La storia del flag football: da sport sconosciuto a Los Angeles 2028
di Marco Pozzi
Olimpiadi e Paralimpiadi sono finite da poco, gli operai hanno smontato le strutture in città e stanno risistemando il villaggio Olimpico verso la sua seconda vita. Conclusa la reportistica dell’evento passato, gli organizzatori sono già proiettati all’edizione futura, a Los Angeles nel 2028. Ci saranno cinque nuovi sport rispetto a Parigi: baseball/softball, cricket, lacrosse, squash e flag football. Di quest’ultimo pochi avranno sentito parlare, e perciò ne parlo.
Si tratta di una specie di football senza contatto, con una palla che deve andare in meta, giocato da cinque contro cinque, in due tempi da venti minuti; ogni giocatore ha due strisce attaccate al fianco – la “flag” appunto – che se strappate da un avversario fanno perdere il possesso. Qui un breve cartone animato per spiegare le regole; e qui per capire qualche azione di gioco. Ne ho parlato con Andrea Gonnella, presidente della squadra Alfieri di Asti e segretario generale della Lega Italiana Flag Football.
Mi racconta che, dopo aver provato vari sport, s’era innamorato del football; ma quando scopre il flag football subito ne è conquistato. Gli sembra il più completo fra gli sport di squadra: bisogna essere atletici, avere tempismo, saper leggere la situazione e soprattutto occorre una profonda intesa fra i compagni per muoversi insieme in relazione al momento della partita e agli avversari.
Strappare la flag rappresenta un placcaggio. Ciò limita l’adrenalina dello scontro ma pure i lividi per le botte, tanto che molti atleti vengono dal football americano, se infortunati o a fine carriera. Il flag football può essere proposto ai bambini nelle scuole, oppure a imprenditori per team building aziendale. Ricorda i giochi che da piccoli o agli scout venivano chiamati “lo scalpo” o “lo sparviero”.
Cambierà qualcosa dopo l’inclusione olimpica?
Ovviamente ci saranno un po’ più di soldi in circolo, con diritti televisivi e vari eventi, e sarà prodotto più materiale promozionale verso l’esterno. La International Federation of American Football (Ifaf) già stabilisce il regolamento ufficiale del gioco, a cui le federazioni possono apportare piccole modifiche (divise, paradenti etc). Il flag football in Italia è cresciuto in fretta (una decina di anni fa c’erano una ventina di squadre, nel 2023 erano 51) e ora dovrà adeguarsi agli standard olimpici.
Prima i campionati si tenevano nella pausa del football americano, ossia da luglio a ottobre, in versione open (misti maschi e femmine), mentre adesso si sta strutturando un campionato più lungo e organizzato, da gennaio a ottobre, con maggiori partite per squadra.
Andrea mi dice che del flag football non esiste la versione paralimpica, ma che ogni tanto ci pensa. “Bisognerebbe fare delle prove, magari portando il gioco in una palestra, come il basket in carrozzina, o lo stesso rugby in carrozzina che a Parigi c’era, e che si gioca a squadre miste, maschi e femmine, su carrozzine appositamente progettate”. Non sarà dunque a Los Angeles 2028, ma contiamo che la nuova disciplina nascerà. D’altronde potrebbe cambiare anche il numero dei giocatori, come ad esempio è successo nel rugby che alle Olimpiadi, anziché con 15 o 13 giocatori a squadra, ne ha 7, con in campo più spazio e spettacolo, e meno botte (e tempi di recupero brevi, possibilità di compattare il campionato nei quindici giorni olimpici).
Tutte queste innovazioni suggeriscono una riflessione. Nella storia della tecnologia un approccio suggerisce di studiare i manufatti umani – le “invenzioni” – in una prospettiva evoluzionistica: come le specie biologiche possono svilupparsi in tempi e luoghi diversi, si ibridano, cooperano, rivaleggiano, alcune sopravvivendo, alcune estinguendosi. I manufatti non nascono all’improvviso per magia, o per colpi di genio, ma assorbono una memoria del passato evolvendosi in qualcosa che non c’era. Lo spiega un famoso disegno che rappresenta l’evoluzione delle armi per gli aborigeni australiani:
Anche lo sport, che è un’invenzione umana, andrebbe visto in un modo simile: in continua evoluzione dentro il mondo, con nuove discipline che mutano, si diffondono o spariscono, a seconda del gusto e della necessità, dalla tradizione e dalla moda. E a seconda delle caratteristiche individuali, se pensiamo ai nuovi giochi inclusivi progettati per coinvolgere insieme ogni tipo di disabilità. Ciò stimola ciascuno a non essere utilizzatore passivo, ma vivere con lo spirito d’un inventore alla perenne ricerca che gli si accenda la lampadina. Dal basket, ad esempio, il baskin è nato così.
Tornando al flag football. Dall’esterno stupisce che sia stato incluso nel prossimo calendario olimpico, ma si sa quanto forte sia stato sponsorizzato dall’NFL americana. Noi qui ci accontentiamo d’immaginarlo come un ramo nell’evoluzione dello sport, o dei giochi in generale, da scoprire con la curiosità che si ha verso le cose di cui mai s’è sentito prima.
Chi, in questo periodo post-vacanza, fosse alla ricerca di un’attività fisica da praticare durante l’anno per tenersi in forma, può prendere in considerazione d’iscriversi a qualche società di flag football. Magari possiede talenti nascosti e inaspettati, magari con quattro anni di duro allenamento un posto per la California nella selezione italiana riesce ancora a spuntarlo…
L'articolo La storia del flag football: da sport sconosciuto a Los Angeles 2028 proviene da Il Fatto Quotidiano.