“Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi apre la nuova stagione al teatro Cagnoni
“Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi apre la nuova stagione del Teatro Cagnoni. Sabato, alle 20.30, l’Orchestra Sinfonica Città di Vigevano diretta dal maestro Andrea Raffanini proporrà, insieme al Coro San Gregorio Magno di Trecate guidato dal maestro Alberto Sala, l’opera che inaugurò il teatro cittadino 150 anni fa.
Il concerto
L’opera è ambientata nella Boston del XVII secolo, dove Riccardo – governatore della città – è minacciato da un complotto politico, rivelatogli dal suo consigliere e amico, Renato. Per questo Riccardo vorrà incontrare Ulrica, una strega-indovina che gli predirà che verrà ucciso da un amico. Immancabili gli intrighi d’amore: durante un ballo incontrerà Amelia, la moglie di Renato, di cui si innamorerà, segretamente. Durante un’altra strana cerimonia notturna, Riccardo scopre che il suo amore per Amelia è corrisposto. Questa rivelazione porterà Renato a vendicare il suo onore, ma di chi si vendicherà? Della moglie adultera o dell’amico traditore? Tutto succederà durante il ballo in maschera, come successe nella realtà a Gustavo III, re di Svezia, durante un ballo in maschera nel 1792, evento da cui il librettista Antonio Somma trasse la storia che Giuseppe Verdi tradusse in musica.
Ma veniamo al concerto. «L’orchestra sarà in buca – spiega il maestro Raffanini – e proprio per questo motivo avremo un organico ridotto, con soli 33 musicisti». Se l’orchestra è in buca, e quindi anche lei, come fa a dirigere l'attacco ed il fraseggio dei cantanti? «Tutti i cantanti mi vedono – risponde il direttore dell’orchestra – la buca è fatta in modo che i cantanti mi vedano da qualsiasi parte del palco essi siano. Un cantante “funziona” con lo stesso principio di uno strumento dell'orchestra: deve andare insieme e deve essere coordinato insieme all'orchestra. Solo che in più il cantante si deve muovere e deve quindi avere un occhio sul direttore, perché ci sono anche dei momenti in cui, magari, l'orchestra è più o meno udibile. In quel momento, quindi, si fa riferimento al direttore».
Nello specifico i cantanti saranno Daria Masiero nel ruolo di Amelia, Hector Lopez nei panni di Riccardo, Vittorio Vitelli in quelli di Renato, Giorgia Gazzola invece interpreterà Ulrica, Davide Procaccini sarà Samuel, Victor Garcia Sierra diventerà Tom, Sumin Hwang farà le veci di Oscar, Sivano sarà interpretato da Danilo Paludi, mentre Murat Can Guvem si destreggerà nel ruolo del giudice e del servo d’Amelia. La regia dei cantanti, e quindi i loro movimenti, è stata affidata a Giandomenico Vaccari, coadiuvato da Lorenzo Lenzi.
Il respiro storico politico
«Questa è un’opera – conclude Raffanini – dal grande respiro storico politico, perché c'è una trama che prevede dei traditori e la solita lotta tra dovere politico e sentimenti, anche se qui c'è un aspetto di amicizia. È un lavoro del Verdi maturo, che chiama in causa tutte le forze dell'opera, dal coro ai movimenti, alle grandi scene: c'è la scena proprio del ballo in maschera che vedrà il coro che diventerà il protagonista sul palcoscenico, proprio come voleva il pubblico in un'opera della seconda metà dell'Ottocento. Siamo nel 1859 con il ballo in maschera, quindi siamo in periodo post risorgimentale. Si tratta di un periodo particolarmente caldo dal punto di vista politico, perché, ricordiamoci, che l'unità d'Italia è lì dietro l'angolo. Chiaramente bisogna sempre conoscere la trama per gustarsi un'opera. Anche dal punto di vista musicale è molto ricca. È un'opera che ha dentro tantissimi generi e tutte le figure: si passa da un coro, che è protagonista, ma anche comprimario. Se poi pensiamo alla figura del paggio, è una figura quasi di cabaret musicale, mentre se passiamo alle grandi figure drammatiche dei tre protagonisti siamo al dramma. E quindi c'è una musica a tutto tondo, che copre un po’ tutti i generi, perché con il paggio troveremo appunto dei ballabili, nelle grandi scene si sentirà il Verdi più drammatico, e poi, nel ballo in maschera, si sentirà il Verdi più tardo risorgimentale con i grandi cori, con gli inni e ancora i vari cori». —
Selvaggia Bovani