loro ristorante, dalle 19, per festeggiare l’anniversario del “Grande Shanghai”. La clientela, racconta sempre Fiorellino, è composta nella stragrande maggioranza di triestini: «I turisti cercano la cucina italiana», osserva, non lesinando elogi al Bel Paese. Lunedì, per l’occasione, ci sarà un menù speciale; e nessuno, forse, si aspetta più di trovarci «formiche, serpenti o cani», come trent’anni fa. —
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