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Октябрь
2024

Norma Cossetto e le altre: a Venezia una rotonda per le tre sorelle Radecchi, infoibate a 17, 19 e 21 anni

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In occasione della consolidata manifestazione “Un Rosa per Norma”, portata avanti in tutta Italia dal Comitato 10 febbraio e dall’instancabile opera del suo presidente Silvano Olmi e negli anni precedenti da Emanuele Merlino, a Mestre-Venezia è stata intitolata una rotonda alle sorelle Radecchi. Fosca, Caterina e Albina, di 17, 19 e 21 anni, furono seviziate, violentate e infoibate nelle Foiba di Terli tra il 3 e 5 ottobre 1943, nelle stesse buie ore di Norma Cossetto. Albina era incinta.

Una rotonda per le sorelle Radecchi, vittime delle foibe

L’iniziativa è significativa poiché dimostra che la memoria e la conoscenza delle Foibe si fa sempre più strada nelle coscienze degli italiani, non limitandosi più al Giorno del Ricordo del 10 febbraio e al volto simbolo della tragedia, quello di Norma Cossetto, Medaglia d’Oro al Valor Civile. Sempre di più, infatti, le iniziative intorno a quelle pagine buie dimostrano che la “maledizione del tempo”, come l’ha definita il senatore di FdI Roberto Menia, “padre” della legge sul 10 Febbraio, non è più ineluttabile e che, anzi, quelle vicende a lungo dimenticate stanno ritrovando il loro giusto posto nella storia, anche con la conoscenza di altre fra le innumerevoli vittime.

Norma e le altre: il martirio delle innocenti

Come la storia di Norma Cossetto, anche quella delle sorelle Radecchi racconta di una furia cieca che non risparmiò i più deboli e innocenti: donne e anche bambini. Non era guerra, siamo dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943; non era nemmeno guerra civile: era pulizia etnica anti italiana, comandata da Tito con esecutori i suoi partigiani e i partigiani comunisti, che risalivano l’Italia in cerca di protezione in terra straniera. Quando, come accade nelle guerre, si uccidono donne e bambini si vuole sterminare un ceppo etnico, una popolazione. Si vuole, in questo caso, eliminare l’italianità da quei territori per slavizzarli. Fu una tragedia immane, seguita dal colpevole silenzio di gran parte dell’Italia repubblicana. Ma oggi, finalmente, restituita alla memoria collettiva.

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