Anziano imprenditore accusato di violenza sessuale: «Ero solo galante»
Le molestie alla segretaria? «Tutte inventate». Il clima che si respirava in ufficio? «Goliardico e sereno ma non peccaminoso». Il movente delle accuse? «Economico».
S’è difeso così, in un’aula del tribunale di Treviso, l’imprenditore trevigiano, titolare di un’azienda del settore metalmeccanico, arrestato e messo ai domiciliari, nei mesi scorsi, per aver molestato sessualmente un’impiegata, poco più che quarantenne.
La donna, sposata e con figli, dopo aver respinto numerosi assalti fisici del settantenne, aveva deciso di licenziarsi e denunciarlo. La segnalazione partì dall’azienda sanitaria dopo che un medico, al termine di una visita, le diagnosticò una “sindrome ansioso depressiva causata da mobbing e molestie sessuali” subiti nel posto di lavoro. Dai racconti della donna, l’uomo si comportava da padre-padrone, non soltanto con lei, e le aveva promesso promozioni in cambio di sesso.
«Ho percepito il disagio della mia dipendente il 24 marzo del 2023 quando ricevetti da lei un messaggio. Pensavo fosse ammalata, solo dopo ho appreso di cosa mi accusava. Ma io nego ogni addebito che mi rivolge la procura della Repubblica.
Pensavo di avere un rapporto sereno con quella donna tanto che era arrivata a confidarmi fatti suoi personali. Ma io sono sempre stato galante con i miei dipendenti, in particolare con le donne. Si scherzava ma non si andava mai al di sopra delle righe».
L’anziano imprenditore (difeso dall’avvocato Massimiliano Paniz) ha dipinto la sua azienda, che lui stesso ha fondato quando aveva 23 anni - come ha tenuto a precisare in aula - come un vero e proprio modello dove la convivenza e il reciproco rispetto erano la regola. «In un mese - ha detto - festeggiavamo compleanni o anniversari. Ogni evento era motivo per fare festa e per fare gruppo».
Parole che però contrastano con il quadro dipinto dalla pubblica accusa di un anziano che allungava spesso le mani sulle parti intime della dipendente, bloccandola contro un muro con la forza a strusciandosi come per simulare un atto sessuale.
«So chi sono io - ha ribadito l’imprenditore - e quelle cose non le faccio. È una calunnia inventata da una donna per motivi economici. È da un anno che non dormo e sono stato anche ricoverato all’ospedale. Al massimo si faceva qualche battuta reciproca nulla più. Anzi, se volete proprio saperla tutta, era lei che mi faceva avances, mi toccava i pettorali e una volta anche il fondoschiena. Ma in quei gesti non coglievo malizia».
Prima che venisse sentito l’imputato, alla sbarra con la pesantissima accusa di violenza sessuale, i giudici del collegio presieduto da Iuri De Biasi (a latere Marica Loschi e Mabel Manca) hanno ascoltato anche la madre della segretaria (parte civile con l’avvocato Murgia). «Ho capito - ha detto la madre - che mia figlia era profondamente in sofferenza per una situazione lavorativa che non accettava. Non era più la donna spensierata e allegra di un tempo ma si era chiusa. Non stava bene ma non si confidava con me perché sapeva che io ne avrei sofferto tanto per lei» .
Alla fine l’avvocato Paniz ha chiesto ai giudici la revoca degli arresti domiciliari per l’imprenditore sostituendola con il divieto di dimora nel comune dove ha sede la sua azienda. Si torna in aula il 15 novembre e poi il 13 dicembre.