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Dalle notti in radio con Cicciolina al coro degli alpini: le mille vite di Adolfo Melilli

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Tutto ciò che sa fare, lo ha imparato da autodidatta: da suonare la chitarra a scrivere il codice di un software complesso. Adolfo Melilli, 71 anni, coltiva una miriade di interessi, animato dalla curiosità scientifica e dal desiderio di conoscenza. Frontman e chitarrista in varie band musicali, canta nel coro Montecavallo del gruppo alpini di Pordenone, fa parte dell’associazione dei radioamatori (Ari Pn) e dei Gommonauti, dei quali è il reporter aereo con i suoi droni.

Gli interessi

La sua settimana tipo, da far impallidire gli stakanovisti, inizia il lunedì con il corso di radiotecnica per radioamatori, dove Adolfo è il docente. Il martedì ha le prove con il coro degli alpini, il mercoledì prove con la band “Viva voce”, «i primi a sdoganare in Italia il concerto spiegato sui testi di De André», il giovedì con la Premiata trattoria Melilli, complesso con il quale suonerà alla sagra di Roraigrande, il venerdì spesso è sul palco con le band, «il sabato e la domenica spererei di farmi anche gli affari miei» scherza Adolfo. Suona pure con gli Rockanta, gruppo spalla del cantante Mal. Ha un’estensione vocale di tre ottave e una memoria, presumibilmente eidetica, che gli consente di ricordare i testi e la musica di decine di migliaia di canzoni, duecentomila righe di codice informatico scritto da lui nell’arco di 25 anni e manuali di ogni tipo. Tanto che gli amici gli chiedono lumi persino sui principi attivi contenuti nei farmaci da banco ed è in grado di spiegarli.

L’incontro con Baglioni

A Pordenone è approdato nel 1982. Ma è nato a Roma. «Da ragazzino militavo fra Poggio Mirteto e Montopoli in Sabina». Dopo il diploma al liceo scientifico, «facevo finta di andare all’università, ho frequentato il corso di laurea in fisica per un anno e poi psicologia per un altro anno, dando una decina di esami, con bei risultati, ma in realtà andavo a suonare negli studi in via Tiburtina a Roma della Rca, all’epoca uno dei poli discografici più importanti d’Italia». Così fra un mixaggio e l’altro ha conosciuto Claudio Baglioni. «Siamo diventati amici, abbiamo avuto una collaborazione insieme dal 1972 al 1976, proprio allora sono usciti i suoi successi intramontabili. Ero uno dei turnisti in studio, in alcune tracce del suo album “E tu…” suono pure io la chitarra». Fra i ricordi di quei giorni è rimasta la frequentazione con Maurizio Vandelli.

In radio con Cicciolina

A Roma, a metà degli anni 70 fiorivano le radio libere private. «C’è una cosa che pochi hanno fatto e molti mi invidiano: i notturni da solo con Ilona Staller, prima che diventasse Cicciolina». Nel 1975 Adolfo lavorava la notte a Radio Luna, dove la futura pornostar conduceva lo show radiofonico Voulez vous coucher avec moi?. «Lei veniva lì, faceva delle cose e io ero terrorizzato, avevo paura che ci arrestassero tutti, è capitato che simulasse orgasmi in diretta. Una volta alle due di notte ho chiamato il titolare della radio: “Scusa l’ora, ma accendi la radio, qui stanno succedendo delle cose”. Lui: cosa? “Non riesco neanche a spiegartelo, qui ci arrestano!”. Lui mi ha risposto: “Non avere paura, l’ho mandata io, secondo me farà strada”. In effetti lei ha fatto un successone, era una novità assoluta». Adolfo, da gentiluomo qual è, precisa subito: «Ma non ci ho combinato niente con lei, lo garantisco».

La Model racing

Mentre faceva il dj in radio, Adolfo era anche l’aggiustatutto. «Ho sempre giocato con l’elettronica, mi improvvisavo anche tecnico: se si rompeva qualcosa lo riparavo. Non ho mai fatto corsi di nessun tipo, ho letto da solo i manuali, perché mi interessava». Le sue qualità non sono sfuggite alla Model racing di Marina di Montemarciano, un’azienda celebre nel settore dei videogames per sale giochi. «Mi hanno chiamato: “Abbiamo saputo che lei ha una certa dimestichezza con i microprocessori, perché non ci viene a trovare?”. Allora il settore dei videogames era a un livello altissimo per complessità tecnologica, secondo solo a quello aerospaziale. Sono andato e mi hanno assunto. Vi ho trascorso i 6 anni più belli della mia vita».

Dalla Séleco alla Vda

Poi il suo destino ha incrociato quello della Zanussi elettronica di Pordenone. Adolfo racconta che l’azienda pordenonese ha proposto una collaborazione alla Model racing, leader nella grafica per microprocessori su videogiochi, per vendere un prodotto in abbinamento ai televisori. «Alla Zanussi erano stati lungimiranti, non c’era allora nemmeno il concetto del videogioco per la casa. Economicamente fu un flop ma a loro piaceva. Presero in parte me e un altro e mi chiesero: “Se la sentirebbe di venire a Pordenone?”. “E dove è?” domandai». Adolfo ricorda che Pordenone gli era sembrata un luogo interessante per due ragioni: il Great complotto e il comitato per i diritti civili delle prostitute.

Nel 1982 è sbarcato in riva al Noncello. Per dieci anni ha lavorato alla Sèleco spa (prima Zanussi elettronica). «Progettavo tutta la parte digitale del televisore, dal teletext al cruscottino per cambiare canali». Il direttore generale del gruppo Zanussi Lamberto Mazza fu protagonista all’epoca di un gesto generoso: gli mise a disposizione il suo aereo privato in modo che potesse raggiungere un centro specializzato a Essen per sottoporsi a una delicata operazione chirurgica alla vista. Poi Illario Vuan, anche lui uscito da Sèleco, gli ha proposto di lavorare con lui. «Mi ha detto ho un’idea in testa, la camera intelligente, vorrei buttarmi nel settore degli hotel, creando un prodotto, una centralina che controlla tutto, clima, luci, l’accesso, chiavi elettroniche, sicurezza. Era un campo assolutamente vergine all’epoca. (…) La Vda elettronica è nata in un appartamento in viale Grigoletti. Ora è una multinazionale con una decina di filiali in tutto il mondo, ai primi posti nel settore dell’automazione per alberghi. Non è più sua, Illario l’ha ceduta più o meno nello stesso periodo in cui sono andato in pensione».

Adolfo continua a lavorare come consulente esterno della Vda per micromaster, la centralina domotica, che considera «un po’ come un figlio». Ha sviluppato un software monumentale per dare corpo all’idea di Vuan. «Per portarlo a quel livello di complessità ci ho messo 25 anni, ho scritto da zero il codice. Nel 1999-2000 non c’era nessuno con il quale confrontarsi, non c’erano tutorial su youTube. Era un settore vergine. L’incubo mio sai qual era? Imbroccare una strada che poi mi si sarebbe ritorta contro come un vicolo cieco. Non ci dormivo la notte. Della serie, ma starò facendo bene? Ho avuto fortuna…».

I serpenti

Per 40 anni, fino a pochi mesi fa Adolfo teneva serpenti in casa. «La prima coppia di boa si chiamavano Piero e Angela. Un serpente un giorno è uscito dal terrario ed è caduto sullo stendibiancheria della vicina al piano di sotto». Perché i serpenti? «E perché no?». Racconta che ha deciso di verificare di persona se fosse vera una convinzione della madre, che fossero viscidi. Da piccolo si domandava come fosse possibile che strisciassero nel deserto senza che la sabbia gli si attaccasse addosso. Come mai non li tiene più? «Ho cambiato casa, vivo da solo. Ho pensato: e se mi succedesse qualcosa e nessuno venisse ad aiutarmi per paura dei serpenti? Così li ho dati via...».