Rafa Nadal, il talento dell’ossessione: il tennista diventato leggenda anche se pareva perfetto per fare l’eterno secondo
Quando si è presentato al mondo del tennis, Rafa Nadal portava dei pantaloncini lunghi fino a sotto al ginocchio e delle canotte pensate per mettere in mostra i mostruosi bicipiti. Era un ragazzino, con tanti capelli contenuti da una fascetta. Correva da una parte all’altra del campo, sbucciava la pallina con il suo dritto arrotato che estremizzava il concetto di top-spin e urlava dopo ogni punto con il pugno rivolto al viso. Praticamente, sembrava l’archetipo del tennista-tamarro: un volgarotto della pallina, un bastonatore tutto corsa e potenza fisica. L’ideale perfetto di avversario da opporre a Roger Federer, prototipo del tennista elegante, stiloso e di classe che stava cominciando a imporre la sua egemonia nel circuito. Questo pareva destinato a diventare Nadal quando nel lontano 2005 fece letteralmente irruzione nel mondo del tennis: un grande terraiolo e il rivale perfetto da dare in pasto a Re Federer. Un eterno secondo, senza i mezzi tecnici per diventare primo. Quasi due decenni dopo, la sua carriera ha stravolto questo destino e trasformato Nadal in una leggenda dello sport.
L’ossessione batte il talento, la frase pronunciata da Adam Sandler nel film Hustle che tanto va di moda ultimamente, potrebbe essere utilizzata a sproposito dai meno attenti per descrivere il momento in cui Nadal ha “battuto” Federer, vincendo a Wimbledon 2008 e rendendo chiaro a tutti che il loro sarebbe stato un duopolio, non un regno con un sovrano e uno sfidante. L’ascesa, la carriera e i trofei di Nadal raccontano invece come il mancino di Manacor abbia coltivato il talento dell’ossessione. Se Federer è stato baciato dal Dio della racchetta, Nadal ha ricevuto in dono dal cielo una inesauribile passione per il lavoro. Una innata capacità di migliorarsi continuamente, che lo ha reso un modello e una fonte di ispirazione per intere nuove generazioni di atleti di tutti gli sport. Nadal ha fatto capire a tutti che anche lo spirito di sacrificio e l’umiltà di migliorarsi sono un talento. Il Jannik Sinner che dice “si può sempre migliorare” dopo aver raggiunto da numero 1 al mondo l’undicesima semifinale della sua stagione è figlio della mentalità di Nadal.
Grazie a questa capacità di abnegazione portata all’eccellenza, un giovane ragazzo con delle doti fisiche straordinarie e un ottimo manico è diventato appunto una leggenda del tennis. Nadal ha ridefinito il concetto di tenacia, superando numerosi infortuni e periodi di crisi fisica che avrebbero potuto mettere fine alla sua carriera. Il suo corpo ha pagato dazio. L’ultimo Nadal vincente, a Parigi nel 2022, aveva molti meno capelli e molte più rughe del baldanzoso giovane che alzò il primo trofeo nel 2005. La sua determinazione ha trasfigurato e logorato il suo fisico, ma lo ha anche portato a rialzarsi sempre, ad adattare il suo gioco e a continuare a vincere, diventando un simbolo. Nessuno come lui ha saputo modificare il suo tennis nel corso della sua carriera. Quel ragazzo tutto corsa, potenza e top spin nel tempo ha saputo diventare un giocatore completo, fortissimo anche a rete, capace di giocare in mille modi diversi, di accorciare gli scambi quando necessario.
I numeri della sua carriera sono impressionanti e anche loro testimoniano una grandezza che ha superato ogni aspettativa iniziale. Con 22 titoli del Grande Slam, di cui ben 14 conquistati al Roland Garros, Nadal ha dimostrato una longevità e una capacità di adattarsi uniche nel panorama del tennis mondiale. Nessuno prima di lui ha dominato la terra rossa con la stessa costanza, tanto da guadagnarsi il titolo di “Re della Terra”. Ma limitarsi a definirlo un giocatore da terra battuta sarebbe appunto riduttivo. Nadal ha vinto due volte a Wimbledon, quattro volte agli US Open e due volte agli Australian Open. Inoltre, ha conquistato l’oro olimpico sia in singolare (Pechino 2008) sia in doppio (Rio 2016). A livello di Masters 1000, Nadal è il giocatore con il maggior numero di vittorie, avendo sollevato 36 trofei. In totale, ha conquistato 92 titoli ATP e ha concluso cinque stagioni come numero uno del mondo. Basta per essere considerato appunto una leggenda.
Nadal ha avuto il talento di essere ossessionato dalla crescita professionale, l’umiltà di pensare sempre come migliorare. Un’attitudine che gli ha permesso di vincere anche nell’epoca in cui hanno giocato il giocatore più forte della storia (Roger Federer) e il giocatore più vincente della storia (Novak Djokovic). Il confronto con gli altri due giganti del tennis è inevitabile. Nadal ha disputato epiche battaglie con entrambi. Contro Federer, ha spesso avuto la meglio negli scontri diretti, specialmente sulla terra, ma ha saputo imporsi anche sull’erba di Wimbledon, come nella già citata finale del 2008. Un match leggendario, considerato da molti come la più grande partita di tennis di tutti i tempi. Con Djokovic, il confronto è stato altrettanto acceso: il serbo ha più vittorie complessive, ma Nadal ha saputo prevalere nei match chiave, specialmente al Roland Garros. Di fronte a questi due, il destino aveva nuovamente confinato Nadal al ruolo di eterno secondo. Lui, mattoncino dopo mattoncino, ha piegato questo destino al suo volere. E oggi resta l’unico giocatore ad aver vinto almeno uno titolo del Grande Slam in 15 stagioni. Non ha mai mollato, per 20 anni. Ci ha messo un po’ anche a dire basta. Adesso Nadal si ritira, la strada che ha tracciato resta: Sinner e Alcaraz la stanno già percorrendo.
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