Il soldato inglese e l’uomo che lo salvò. L’abbraccio tra le famiglie 80 anni dopo
In fondo è un volo breve quello da Londra, uno da low cost, che se non fosse per le complicazioni della Brexit sarebbe quasi uno spostamento banale. Eppure per Linda Fellowes sarà un volo lungo 80 anni, un viaggio che la unisce – lei tranquilla signora inglese – a una delle pagine più drammatiche (al tempo stesso gloriose) della storia d’Italia. E, nel nostro piccolo, anche di Ponte San Nicolò.
Martedì sera, 8 ottobre, è in programma la serata – alle 20.45 al centro civico Rigoni Stern di Ponte San Nicolò – in cui l’Anpi permetterà l’incontro tra Linda Fellowes, figlia di John, ex prigioniero di guerra inglese, e la pronipote di Clemente Pasquetto, colui lo nascose nella propria casa per permettergli di sfuggire alla cattura da parte delle milizie fasciste, salvandogli così la vita. E che per questo si vide la casa bruciata.
Una storia che è stata ricostruita grazie alla ricerca e all’impegno lungo sette anni di Emanuele Martino, e che domani sera vedrà chiudersi il cerchio di un eroismo mai rivendicato né celebrato, e per questo ancor più prezioso.
Ma non è neppure una storia unica perché furono molti i prigionieri che dopo l’8 settembre 1943 riuscirono a scappare dai campi di prigionia – uno dei quali era proprio a Ponte San Nicolò – e furono accolti e nascosti dalle famiglie contadine padovane.
La storia di John Fellowes, soldato delle Scots Guard, è diversa. Perché assieme a un altro inglese, Mick Dodd, arriva dal campo PG53 di Macerata, nel tentativo di fuggire verso Nord in modo da raggiungere la Svizzera. Attraverso la rete della Resistenza trova rifugio nella casa della famiglia Pasquetto, in via Sant’Antonio a Ponte San Nicolò.
Ma nell’agosto 1944 accade il dramma: i fascisti mettono sotto sopra la casa e la incendiano, catturano Mick Dodd che finisce in un campo di concentramento in Germania. John Fellowes riesce a salvarsi perché nascosto in un tunnel sotto degli assi, sopra cui c’era il grosso catino usato dalla famiglia per lavare i piatti.
Finirà per unirsi ai partigiani di Voltabarozzo della Brigata “Giustizia e Libertà”: si tingerà i capelli di nero e prenderà il nome inventato di Giovanni Pasquato. Nonostante la taglia messa sulla sua vita dai fascisti, riuscirà a combattere fino al maggio del 1945 per poi fare ritorno a casa, a guerra finita.
Martedì sera Linda Fellowes abbraccerà i figli di Clemente Pasquetto e Maria Zambonin, coloro che hanno salvato la vita a sua padre e dunque permesso anche la sua: «Si sono visti una prima volta nel 2020, in videochiamata a causa del Covid – racconta Emanuele Martino – Dal vivo sarà tutta un’altra cosa. Stiamo ricostruendo le storie degli ex prigionieri e dei loro salvatori. Vite che meritano di essere raccontate».