Ok in commissione a Lubiana al referendum sul progetto Krško 2: ipotesi 24 novembre
Un altro tassello, che spiana la strada a quello che si attende essere un sì massiccio e politicamente di gran peso da parte dell’elettorato. È quello apposto ieri dalla commissione Infrastrutture e Ambiente del Parlamento sloveno che, dopo una lunga discussione – a momenti anche aspra, fra i ranghi della maggioranza – ha dato luce verde a una mozione governativa a favore del referendum consultivo sulla costruzione del secondo blocco della centrale nucleare di Krško, il cosiddetto progetto “Jek 2”, consultazione che dovrebbe tenersi con altissima probabilità il prossimo 24 novembre.
Il sì, come accade sempre a Lubiana quando si parla di energia nucleare, è stato bipartisan, con 12 sì e soli due contrari – ma sono no pesanti, perché pronunciati da Matej T. Vatovec, di Levica, componente della maggioranza, ma critico sul progetto Krško 2, e Miroslav Gregoric, del Movimento Libertà del premier Golob, che ieri ha inutilmente chiesto di posticipare di sei mesi almeno il referendum. Il decreto ora dovrà essere approvato anche dall’Assemblea nazionale, ma si tratta di uno scoglio facilmente superabile, tenuto conto dei numeri su cui Golob può contare.
Referendum consultivo, ha precisato Natasa Avsic Bogovic, presidente della commissione, anche lei delle file del Movimento Libertà del premier Golob, che «non è una decisione sulla costruzione” di Krško 2, bensì il modo migliore per “testare” la volontà dell’elettorato su un tema così importante, dando, con un probabile massiccio sì alle urne, un «mandato» al governo e al colosso Gen-Energija per continuare nella preparazione del progetto. Referendum che, a prescindere dall’esito, «non può essere e non sarà un assegno in bianco» e rappresenta essenzialmente il conferimento, in combinato disposto con la già approvata risoluzione sull’uso civile dell’energia nucleare, di un preciso compito alle autorità per impegnarsi nel progetto, ha fatto eco anche il segretario di Stato per il Programma nucleare nazionale, Danijel Levicar. Ma non ci sono state solo parole dolci, ieri, in commissione.
Preoccupa, ad esempio, il «terrificante silenzio» delle opposizioni di centrodestra sulle mosse in direzione di Krško 2 che sta facendo il governo a Lubiana, ha così suggerito Vatovec, che con Gregoric ha criticato anche il quesito referendario. Sarebbe infatti troppo vago quel «sostenete il progetto Krško 2, che assicurerà una fornitura stabile di energia assieme ad altre fonti» pulite, leggi «piccoli reattori modulari», ha confermato lo stesso Levicar. Non solo. Con i sondaggi che suggeriscono un ampio sostegno al nucleare in Slovenia, un sì pesante al referendum rischia di «dare carta bianca a un investitore che non ha soldi e non sa neppure chi sarà il proprietario» del nuovo impianto, ha criticato Gregoric. Forte dissenso anche da parte dei rappresentanti del mondo ambientalista e della società civile, ascoltati in commissione.
Si rischia che i costi schizzino fino a 12-20 miliardi a seconda della potenza del secondo reattore, invece che i 9-15 previsti dal colosso Gen-Energija, ha sostenuto la Fondazione Umanotera, mentre pure Greenpeace ha criticato la vaghezza del quesito. C’è poi un problema di blackout mediatico, con solo voci a favore di Krško 2 sulla stampa, mentre i critici – o solo chi ha dei semplici dubbi – vengono zittiti, ha aggiunto l’Associazione dei movimenti ecologisti