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Октябрь
2024

Circuiscono un’anziana inconsapevole e fanno girare denaro, bonifici e assegni per 68 mila euro

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La movimentazione di un flusso di denaro, tra bonifici e assegni, per un ammontare di oltre 68 mila euro nell’arco di circa un anno. E un testamento olografo circa l’eredità della casa padronale e dell’azienda familiare.

Tutto nella piena inconsapevolezza dell’anziana, di 94 anni, che non era in grado di intendere e volere. A processo ora sono coloro che l’avrebbero indotta a “intaccare” il patrimonio di famiglia. Una donna rumena, la sua badante, e un imprenditore agricolo, all’epoca affittuario di alcuni terreni di sua proprietà, sono accusati di circonvenzione di incapace.

La disponibilità economica certo non mancava, la famiglia vantava diversi immobili e appezzamenti, frutto di una vita di impegno e sacrifici. L’anziana era dotata di spiccato intuito e abilità negli affari, una donna forte e capace, in grado di gestire il patrimonio con oculatezza e grande senso di equilibrio. Doti e qualità di riconosciuto apprezzamento, lei, di origini triestine, che a Fogliano Redipuglia aveva scelto stabilirsi.

Con l’incedere degli anni, la terza età era stata impietosa, contrassegnata dal progressivo decadimento cognitivo, fino a invalidare le facoltà mentali. Superati i 90 anni, la patologia ormai conclamata l’aveva infatti ridotta in uno stato di infermità e deficienza psichica, che, unitamente alla fragilità emotiva, l’avevano esposta ad un radicale e purtroppo inarrestabile peggioramento. Era stata cerfificata una diagnosi complessa, che la Procura ha delineato in questi termini: «demenza senile, decadimento demenziale vascolare, con episodi di amnesie, afasia con difficoltà espressiva e di comprensione e rielaborazione dei concetti e delle situazioni».

Una condizione, dunque, di estrema vulnerabilità e della quale la badante e l’imprenditore ne avrebbero «abusato, inducendo l’anziana a compiere atti pregiudizievoli per il suo patrimonio», è la contestazione della Procura.

I due imputati sono Mihaela Simion, rumena di 48 anni, e Giovanni Bortoluzzi, 80 anni, residente a Gradisca d’Isonzo, accusati ai sensi dell’articolo 643 del Codice penale «in concorso e previo accordo».

Quanto ha ricostruito la pubblica accusa è una vicenda costellata di incresciosi risvolti ai danni dell’anziana, che in loro aveva riposto fiducia, finanche affetto, nel mettere a disposizione la sua stessa abitazione. Erano i tempi difficili del Covid, in quel caso “complice” di quanto sarebbe avvenuto dentro tra le mura della casa padronale, dove per lungo tempo coloro che l’ultranovantenne riteneva amici avevano soggiornato.

Sta di fatto che, contesta sempre la Procura, il flusso di denaro nell’arco di un anno ha raggiunto la somma di 68.400 euro. Le uscite erano avvenute attraverso 4 bonifici bancari e 9 assegni. Il testamento olografo conteneva la specifica disposizione in ordine alla casa padronale e dell’azienda agricola di Fogliano Redipuglia, affidata in eredità al figlio di Bortoluzzi, Alberto, concedendone il diritto di abitazione a Mihaela Simion.

A nulla, all’epoca, era valso l’intervento dei congiunti, due nipoti e un figlio, già fortemente preoccupati per lo stato di salute dell’anziana. Venuti a conoscenza di quanto stava accadendo, infatti, s’erano affidati ad un legale il quale aveva proceduto con la relativa diffida, e pure fornendo la documentazione sanitaria attestante la diagnosi circa l’incapacità di intendere e volere. Il ricorso all’autorità giudiziaria era stato quindi la diretta conseguenza, con il testamento posto sotto sequestro.

Sul tappeto anche una serie di contratti agrari fatti sottoscrivere dall’anziana da Bortoluzzi, della durata ben superiore ai termini previsti, fino a raggiungere i 46 anni. I familiari dell’anziana si sono costituiti parte civile, rispettivamente rappresentati dagli avvocati Massimo Macor e Carlo Monai. I difensori sono gli avvocati Giannantonio Milio (Simion) e Samo Sanzin.