Treviso, alle Fiere il pesciolino rosso si dà in adozione: così si salva il gioco delle palline
Più del folpo e forse pure dell’oca (non se ne vorranno), ma è forse un altro l’animale simbolo delle Fiere di San Luca: il pesciolino rosso.
Una delle immagini tipiche delle sera d’autunno in tempo di giostre, mentre nell’aria si diffonde il profumo di frittelle, è il ritorno a casa delle famiglie con un sacchettino pieno d’acqua tenuto per il nodo. Dentro una piccola sagoma rossa conquistata grazie a precisione o fortuna nella storicissima “rotonda” attorno alla quale hanno giocato nei decenni migliaia di bambini.
Se quest’anno la tradizione prosegue, lo si deve a un piccolo e curioso stratagemma con cui il Comune ha salvato l’antico banco delle Fiere dal suo stesso regolamento: i pesciolini sono sì il premio del fortunato tiro della pallina da ping pong dentro i vasetti, ma vengono dati “in adozione”.
Per non far saltare la rotonda serviva infatti un modo per aggirare il “regolamento per la tutela e il benessere degli animali” approvato e modificato dall’amministrazione nel corso degli anni, quello che «fa divieto in tutto il territorio comunale... di svolgere attività su aree pubbliche ... inerenti la vendita e/o l’esposizione di animali».
Di qui l’idea dell’adozione, alla stregua di quanto fanno le associazioni animaliste con i banchi dei volontari in città. In questo caso non ci sono volontariato e animali abbandonati, ma una tradizione di lunghissima data che rischiava di sparire.
«Questo è l’ultimo banco di pesci rossi in Italia» dice il titolare, Ivan Dall’Igna, 41 anni, «l’ultimo banco perfettamente in regola, se vogliamo precisare, visto che ho tutte le autorizzazioni dell’azienda sanitaria e passo i controlli per la tutela degli animali». Anche a fronte di questo il Comune ha deciso di sfoderare lo stratagemma.
«Ma non pensiamolo come una furbizia» sottolinea il vicesindaco Alessandro Manera, che è anche responsabile dell’ufficio animali da affezione, «è una scelta fatta per tutelare un pezzo di storia cittadina dando al contempo un messaggio ai bambini e alle famiglie, spiegando come si devono mantenere e curare gli animali, insegnando loro che un animale non è un gioco ma una responsabilità».
Per ogni pesce adottato grazie ad un buon tiro dentro il vasetto, viene consegnato un libretto di adozione col timbro del Comune. All’interno, dopo una serie di insegnamenti, consigli e giochi per i più piccoli, c’è una scheda da compilare e restituire a Ivan (ricordateglielo se nella folla se ne dimentica) con i dati e recapiti del bimbo che adotta il pesce.
«Un modo per responsabilizzare i bambini» dice Dall’Igna che ha ereditato la rotonda dal padre e ben ne conosce la storia. «Un tempo qui si vincevano criceti, quaglie, galline» racconta sorridendo, «poi un po’ per la difficoltà di gestire le vincite – c’è chi azzeccava il vasetto con in premio la quaglia ma voleva il criceto, e via così – e un po’ per il passare del tempo, sono rimasti solo i pesci rossi. Gli animalisti non vorrebbero, ma posso assicurare che sono curati». E poi, senza la rotonda, alle “antiche fiere” resterebbero solo pochi appigli per non scivolare nell’essere solo luna park