Curve infiltrate, il linguaggio della ‘ndrangheta va decifrato: chi deve capire capisce
Per capire la ‘ndrangheta bisogna interpretare le azioni e il linguaggio dei mafiosi. Innanzitutto, niente succede per caso, la risposta a molte domande è da ricercare nell’azione che ha scatenato la reazione. E poi bisogna decifrare il linguaggio della ‘ndrangheta. Non la traduzione letterale del dialetto calabrese, ma il significato che sta dietro a ogni parola. Spesso, infatti, si pronuncia una frase per dire qualcos’altro. Tanto chi deve capire capisce.
È con questo sforzo interpretativo che gli inquirenti hanno smascherato l’ascesa al potere di Antonio Bellocco, rampollo della potente famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno, arrivato al Nord nel 2022 per prendersi tutto. Sì, è vero, all’inizio c’era un po’ di difficoltà con il linguaggio, tipico di chi usa troppe espressioni dialettali. Ma Bellocco non aveva la valigia di cartone. Di lavorare in maniera onesta non gli era nemmeno passato per l’anticamera del cervello. Inoltre, dalle carte dell’inchiesta che hanno messo a nudo la sua ascesa criminale nonché la scalata alla Curva dell’Inter, sapeva a chi rivolgersi e dove andare.
A Milano il suo omicidio da parte dell’amico “fratello” Andrea Beretta, capo degli ultras della curva Nord dell’Inter, è destinato ad allargarsi: questo si era detto sin dal principio, sia per le ripercussioni ulteriori che ci possono essere, sia per quanto riguarda i retroscena che forse sono i veri motivi per cui è stato compiuto il delitto. Mentre in Calabria, con molta probabilità, si stanno facendo i conti su chi ha tradito Bellocco, sull’intero disegno della geografia criminale al Nord. In una intercettazione il suocero di Totò ‘u nanu diceva: “Genero mio sta vedendo cos’è là. Il giorno va a cena con commercialisti, con geometri, con gente. Manculicani signore. Lo sai quanti lo hanno mandato chiamando per droga? Glielo nega a tutti! non vuole vendere, non gli interessa più. Con bonifici. La mattina lo vedi: corsetta, palestra, padel, pallone e va in giro dalla mattina alla sera, non conosce una persona pregiudicata… i soldi… i soldi così si fanno… con il vestito devi andare a farli”.
Ma i modi di fare di Totò ‘u nanu non erano così indifferenti al resto del mondo. Tanto che, come emerge, forse anche le cosche di San Luca volevano in qualche modo prendersi un pezzetto di quella grande torta. È lo stesso Bellocco che in un discorso con un suo caro amico, Pino Caminiti, uomo legato sia alle cosche della Piana di Gioia Tauro sia a quelle della Locride, ne fa esplicito riferimento: “Vadano a rompersi il c… da un’altra parte Pino mio. Tutti quanti devono andare a fare sto lavoro, non ci rompono le palle ai cristiani”. Andando oltre il significato letterale, per i pubblici ministeri “si comprende come Calabrò si fosse presentato al cospetto di Bellocco per evidenziare le pretese, verosimilmente ascrivibili ai Nirta di San Luca, di penetrare nel lucrativo mondo dello stadio di San Siro”. Questa scalata “era stata stoppata, almeno quanto alla curva Nord e ai suoi interessi, da uomo di tutto rilievo come Antonio Bellocco, che aveva espressamente dichiarato di non essere disposto a cedere alcunché, sicché, per dirla con Caminiti, eventuali richieste avrebbero potuto essere rivolte alla curva del Milan, in quanto, per la curva nerazzurra, la presenza di Bellocco avrebbe impedito ogni (ulteriore) infiltrazione”.
Bellocco sarebbe stato assassinato prima che fosse lui stesso a uccidere “suo fratello”, quello che l’aveva introdotto nel business dello stadio a Milano. A luglio, durante un rapido summit nel garage di Bellocco, gli era stato fatto capire che si doveva fare da parte negli affari dello stadio. E, ha raccontato Beretta il 5 settembre, sarebbe venuto a conoscenza dei propositi di Bellocco di farlo fuori. La fortuna di Beretta sarebbe rappresentata da qualcuno che alla fine avrebbe tradito Bellocco raccontando il piano al capo ultrà. La talpa avrebbe dovuto “stordirlo verosimilmente con un sonnifero e condurlo in un luogo idoneo all’esecuzione, qui sarebbe stato colpito con arma da fuoco e sotterrato”.
Chi è che ha avuto interesse a proteggere Beretta mettendo a rischio la vita di Bellocco? È vero questo racconto? Possibile che Bellocco si fosse dimenticato la lezione data da lui stesso all’ex amico fraterno: “Non imparare mai (nel senso ‘non insegnare mai’, nda) il tuo amico quello che fai tu. Mai! Devi essere sempre utile tu. Perché dopo, una volta che ti scavallano, ti hanno ammazzato”. Probabilmente, se dietro tutto ciò c’è un altro messaggio, chi doveva capire ha già capito. E il progetto di vendetta potrebbe non interessare solo Beretta.
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