Al corteo per la Palestina non sono state attuate procedure efficaci per prevenire lo scontro
di Ugo Gaiba
La manifestazione indetta dai Giovani Palestinesi d’Italia, che si è svolta a Roma questo sabato 5 ottobre, ha coinvolto almeno 11.000 persone, nonostante i blocchi stradali, la pioggia e nonostante la concessione della piazza – come di solito avviene in queste circostanze – sia stata il seguito di lunghe trattative tra i promotori e la questura… lunghe! Chissà quante persone ci sarebbero state se fosse stata autorizzata dall’inizio…
Noi del “Gruppo Free Assange Modena” siamo arrivati alle ore 14 circa, siamo entrati tranquillamente nella piazza passando tra uno dei cordoni di cellulari posti su una delle vie d’accesso, la presenza della Polizia ci appare relativamente contenuta. All’interno del Piazzale Ostiense si vivono le condizioni di una ‘manifestazione statica’, seppure composta da una folla di 7000 persone. Hanno aderito e partecipato: partiti – seppur minoritari ed extra parlamentari -, sindacati di base, organizzazioni pacifiste e gente comune. Questi erano i presupposti noti dell’evento Pro Pal. In piazza: persone pacifiche e civili, tra cui militanti, avvocati, insegnanti, sindacalisti, genitori con bambini, anarchici, giornalisti e fotografi della stampa indipendente. Passano alcune ore e alle 16,15 circa, dopo i comizi e gli slogan, le persone, stante il pacifico contesto fino ad allora vissuto, richiedono a gran voce l’autorizzazione di fare il corteo di conclusione alla pacifica manifestazione… e attendevamo, non c’era altro da fare.
Tra le 14 e le 16,30 mi sono soffermato ad osservare gli altri, tutta quella variopinta umanità circostante, nell’intento di farmi un’idea di chi fossimo noi, gli elementi di quel ‘brodo primordiale’. Così ho seguito e osservato quella decina di smargiassi dal viso coperto, e quei 4 ragazzi in nero, il loro attraversare l’esteso assembramento della piazza, singolarmente a distanza di 30 minuti circa uno dall’altro… il viso scoperto attorno agli occhi: fronte occhiaie e guance di persone giovani, più o meno ventenni (e la Digos?). Sono le 16,30, una parte dei manifestanti imposta una testa di corteo e si muove sul perimetro della piazza, con l’intento di fare da sostegno e pressione alla trattativa in corso con la questura… sono le 17 circa, quando gli organizzatori informano che il corteo non è stato autorizzato e che la manifestazione è conclusa, questa informazione è comunicata con megafono e non arriva a tutti, noi lo apprenderemo sulla strada del ritorno…
Continua l’attesa, tutti restano ancora in attesa, pure noi. Alle 17,15, dopo qualche botto, chi ha iniziato a comporre il corteo ha provato ad uscire prima dalla parte opposta a Piazzale Ostiense; poi, non riuscendo, si è diretto verso la stazione. Alle 17,30 arrivano all’interno della piazza i miasmi dei lacrimogeni ‘moderni’, quelli che ti prendono alle vie respiratorie, con un dolore da cani, nessuno ne ha visto il lancio e l’arrivo, solo i miasmi. In piazza si sentono chiaramente delle persone dire: “non si riesce ad uscire”. Io non ci sto, non ci stiamo, ci dirigiamo da dove siamo arrivati, effettivamente cellulari/camionette sono una appiccicata all’altra, con un cordone di Polizia interno e un cordone in tenuta antisommossa esterno. Chiedo a un agente in borghese da dove si possa uscire, mi indica un varco tra i cellulari, e da lì a passo d’uomo (uno alla volta) si può uscire, usciamo…
Sei varchi a passo d’uomo di 80 centimetri per 7000 persone?! Costringere 7000 persone contro la loro volontà non è stata una procedura efficace per prevenire lo scontro. Alcuni infiltrati e alcuni esaltati hanno lanciato delle bottiglie di birra verso la polizia e da lì la situazione è degenerata. Strana anche la distribuzione di bottiglie di vetro, di solito proibita negli eventi che radunano migliaia di persone.
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