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Октябрь
2024

Consulta, veti e interessi di partito: l’opposizione fa saltare di nuovo l’elezione del giudice mancante

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Nulla di fatto anche stavolta per il giudice mancante della Corte costituzionale. L’opposizione ha fatto in modo che mancassero i numeri e i presupposti per arrivare all’elezione, che richiede una maggioranza qualificata. Di fronte a questo arroccamento, la maggioranza ha deciso di votare scheda bianca: i bussolotti alla fine hanno restituito 323 schede senza indicazione, dieci nulle e nove voti dispersi. Elly Schlein ha salutato quanto accaduto come un successo politico, rivendicando che “la compattezza delle opposizioni ha fermato la forzatura della maggioranza”. “Ora – ha aggiunto – accettino il dialogo con le opposizioni che si sono rifiutati di avere fino a qui”. In realtà, quello che si è consumato in Parlamento, a Camere riunite, è stato solo l’ennesimo danno provocato da una opposizione irragionevole alle istituzioni e al Paese.

I veti dell’opposizione bloccano ancora la Consulta

Quel posto in Consulta è vacante da 10 mesi, quando avrebbe dovuto essere riempito entro trenta giorni dal termine del mandato di Silvana Sciarra. Lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva sollecitato “con determinazione” una rapida elezione del nuovo giudice costituzionale. Era luglio. Siamo a ottobre e il giudice, dopo otto votazioni, ancora non c’è per il veto dell’opposizione. Perché di questo si tratta: non, come viene propagandato da quelle parti, di legittima richiesta di dialogo su una questione che attiene al funzionamento delle istituzioni, ma della pretesa dell’opposizione di decidere come se fosse maggioranza. Approfittando del fatto che per quel tipo di elezione serve un quorum qualificato.

L’incapacità di rassegnarsi al ruolo di opposizione

I voti necessari per eleggere il giudice erano 363, la maggioranza a conti fatti poteva contare su 360. Il risultato era a portata di mano, per questo e non per le sbandierate presunte incompatibilità del nome indicato dagli osservatori in queste ore come più papabile – il consigliere giuridico del premier Francesco Saverio Marini, il cui curriculum è inattaccabile – hanno deciso di ritirarsi sull’Aventino: era assai probabile che, nel segreto dell’urna, quei tre voti si materializzassero. Meglio dunque far saltare il banco, piuttosto che affrontare le normali dinamiche parlamentari e democratiche; meglio “bucare il pallone”, piuttosto che vedere nel campo della Consulta un giocatore credibile, ma sgradito; meglio far finta di non aver sentito l’appello di Mattarella, piuttosto che accettare di essere opposizione così come hanno voluto gli elettori. Meglio, insomma, come di consueto, scegliere l’interesse del partito rispetto a quello del Paese e, nel caso specifico, delle istituzioni.

Il centrodestra spiega la scelta di votare scheda bianca

I capigruppo di maggioranza di Camera e Senato hanno spiegato la scelta della scheda bianca in una nota congiunta, nella quale hanno sottolineato che “le opposizioni decidono di trasformare perfino l’elezione dei giudici costituzionali in terreno di propaganda politica. Hanno deciso di disertare l’Aula nonostante l’esigenza di sostituire dopo 10 mesi un giudice della Consulta. La maggioranza decide nonostante loro di continuare a rispettare le istituzioni e oggi vota scheda bianca”. Soprattutto, però, hanno chiarito come stanno davvero le cose rispetto all’elezione del giudice costituzionale: “Richiede un quorum più ampio dei numeri su cui può contare la maggioranza parlamentare, e quindi nessuna forzatura o blitz possono essere attuati, come qualcuno prova a raccontare in queste ore”.

La bufala del conflitto di interessi

“È istituzionalmente imbarazzante l’atteggiamento delle forze di opposizione, che hanno trasformato in un ring di spartizione partitica un dovere così importante del Parlamento. La sinistra è arrivata addirittura ad imporre ai propri parlamentari di non ritirare la scheda, temendo che, di fronte all’emersione in sede parlamentare di un nome autorevole, potessero saltare i propri diktat”, si legge ancora nella nota, che smonta anche la tesi del “conflitto di interessi” di Marini. “In passato, e senza polemica alcuna – hanno ricordato i capigruppo di maggioranza – sono state elette alla Corte personalità che avevano avuto significativi ruoli non solo in politica ma anche nei partiti che le proponevano”. E questa, hanno chiarito, sarà l’ultima volta in cui, “per quel senso dello Stato e di responsabilità che è proprio del centrodestra”, la maggioranza voterà scheda bianca.

Donzelli: “La sinistra accetti la realtà: hanno perso le elezioni”

“Come centrodestra noi abbiamo avuto un senso delle istituzioni che l’opposizione non ha, ma non possono abusarne. Noi non abbiamo mai negato spazi di dialogo, al contrario di quello che ha fatto la sinistra quando noi eravamo all’opposizione…”, ha ricordato il deputato e responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, mentre era in corso la votazione. “Se le opposizioni pensano di bloccare le istituzioni a vita fino a quando la maggioranza non fa quello che dicono loro sbagliano, fanno male alle istituzioni e a se stessi. Il tema è molto semplice: il loro gioco è ‘blocchiamo la democrazia e l’Italia perché Meloni ha vinto le elezioni’, ma non funziona così. Sono passati due anni, accettino la realtà: hanno perso le elezioni”, ha concluso Donzelli.

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