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Октябрь
2024

Detenuto esce dal carcere grazie al permesso, rapina con il fratello la farmacia

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Detenuto modello secondo il tribunale di Sorveglianza tanto da meritare il lavoro esterno, ma anche rapinatore prima di rientrare nella sua cella.

Ecco Carmine Cristini, classe 1983, soprannominato “il professore”, originario di Cosenza e arrivato nella casa di reclusione Due Palazzi per scontare una condanna a 18 anni per omicidio. Era lui il rapinatore che impugnava una pistola giocattolo priva del tappo rosso (e facilmente confondibile con un’arma vera) entrato nella farmacia Giuliani Ricci a Pontevigodarzere la sera del 2 ottobre scorso.

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Rapinatore per sua stessa ammissione, al pari del fratello minore Luigi, classe 2006, pronto a infilarsi dietro al bancone e a riempire un sacchetto con i mille e 200 euro raccattati nella cassa ormai all’orario di chiusura.

«Avevo bisogno di soldi» la giustificazione di quest’ultimo che s’era fatto scortare dalla compagna, incinta, che faceva da palo al volante di un’auto. È andata male per tutti.

Malissimo per Carmine che si ritroverà da detenuto modello a detenuto con un percorso tutto in salita e un destino – almeno per un po’ – di nuovo dietro le sbarre.

Neanche mezz’ora più tardi dal colpo era scattato l’arresto per rapina con la doppia aggravante (dell’uso dell’arma e dei volti mascherati). E ora quella misura si è trasformata in detenzione preventiva in attesa che l’indagine arrivi a conclusione e a un eventuale processo (salvo la richiesta di riti alternativi che prevedono uno sconto di pena).

Tutti e due i fratelli Cristini hanno ammesso la propria responsabilità: «Avevo bisogno di soldi» s’è giustificato Luigi, prossimo a diventare papà, salito dalla Calabria nel Padovano giusto qualche giorno prima, forse con l’idea di mettere a assieme un po’ di danaro.

Carmine non ci avrà pensato due volte ad aiutare il fratello, legami di sangue e d’affetto anche oltre la legge, pronto a mettere in gioco la possibilità di scrivere per se stesso un futuro diverso.

Del resto la sua carriera criminale è lunga. I primi arresti quando, pur giovanissimo, era attivo in alcune cosche ’ndranghetiste, poi il pentimento e l’espulsione dal programma di protezione a causa della commissione di alcuni reati, una rapina in banca con il cellulare perso per strada che lo farà identificare e arrestare, un’altra serie di guai e, dieci anni fa, l’omicidio di Stanislao Sicilia, 29enne, ucciso nel dicembre 2014 davanti alla sua casa a Montalto Uffugo, nel Cosentino, con alcuni colpi di arma da fuoco sparati in piena notte.

Lui, Carmine, l’aveva raccontata in modo diverso, parlando di legittima difesa. Rito abbreviato e 18 anni di condanna con lo sconto di pena, trasferimento a un migliaio di chilometri nel carcere di Padova. Dopo alcuni anni, l’ammissione al lavoro esterno.

Alle 19.38 del 2 ottobre scorso la rapina in farmacia. I due fratelli arrivano in macchina in via Pontevigodarzere, in una manciata di secondi entrano, cappello in testa, scaldacollo alzato sul volto e (uno dei due) pistola in mano.

«Sono stati attimi di paura, era 15 anni che non subivamo una rapina», aveva spiegato al Mattino la dottoressa Carlotta Giuliani Ricci. Brevissima la fuga finita nel rione San Bellino all’Arcella. La compagna resta indagata in stato di libertà. E i permessi premio, per ora, vanno in archivio.