Sparone propone il turismo delle radici Un evento svela miniere, usi e artigianato
Sparone
Nel mondo sono circa 6 milioni i figli e i nipoti di emigranti che hanno ancora le loro radici in Italia ed è proprio a quelli, i discendenti di chi dal Canavese è partito, che Sparone guarda con l’evento in programma il 9 novembre e dedicato al turismo delle radici nell’ambito del progetto Italea promosso dal Ministero degli Esteri.
“Un viaggio tra le meraviglie dell’Italia per scoprire le proprie origini e ritrovare i luoghi, le tradizioni e la cultura degli avi. È partito il progetto Italea, che invita gli italiani residenti all’estero e gli italodiscendenti a scoprire i luoghi e le tradizioni delle loro origini”: il progetto viene descritto così sul sito e tra i Comuni che fanno parte della realizzazione di percorsi sul territorio c’è anche Sparone, insieme a Ronco, le cui immagini della cultura materiale promossa all’interno della progettazione sono state trasmesse anche sugli schermi di Times Square a New York.
«Il progetto Italea prende il nome da It, per Italia, e talea, dalla pianta che radica - spiegano la sindaca Anna Bonino e il vicesindaco Fabrizio Bertoldo -. Ci era stato chiesto se ci interessasse partecipare e abbiamo subito detto di sì dato che si tratta di un progetto che arriva a promuovere anche i paesi nelle loro singolarità. Grazie a Raffaella Blessent, consigliera del Cai locale, e a una sua conoscenza nella cooperativa che lavora alla progettazione e alla grande volontà dell’associazione Sparone nel cuore e degli Amici della biblioteca siamo riusciti a rientrare nei luoghi che proporranno idee per il turismo delle radici. Le nostre associazioni, inoltre, spesso lavorano già a questi temi. Il bando a cui abbiamo preso parte noi risale al 2023, ma in previsione dell’anno successivo, perché il 2024 è stato definito dal Ministero degli Esteri l’anno delle radici».
Al centro del progetto ci sono le tradizioni locali, a partire dal lavoro di un tempo, quello dei minatori e delle miniere: «Si è pensato a coloro che da lavoratori erano partiti per cercare lavoro all’estero, forti dell’esperienza maturata qui nelle miniere di rame. Sul tema si terrà, appunto, una tavola rotonda il 9 novembre, dove si tratteranno ricerche e argomenti legati alla migrazione. Nel pomeriggio sarà anche possibile visitare i luoghi di questa cultura materiale che si è tramandata per generazioni, dal centro del paese fino alla fucina dei mestoli, passando per una mostra fotografica dedicata alle miniere di Sparone e dintorni, perché è questo il filone che ci collega alle miniere di Vasario e Ceresa a Ribordone. Durante la tavola rotonda ci sarà spazio anche per una ricerca dedicata ai cognomi, a chi è emigrato da Sparone e a chi è arrivato. A seguire, dopo un aperitivo, sarà la volta di uno spettacolo realizzato ad hoc da Marco Peroni e Sparone nel cuore prendendo spunto da Sparone Stories, libro di Paolo Morelli e Rocco Pinto edito da Graphot. Un luogo molto importante è ovviamente la fucina dei mestoli che si trova nel centro storico, recuperata prima della pandemia e inaugurata dopo, che quest’anno è stata visitabile ogni domenica da giugno a settembre. Qui si assapora la nostra cultura materiale».
L’idea è stata subito appoggiata dall’amministrazione comunale guidata da Anna Bonino: «Abbiamo subito sostenuto l’idea, perché questo evento ricorda la nostra storia e le nostre radici, promuovendo allo stesso tempo il turismo lento. Le attrazioni del nostro paese sono ancora tutte da scoprire, anche per chi Sparone lo vive tutti i giorni. È, quindi, anche l’occasione per essere turisti e riscoprire le nostre origini a casa nostra».
Il progetto che nella nostra regione si è rivelato vincente si intitola Radici piemontesi e punta a creare dei tour dedicati ai parenti di chi emigrò, ossia a coloro che tornano in Piemonte per cercare le loro origini. In tutto ciò per Sparone è stata fondamentale anche la collaborazione con il territorio circostante, primo fra tutti il Comune di Ribordone che, come Sparone, ospita ancora le miniere che per secoli hanno dato da lavorare agli abitanti dei paesi e della valle.
In località Sommavilla e ancora più su, nei pressi della roggia che li alimentava, i documenti storici attestano che già dal 1500 erano attivi alcuni mulini per la macina dei cereali e diverse fucine per la lavorazione del rame. In due scritti del luglio 1583 si parla de «le fucine di Dominico Riva» ed ancora «...nella Villa di Sparrono, loco detto il Maglietto, una fusina, molini et orti, con suo salto». Nel 1850, nel Dizionario degli Stati Sardi, è annotato che «in Sparone, sotto la francese dominazione eravi una fonderia, ove si facevano palle da cannone, ed altri oggetti da guerra». Nei secoli successivi gli opifici hanno continuato la loro opera e ancora nel 1933 erano attive in paese dieci manifatture, il cui ricordo ancora oggi, per ripercorrere la storia della comunità di Sparone, rimasta e partita, è forte e vivido.