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Октябрь
2024

Bostrico scatenato nella valle del Vanoi, il comitato: «No alla diga»

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Il bostrico si è scatenato soprattutto nella valle del Vanoi, contribuendo a rendere a rischio idrogeologico proprio la zona in cui il consorzio Brenta vuole costruire la sua contestatissima diga.

Lo dice un nuovo studio sul bostrico della Provincia di Trento (la diga sorgerebbe entro i suoi confini e a ridosso di quelli del Bellunese). Da una parte l’emergenza bostrico ha superato il picco «e si esaurirà entro due anni».

Ma dall’altra l’epidemia appare in aumento nel bacino dell’Avisio e appunto in quello del Vanoi. Nel primo caso, l’area danneggiata passa dal 13 al 15,5%, mentre nella valle del Vanoi dall’8 al 9,6%.

«La maggior concentrazione delle aree ad elevato rischio di pullulazione, ossia diffusione, del bostrico è nel Trentino orientale» dice l’assessore provinciale alle foreste, Roberto Failoni, «Il più colpito dalla Tempesta Vaia nel 2018».

Per quanto riguarda le ricadute di tipo idrogeologico, la Provincia ha aggiornato l’impatto delle aree gravemente danneggiate da Vaia e dal bostrico sui principali bacini idrografici. E i versanti boscati della valle del Vanoi risultano essere i più fragili.

La preoccupazione

«È un motivo di preoccupazione in più da parte delle comunità montane» ammette l’assessore veneto all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, «che non trovano rassicurazione nello studio progettuale presentato per la diga pensata proprio per la valle del Vanoi, così come hanno già riscontrato i tecnici della Regione».

Daniele Gubert abita ad Imer e coordina il Comitato trentino contro la diga: «La valle del Vanoi è ampiamente boscata, il Comune di Canal San Bovo ha uno dei maggiori patrimoni forestali del Trentino. Il bostrico sta aumentando in relazione alle temperature sempre più elevate. L’estate che si allunga aumenta da due a tre le generazioni di questo micidiale insetto. Con la riduzione dell’area a foresta, i versanti di montagna, già fragili geologicamente, si indeboliscono ancora di più».

Clima impazzito

Senza contare altre alterazioni climatiche, quali l’incremento dell’umidità e della piovosità, condizioni ammesse dagli stessi progettisti della diga. Con allarme al seguito: da parte dei coltivatori della valle del Vanoi ma anche del Consorzio del fagiolo di Lamon: «I versanti, insomma, sono sempre meno rinforzati dagli apparati radicali delle piante. Versanti che, basta vedere la Val Cordella, sono geologicamente fragili» specifica Gubert, «come si può osservare ad occhio nudo. Si vedono le frane già presenti, la strada danneggiata, tanto che viene ripulita dai sassi una volta l’anno per consentire ai coltivatori di raggiungere in sicurezza le loro proprietà».

Strada che per alcuni tratti è stata persino deviata per evitare gli smottamenti. «So che le verifiche geologiche sono state compiute d’estate. Ma» insiste Gubert «andavano fatte in primavera, quando il disgelo trasforma la valle in una cascata. Ed è veramente da avere paura. Perché con l’acqua piovono sassi».

I progettisti asseriscono che in ogni caso la diga sarebbe sicura perché le eventuali frane sarebbero quasi inconsistenti, sicuramente non provocherebbero un’onda. Insomma non saremmo ai piedi del monte Toc, di tragica memoria.

«Comunque, anche solo con qualche centinaia di migliaia di metri cubi di smottamento si metterebbe in disequilibrio il serbatoio e delle conseguenze potrebbero determinarsi per il bacino sottostante» insiste Gruber.

Nuovo dibattito

A questo punto il tema sarà risollevato lunedì 14 ottobre nel corso del dibattito pubblico proprio dai Comitati.

Si tratta di una convocazione a sorpresa da parte del consorzio di bonifica Brenta. I Comitati non se l’aspettavano, mentre la Provincia e i sindaci del Bellunese avevano sollecitato un confronto in presenza, direttamente in provincia di Belluno.

Come, dunque, si spiega il nuovo appuntamento on line? «Abbiamo la sensazione che sia stato promosso per avere riscontri in positivo, cioè a sostegno del progetto, dopo la marea di no raccolti dal consorzio. È evidente che a Roma, cioè dal governo, il Brenta deve presentarsi con un minimo di posizioni a favore per poter insistere nella sua versione» afferma Gruber «e chiedere il finanziamento per completare la progettazione e chiedere il finanziamento dell’opera».