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Super diga sul Soana, multinazionali interessate al progetto

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PONT CANAVESE

Ci sarebbero delle multinazionali interessate alla costruzione della gigantesca diga sul torrente Soana. Un invaso di circa 35 milioni di metri cubi di acqua, trattenuti da uno sbarramento alto 145 metri costruito all'altezza della frazione Stroba. Sul costo dell’opera ci sono tre ipotesi. Ipotesi 1: 175 milioni di euro, con ulteriori 14 milioni di costi amministrativi; Ipotesi 2: 216 milioni di euro, con ulteriori 17 milioni di costi amministrativi. E poi la terza, la più impattante; 325 milioni compresi gli interventi infrastrutturali e di supporto, potrebbe raggiungere i 400 milioni di euro.

Il progetto, ancora in fieri, è sul territorio di Pont e di Ingria per lo sfruttamento dell'acqua che scende dai rii di tutta la Valle Soana nel torrente che scorre nelle profonde gole di Stroba.

Il Movimento indipendenza, della cui direzione nazionale fa parte Raffaele Costa, presidente del circolo canavesano del movimento e consigliere di minoranza del Comune di Pont, lamenta una «grave carenza di informazioni e di dati tecnici a riguardo» poiché «si tratta di un progetto di forte impatto economico, ma di altrettanto forte impatto ambientale per la Valle Soana».

«L’ipotesi di realizzare un invaso idrico, con la costruzione di uno sbarramento di altezza variabile di 84, 102 o 145 metri, a seconda della soluzione tecnica che sarà approvata, potrebbe portare certamente notevoli vantaggi sul piano energetico, ma i dubbi restano molti per la mancanza di sufficienti informazioni tecniche e della richiesta di ulteriori approfondimenti», continua Costa.

Secondo l'esponente di Movimento indipendenza, che raccoglie il plauso di centinaia di cittadini preoccupati, il consiglio dell'Unione montana Valli Orco e Soana nei mesi scorsi «avrebbe approvato troppo frettolosamente lo studio di pre-fattibilità tecnica del Politecnico di Torino, commissionato dallo stesso ente montano e da Iren Energia».

«È grave che nessuno, né in giunta né in consiglio, come emerge dalle deliberazioni, abbia sollevato perplessità sull’assenza totale di studi geologici e sismici - rileva Costa, che aggiunge - «dovrebbe essere chiaro a tutti che per poter dare il via allo studio di pre-fattibilità sia tassativamente necessario partire da un attento e scrupoloso studio geomorfologico, geologico e geotecnico della zona in cui lo sbarramento poggerà le fondazioni ed inserirà le spalle, anche per la sicurezza nel tempo della costruzione stessa e dell’intero bacino, in quanto se, malauguratamente dovessero emergere criticità dovute alla presenza di frane e smottamenti, tutto quanto sino ad oggi intrapreso, anche con esborso economico, risulterebbe inutile».

«Abbiamo chiesto formalmente all'Unione informazioni precise in merito, per ora siamo in attesa di risposta - conclude Costa -. Inoltre, numerosi residenti del fondo valle lamentano proprio la mancanza della benché minima informazione alla popolazione su un’opera di notevole impatto come quella prospettata».

Avere un’opera del genere sulla propria testa desta sempre più inquietudine tra gli abitanti di Pont, i quali si troverebbero a valle di questa grande massa d'acqua e sui quali aleggia il ricordo dell'immane tragedia del Vajont, quest'anno più volte rievocata dai media con articoli, documentari, film che ne ricostruiscono la storia.

«Non mancheremo di informare la popolazione in una seduta pubblica – assicura il presidente dell'Unione montana Marco Bonatto Marchello –, ma per ora siamo in una fase di valutazione, all'inizio di un lungo percorso e stiamo procedendo a piccoli passi. Saranno fatti tutti gli studi necessari, per fare i quali, intanto, bisogna trovare le risorse economiche. Comunque, lo studio del Politecnico, che potremmo presentare in dettaglio all'assemblea dei sindaci, si basa su dati precisi rilevati da appositi istituti, come ad esempio l'Ifi, Istituto dei fenomeni franosi italiani. Quale presidente dell'Unione montana ho la competenza di verificare tutte le opportunità di sviluppo del territorio, che magari non si concretizzeranno, ma che è opportuno prender in considerazione. La diga sul Soana costituirebbe il settimo invaso di plurima utilità del bacino dell'Orco».ornella de paoli