Omicidio dei fidanzati a Padova, i giudici d’appello: «Valentina, assassina e bugiarda»
«L’integrale vaglio delle chat tra i due giovani – invettive, insulti, recriminazioni e vicendevoli accuse – impediscono di riconoscere nella loro relazione quei connotati di sistematica sopraffazione fisica e psicologica ancorché intervallata da momentanei e irrilevanti periodi di tranquillità che la difesa dell’imputata ha inteso rappresentare».
Logica la conclusione: «I dati probatori oggettivi dimostrano che Valentina Boscaro, lungi dal poter essere descritta come una vittima in balìa di un aguzzino “intrappolata”, come vorrebbe la difesa, in una relazione degenerata nella violenza unilaterale.... risulta piuttosto essere stata pienamente consenziente di un rapporto impostato sul piano della reciproca aggressività, caratteristica consona al carattere dell’imputata».
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Sono i passi fondamentali delle motivazioni della sentenza pronunciata dalla Corte d’assise d’appello di Venezia il 24 giugno scorso che ha condannato a 20 anni di carcere, per omicidio volontario e calunnia, Valentina Boscaro, la 33enne padovana finita sul banco degli imputati per l’assassinio del fidanzato Mattia Caruso, 30enne di Albignasego. Assassinio avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 settembre 2022 mentre la coppia viaggiava in auto nel territorio comunale di Abano Terme al ritorno da una serata in un ristorante.
Nessuna credibilità per la donna che ha dipinto Mattia come un violento. Certo si trattava di una relazione malata e tormentata, costantemente sopra le righe, alternata anche da slanci reciproci, ma niente affatto subita come un’imposizione. «Agli insulti e alle intemperanze, anche fisiche, del Caruso... Valentina ha replicato non solo insultando pesantemente il compagno e in taluni casi aggredendolo fisicamente... ma pure in modo più maliziosamente feroce facendolo ingelosire, irridendolo, umiliandolo nella sua mascolinità, spingendosi al punto di ricordargli le relazioni intrattenute con altrui uomini compreso il cugino».
Tutt’altro che sottomessa, i giudici rilevano «l’orgogliosa rivendicazione in una serie di messaggi inviati a Caruso il 16 agosto 2022... “Botte e tradimenti, hai sbagliato donna... perché tutte le volte che mi hai picchiata ho sempre pareggiato... le donne battute e cornute non sono della mia razza... Tu essendo mezzo uomo....ti innamori delle donne che hanno il pepe nel sangue”».
Reciproche le violenze e repentine le riappacificazioni: «Ad esempio dopo le accuse rivolte a Caruso di averle incrinato una costola... neppure trascorse 48 ore l’imputata già scriveva al compagno: “Mi manchi”». Chat, testimonianze di amici e foto «documentano plurimi momenti felici della relazione non riducibili, come vorrebbe la difesa, a semplici parentesi di un rapporto caratterizzato dalla violenta sottomissione dell’imputata». Addirittura nelle motivazioni si ricorda che, pochi giorni prima della tragedia, Valentina aveva accolto in casa Caruso scrivendogli «Ti amo. Se smetti di bere ci sposiamo».
Nessuna sudditanza e sottomissione da parte della 33enne che il 18 settembre 2022 aveva scritto a Mattia: «Sei la mia palestra sessuale dove sfogo le mie fantasie... per il resto sei da buttare». «Di sostanziale parità», allora, il rapporto fra i due. Un rapporto «nel quale ciascuna delle parti ha fatto ricorso alle “armi” a propria disposizione per dare sfogo alla gelosia e al desiderio di dominio del partner», ancora i giudici.
Significativo il messaggio del 17 luglio 2022 inviato da Valentina al compagno: «Fidati che ti pianto un coltello nel cuore... Tu amarmi non sai neanche cos’é». E la ricostruzione della difesa che aveva insistito su una Valentina vittima di violenze da parte del fidanzato? «È senz’altro da ricusare» scrivono i giudici. Di più, la difesa avrebbe «sapientemente valorizzato» alcuni episodi per riproporre «uno schema impropriamente evocato, quello secondo il quale la componente femminile del rapporto, vittima di una serie di soprusi e angherie, avrebbe reagito impulsivamente perché esasperata».
Infine un plauso alla Corte d’assise di Padova: «Ha nuovamente colto nel segno il primo giudice là dove ha concluso nel senso dell’inattendibilità del narrato di Boscaro... Nessuna condizione di pericolo poteva spingerla a un’azione tanto violenta». Valentina assassina e bugiarda. Tuttavia Il 15 settembre scorso il tribunale del Riesame ha sostituito la misura cautelare del carcere con gli arresti domiciliari. E la 33enne è tornata nella sua casa di Montà. Ora si preparerà ad affrontare il terzo e ultimo grado di giudizio.