Lo sberleffo di Vannacci alla sinistra: “Generale non è una canzone di sinistra. L’ho capita più io di voi”
“Canzone rubata”: a sinistra hanno gridato scandalizzati e non si danno pace per colpa di Vannacci. L’eurodeputato della Lega ha cantato Generale di De Gregori a Pontida, trascinando il raduno leghista. Quella canzone è sentita come un canto di proprietà privata da parte del variegato mondo progressista ed hanno attaccato l'”appropriazione indebita” vissuta come un affronto. “Ora la sinistra ci dice pure cosa dobbiamo cantare”: risponde per le rime il generale (quello della Lega) in un articolo di suo pugno con il quale interviene sul Giornale. E’ troppo:
Vannacci al Giornale: “La sinistra ci dice pure cosa bisogna cantare”
“Non bastano i pressanti consigli su chi si possa abbracciare, con chi si possa fare un selfie o a chi si possa concedere l’amicizia su Facebook. Ora la sinistra decide anche le canzoni che si possono fischiettare per strada o intonare in una festa paesana. La stessa sinistra che nei suoi più virulenti rigurgiti democratici vorrebbe imporre Bella ciao quale controcanto dell’inno nazionale, magari con tanto di obbligo di fazzoletto rosso al collo mentre la si intona”.
Vannacci: “Generale di De Gregori è una canzone sulla guerra. Perché la canto”
Scrive Vannacci: “Secondo Lorenzo Tosa avrei pertanto rubato Generale di Francesco De Gregori al campo largo e ai progressisti”, scrive Vannacci, che ridicolizza la “gamma” di argomenti a cui la sinistra si attacca.” Stanchi di trattare di tasse (vecchia ossessione della sinistra); di ladruncoli da proteggere, di migranti (che in realtà sono risorse a cui regalare la nostra cittadinanza); di minoranze (purché non caucasiche, eterosessuali, oneste e sane portatrici di valori tradizionali dell’Occidente); oggi la sinistra al caviale vuole arricchire il suo già folto programma politico con le dolci note della musica; per sconfiggere, a colpi di pentagramma, i pericolosi rigurgiti di nazionalismo estremista”.
Vannacci: “Fischiettavo da bambino ‘Generale'”
“Generale la fischiettavo da bambino- racconta Vannacci- sulle spiagge di Marina di Ravenna; quando qualche bagnante inseriva la moneta da 100 lire nel juke-box e ci regalava qualche minuto di melodia nelle calde giornate di agosto. I cantautori la facevano da padrone. E, quando non era De Gregori, i pulsanti che venivano premuti corrispondevano quasi sempre alle canzoni di Dalla, Bennato; De André, Rettore, Patty Pravo”. Rigetta le accuse di appropriazione indebita piovutegli addosso: accuse simili a quelle pronunciate contro di lui da parte di chi non ha letto il suo libro “Il mondo al contrario“. Chi accusa “non ha ascoltato bene le parole di De Gregori. Così come chi critica il mio libro, generalmente, non lo ha proprio letto. La sua Generale non è né di sinistra né di destra: è una canzone sulla guerra, sulla sofferenza umana e sul ritorno alla pace. Il messaggio è chiaro: la guerra lascia cicatrici indelebili, e la vera vittoria è nel tornare a casa, nel ritrovo della famiglia e della vita normale, nella pace”. Poi si fa beffa della sinistra e del suo armamentario ideologico:
“A pensarci bene è un po’ patriarcale il contenuto della canzone…”. La beffa
“E pensate quanto tradizionalista poteva essere il Francesco nazionale quando parla di funghi, di sughi mescolati da donne premurose sotto Natale; e di nonne che cullano amorevolmente i bambini…”. Un’altra bordata irrisoria alla sinistra: “A pensarci bene un po’ patriarcale lo è anche il nostro cantautore. E poi, perché le infermiere sono sempre donne? Anche un po’ misogino, direi!…”. Se la ride. E poi rileva – e si fa serio- come probabilmente sia lui a capire nel profondo il senso vero di Generale: “E’ il messaggio sulla guerra quello più importante. E che mi convince a pensare che io, la canzone, l’ho capita molto meglio della sinistra”. Ha vissuto sulla sua pelle “quei momenti bellissimi in cui, poggiate le armi, si saliva su un volo per tornare dai propri cari”. Ma “ideologizzati come sono e sempre pronti a rinnegare tutto, nonostante i voti in Parlamento, non si daranno per vinti. E continueranno a insistere sul furto della canzone. Che, ormai, potrà essere cantata solo con una kefiah attorno al collo”.
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