Tre denunciati per bancarotta e falso, nel mirino un’azienda di trasporti di Trieste
Bancarotta documentale, patrimoniale, preferenziale e falso in bilancio finalizzato a occultare lo stato di dissesto.
Con queste accuse i Finanzieri del nucleo di Polizia economico-finanziaria hanno denunciato i tre amministratori di un’azienda di Trieste dedita ai trasporti internazionali di merci su gomma e da mesi in liquidazione giudiziale. Ed è proprio nel solco della procedura giudiziaria che si è inserita l’indagine delle Fiamme Gialle.
I finanzieri hanno appurato che «al netto delle contingenze negative che possono occorrere nell’ordinaria gestione di un’attività commerciale – indica la Guardia di finanza – gli amministratori dell’azienda investigata hanno posto in essere alcune condotte illecite, le quali, nell’astratta direzione di simulare il risanamento della società, hanno invece condotto alla dichiarazione di fallimento, ora definita liquidazione giudiziale».
Gli amministratori, stando alle indagini, hanno falsificato i bilanci d’esercizio per mascherare lo stato di dissesto della società e compiere ulteriori episodi di distrazione a danno della garanzia patrimoniale per i creditori. Non solo «l’intera documentazione societaria – precisa ancora la Guardia di finanza entrando nel merito della vicenda – è stata occultata o distrutta, impedendo alla curatela fallimentare di determinare il corretto movimento degli affari».
Sono state riscontrate anche cessioni di beni aziendali a beneficio di una persona – per i finanziari connivente e quindi deferita a titolo di concorso all’Autorità giudiziaria – a un prezzo concordato inferiore di almeno la metà rispetto al valore reale, peraltro mai corrisposto.
L’indagine, come dicevamo, ha portato alla denuncia degli amministratori della società, per il reato di bancarotta documentale, ovvero per omessa o irregolare tenuta della contabilità da parte di un imprenditore dichiarato fallito.
Ma anche per bancarotta patrimoniale, con la distrazione volontaria del patrimonio aziendale, e per bancarotta preferenziale per aver simulato pagamenti per favorire un creditore a danno di altri.
Tra le accuse mosse nei loro confronti, come emerge dalle comunicazioni relative all’indagine, c’è anche quella di falso in bilancio, finalizzato a occultare lo stato di dissesto.
Gestendo in questo modo la società di trasporti internazionali su gomma coinvolta nella vicenda, i tre amministratori avrebbero «alterato artificiosamente diversi equilibri del mercato, ledendo gli interessi di plurime figure del mondo del lavoro, dai creditori, ai fornitori, agli stessi dipendenti delle aziende dichiaranti fallimento».